La gravidanza non è una malattia! È una delle prime cose che ci si sente dire dal ginecologo, una volta scoperto di essere incinta. La gravidanza è una condizione fisiologica della donna e come tale, nella maggior parte dei casi, andrebbe vissuta. Tuttavia occorre precisare che vi sono gravidanze e gravidanze. La gravidanza fisiologica è per definizione quella che non rientra in una serie di parametri di rischio (tra questi: età troppo giovane o troppo matura della mamma, precedente storia abortiva, patologie a carico di alcuni organi, patologie croniche etc). In teoria, la gravidanza fisiologica dovrebbe procedere serenamente, eccezion fatta per i disturbi gravidici comuni e non patologici (nausea, mal di schiena, necessità frequenta di urinare, acidità di stomaco), Capita, però che in gravidanza (sia in quella fisiologica ma maggiormente in quella a rischio) si manifestino delle vere e proprie patologie. Ecco le cinque principali, elencate anche nelle linee guida dell’OMS e gli altrettanti suggerimenti proposti dal vademecum del Ministero della Sanità. Si tratta di condizioni patologiche, che possono diventare pericolose sia per la mamma sia per il bambino. È importante conoscerle per prevenirle o, nel caso in cui si presentassero, per curarle tempestivamente. Oggi è possibile far fronte con serenità alle occorrenze di cui parleremo, a tal fine è importante avere un buon dialogo con il proprio ginecologo e fare attenzione (senza paranoie) ai segnali, che il corpo ci invia durante la dolce attesa.
Preeclampsia
Più comunemente definita gestosi, rappresenta uno dei rischi sanitari più gravi per le donne in gravidanza. Se non diagnosticata e risolta tempestivamente può evolvere in eclampsia, una condizione ad alto rischio che può determinare emorragia cerebrale e morte materna. La diagnosi si basa soprattutto sulla coesistenza di sintomi come ipertensione, gonfiore e proteinuria (ovvero presenza di proteine nelle urine), che rappresentano un chiaro campanello d’allarme soprattutto dopo la ventesima settimana di gestazione. La preeclampsia può essere trattata temporaneamente con una terapia farmacologica, ma l’unico intervento realmente risolutivo è rappresentato dal parto, che può essere preceduto, se particolarmente anticipato, da trattamenti a base di corticosteroidi per accelerare la maturazione polmonare del feto. Si può fare prevenzione a monte. Nelle donne a rischio, il ginecologo, già dai primi mesi di gestazione, saprà indicare le opportune precauzioni: dieta, terapia farmacologica, stile di vita.
Toxoplasmosi
La toxoplasmosi un tempo era volgarmente chiamata “la malattia del gatto”, poiché uno dei vettori di trasmissione è proprio la pipì dei gatti. Si tratta una malattia infettiva, generalmente asintomatica, ma che se contratta durante la gestazione e trasmessa al feto, può causare aborto o malformazioni anche molto gravi. Se si becca la toxoplasmosi in tempi lontani dalla gravidanza, vi è l’immunità permanente, e basta un semplice prelievo sanguigno per capire se la futura mamma ha già sviluppato gli anticorpi, per cui non rischia di contrarla nuovamente. In caso contrario, occorre ripetere regolarmente le analisi, per escludere che ci sia stato un contagio. La prevenzione prevede che si eviti ogni possibile contatto con le cisti del protozoo Toxoplasma gondii, che causa la malattia: non mangiare carne cruda o poco cotta, lavare bene (possibilmente con l’aggiunta di un cucchiaino di bicarbonato) la verdura destinata al consumo crudo, usare guanti per le attività di giardinaggio e la pulizia della lettiera dei gatti.
Citomegalovirus
Si tratta di un virus piuttosto comune e, tutto sommato, innocuo purché non sia contratto in gravidanza. Molti lo contraggono nel corso della vita e non ne sono neppure a conoscenza. Può essere trasmesso attraverso baci, contatti sessuali o con le mucose nasali o oculari. Spesso non presenta sintomi evidenti, ma resta una delle malattie pericolose in gravidanza. In questo caso, la probabilità di trasmissione al feto si attesta infatti sul 30- 40 per cento e può determinare conseguenze anche molto serie: danni al sistema nervoso centrale, malformazioni, ritardo mentale, sordità congenita, cecità. La presenza nel sangue materno del virus, purché contratto prima della gestione, non rappresenta un rischio per il nascituro. Quindi la presenza di anticorpi preesistenti (le cosiddette IGG) nel sangue materno può rassicurare la futura mamma. Non c’è un vaccino, per cui la prevenzione consiste in sostanza nell’evitare contatti troppo ravvicinati con i bambini, che sono i soggetti più a rischio, e nel lavarsi spesso le mani.
Rosolia
La rosolia è una malattia esantematica molto pericolosa in gravidanza, che si diffonde attraverso le goccioline respiratorie diffuse nell’aria dal malato. Se contratta dalla madre e trasmessa al feto può causare aborto o danni fetali molto gravi, come ridotto sviluppo, sordità, malformazioni cardiache, cecità. La probabilità di trasmettere il virus al feto varia in base all’epoca gestazionale, così come la gravità del danno fetale che si rischia. Il pericolo per il bambino si riduce con il progredire della gravidanza. Per prevenire la rosolia in gravidanza è possibile vaccinarsi almeno sei mesi prima di cominciare a cercare il concepimento, ed è opportuno effettuare, all’inizio della gestazione, un’analisi per ricercare gli anticorpi nel sangue materno. Qualora la gestante dovesse contrarre la rosolia durante i nove mesi, il bambino dovrà essere monitorato attentamente dopo la nascita, anche se al momento del parto non dovesse manifestare alcun sintomo.
Varicella
La varicella è una malattia ad alto tasso di contagio: il virus si trasmette facilmente attraverso le vie respiratorie ed è talvolta sufficiente solo la presenza nello stesso ambiente per essere contagiati. Si manifesta con vescicole pruriginose su tutto il corpo e, se contratta durante la gravidanza, può essere trasmessa al feto con una probabilità che si aggira circa al 20 per cento. È pericolosa soprattutto nel primo trimestre di gravidanza, quando può causare aborto spontaneo o la cosiddetta varicella congenita, con lesioni cutanee, atrofia muscolare, o,gravi conseguenze cerabrali: encefaliti e ritardo mentale. La varicella è molto insidiosa anche se contratta nelle ultime settimane di gravidanza. Se il parto avviene più in prossimità della manifestazione dei sintomi, infatti, il bambino si trova facilmente esposto all’infezione, ma l’organismo materno non ha avuto il tempo di trasmettergli gli anticorpi necessari per combatterla. In questo caso, le conseguenze per il neonato possono essere anche gravissime (addirittura letali). La futura mamma, di concerto con il medico, dovrà capire quando è avvenuto il contagio così da ritardare o anticipare il parto, onde evitare che si verifichi nella fase acuta della patologia. Se il parto avviene quando la varicella è già in fase di remissione dei sintomi, di solito il bambino viene tutelato dagli anticorpi della madre, con un decorso generalmente favorevole. Sarebbe opportuno ricercare gli anticorpi nel sangue materno all’inizio della gestazione, perché il virus lascia di norma una immunità permanente.