Professore La Barbera, quale è la famiglia ideale e quale invece quella reale?
Perchè la famiglia può diventare un luogo ostile?
Quali le cause principali dei conflitti familiari?
Il primo sentimento a scendere in campo è l’antagonismo. Se riflettiamo, quando un primogenito attende la nascita di suo fratello, lo vive già, inconsapevolmente, come un antagonista: dovrà dividere con lui la cameretta, i giochi e soprattutto gli abbracci e l’attenzione di mamma e papà. La psicoanalisi, che da Freud in poi ha esplorato a fondo le dinamiche familiari, soprattutto le problematiche tra genitori e figli, ha però trascurato quelle tra fratelli. Questa evidenza, però, ha uno spazio enorme nei conflitti familiari e noi psichiatri la osserviamo quotidianamente nella pratica clinica. Vi sono persone anziane, con mente solida e animo stabile, con un bel tragitto di vita alle spalle ed in corso, che però non riescono a dimenticare quella ‘disparità’ che quarant’anni prima ha fatto la madre a vantaggio dell’altro fratello. Questo la dice la lunga. Ovviamente vi è un termometro, che misura la diversità di reazione al dolore familiare e all’antagonismo che lo scaturisce: il signore anziano a cui faccio riferimento ha imparato a conviverci e a ingoiare il rigurgito acido del ricordo, vi sono invece casi estremi, quali la strage familiare di Licata, in cui il presunto “mal tolto” cova disperatamente, fino alla drammatica ed estrema conseguenza. Il dolore familiare scaturisce anche dai genitori assenti, da figure che dovrebbero essere dei pilastri agli occhi dei figli e che invece vacillano, che sono disfunzionali. La famiglia è la prima e più complessa comunità con la quale abbiamo a che fare ed è la sola di cui non possiamo mai ‘disfarci’, neppure quando lo vorremmo. Perché con i nostri familiari condividiamo il dna, ma anche tanto sentire, anche quando questo non è condiviso.
I genitori, figure cardine, che però spesso non riescono a essere dei buoni genitori, perché succede?
Ripetiamo un celebre e sempre attuale adagio: quello del genitore è il mestiere più difficile e aggiungiamo che non esistono genitori perfetti, ma sicuramente migliorabili. Credo che oggi manchino i modelli di riferimento. Un tempo le famiglie erano lunghe e larghe, oggi sono isole. Il neo padre di una volta poteva guardare a suo padre ed anche a suo nonno quali modelli da imitare. Oggi non è più così. Le famiglie sono mononucleari e si è perso quel senso di mutuo soccorso e di solidarietà di un tempo. Questo per varie ragioni: si diventa nonni più tardi, i figli vivono lontano dai genitori o capita che molti nonni di oggi non abbiano voglia di calarsi in un ruolo che comporta impegno, impiego di tempo e buona volontà.
I genitori di oggi sono troppo permissivi?
Un tempo il genitore aveva un compito affettivo ma anche normativo: doveva dare amore, ma soprattutto stabiliva le regole, che i figli dovevano seguire alla lettera. Oggi il genitore ha un compito eminentemente affettivo: non riesce più a dare regole, a porre degli indispensabili limiti, ma si spende quasi esclusivamente in gratificazioni. Non deve ammonire il figlio, ma lodarlo e laddove non può farlo con il suo tempo e le sue attenzioni, dispensa oggetti materiali. Oggi abbiamo bambini che hanno di tutto, ma ai quali spesso manca il tutto, ossia la relazione gratificante ed equilibrata con mamma e papà. Altro errore dei genitori di oggi è alimentare l’idea di onnipotenza del loro bambino. Se il figlioletto ha un conflitto con un pari, non si tende a discuterne e ad analizzarne i motivi, quanto a enfatizzare la figura del nostro piccolo a suon di: sei migliore, sei più bravo, sei più intelligente, hai ragione tu. Oggi il genitore non pone il senso del limite, ma quello dell’onnipotenza, non incentiva la quota normativa quanto quella narcisistica, destrutturando di fatto quella che è la vita reale, con la quale il piccolo si confronta oggi e ancor più si confronterà domani crescendo.
I genitori sono i cardini dell’affetto, ma possono anche diventare la causa del difetto familiare?