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Paura dell’aereo? Ecco cosa ne pensano il pilota e la psicologa

Sette italiani su dieci hanno paura di volare. Cosa si nasconde dietro questa fobia e perché l’aereo è il mezzo di trasporto più sicuro?

Uno studio americano sostiene che è più probabile morire per l’aggressione di uno squalo, che non in un incidente aereo. Eppure, 7 italiani su 10 hanno paura di volare e ben 4 di loro si rifiutano categoricamente di salire su un velivolo. Lo rivela il quotidiano Repubblica, rendendo noto un sondaggio di Eurodap, Associazione europea disturbi da attacchi di panico. L’aerofobia è l’insieme di due fobie ataviche, l’acrofobia (ossia la paura dell’altezza, che si trova al primo posto tra le paure più diffuse al mondo) e la claustrofobia (il timore degli spazi chiusi, quinta fobia assoluta nell’indagine condotta da YouGov United Kingdom). Di questa paura, che per molti è un impedimento lavorativo, sociale, familiare, abbiamo parlato con due addetti ai lavori, il pilota Alessandro Mignosi, comandante in una nota compagnia aerea internazionale e la psicologa Valeria Augello, che ci spiega cosa si nasconde, in realtà, dietro il terrore di salire a bordo di un velivolo.

Comandante Mignosi, l’aereo è davvero un mezzo sicuro?

Il comandante Alessandro Mignosi

Ripeterò un luogo comune, ma l’aereo è il mezzo più sicuro al mondo. Tra i mezzi di trasporto comuni, è sicuramente il più tecnologico, caratteristica che rende il velivolo in grado di monitorare e segnalare qualsiasi problema. Noi piloti siamo costantemente assistiti dalle tecnologie moderne, che ci indicano eventuali problematiche e la maniera per risolverle. Inoltre oggi, rispetto al passato, le tecniche di comunicazione e collaborazione tra tutti i membri del personale aeroportuale, equipaggio di volo, assistenti di terra, addetti ai rifornimenti, tecnici della manutenzione, controllori di volo e in generale tutte quelle figure, che cooperano allo svolgimento di un volo, sono state energicamente implementate. In questo modo si assicura un margine di errore estremamente sottile poiché ogni dettaglio viene filtrato con cura. Le aziende oggi hanno una prerogativa essenziale, la sicurezza. Controlli frequenti e una catena di montaggio efficiente fanno il resto. Questo dovrebbe già incoraggiare gli scettici.

Per quanto riguarda l’attenzione riservata ai piloti?

Oggi noi piloti abbiamo una preparazione e un addestramento molto più attenti e meticolosi di quelli di una volta. In concreto, per quanto riguarda le nostre condizioni psicofisiche, ci sottoponiamo annualmente a un check up medico, che, in determinate condizioni, diventa anche semestrale.. Basta una sola falla nei controlli ed il pilota viene messo in stand by. Nelle mani di un pilota sono messe le vite di centinaia di persone, non ci si possono permettere leggerezze.

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Eppure, raramente, il disastro aereo accade

Il disastro aereo è eclatante e fa notizia perché le vittime sono tantissime. Questo è un dato di fatto. L’incidente d’auto, che è un’occorrenza all’ordine del giorno, non fa notizia perché, appunto, causa poche vittime per incidente, ma tante se moltiplichiamo la somma di ciascun incidente per tutti quelli che capitano ogni giorno in tutto il mondo. Partiamo da questo presupposto per spiegare la eco enorme che si crea quando capita l’incidente. Valutiamo anche il numero di aerei precipitati: uno, due all’anno. Anche questo dato va a sostegno della statistica sulla sicurezza dei voli. Vi racconto un aneddoto. Durante i miei studi per diventare piloti, lessi in un manuale che la possibilità di morire in un incidente aereo sono le stesse che ha una moneta di cadere dallo stesso lato per 21 volte di fila. Tirate voi le conclusioni.

Comandante, come ha deciso di diventare pilota?

Ero adolescente, feci un volo Palermo –  Malta, un volo brevissimo, il primo volo cosciente della mia vita. Il ritorno fu stato drammatico, perché l’aeroporto di Malta era stato devastato da una tempesta ed era difficile pure imbarcarsi per via delle raffiche di vento. Era sera e a un certo punto in aerostazione è andata via la luce. In quella circostanza vidi nel pilota una sorta di eroe, che teneva in mano le nostre sorti. Quella volta scattò in me la scintilla, che mi ha portato a diventare quello che sono. Oggi, quasi quarantenne, sono un comandante, con 10.000 ore di volo alle spalle e una carriera che dura da più di quindici anni. Mi occupo di voli internazionali e grazie al mio lavoro ho potuto vivere in diverse città europee ed anche negli States. Tutto molto bello in apparenza, ma anche tanto complesso, perché fare il pilota richiede concentrazione, grande resistenza fisica e mentale  – ovviamente gli aerei non si fermano mai, neppure durante le feste comandante e io, per farvi un esempio, ho lavorato sia a Natale che a Capodanno. Capita a volte di fare quattro viaggi al giorno, occorrenza non proprio rilassante. È sicuramente un bel lavoro, ma tutt’altro che facile.

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ha mai Temuto durante il volo?

Paura no, tensione assolutamente sì. Un paio di settimane fa sono arrivato a Barcellona dove c’era davvero brutto tempo. Tornavo da Basilea e  Barcellona era piena di temporali, uno dei quali era vicino alla pista. Nella fase di avvicinamento ci ha colpiti un fulmine, che ha avuto un impatto forte, sia a livello visivo che sonoro. Dal punto di vista della sicurezza non è cambiato nulla. I passeggeri si sono spaventati, perché è ovvio che quando si vola un rumore, uno scricciolio, un fruscìo sembra l’inizio della fine. Per l’equipaggio non è così: turbolenze, temporali, fulmini, la luce che va via per qualche istante, sono condizioni del tutto normali, cose che capitano. Siamo abituati a volare e sono ben altre le cose che possono preoccuparci.  Credetemi, le situazioni critiche in volo sono fortunatamente rarissime. Quindi volate senza paura, non precludetevi la possibilità di conoscere nuovi mondi. Parola di pilota.

Sul terrore di volare abbiamo chiesto il parere della dottoressa Valeria Augello, psicologa

Dottoressa, Perché l’aereo fa paura?

Si chiama Aerofobia o Aviofobia e come tutte le fobie si tratta di una paura irrazionale,  che ci mette direttamente in contatto con il nostro cervello primordiale. Ciò che più terrorizza le persone che ne sono affette è  la paura di perdere il controllo, di smarrire punti di rifermento soprattutto senza la terra sotto i piedi.

Quali terrori atavici nasconde la paura dell’aereo?

Non sempre il timore è legato alla paura che possa succedere un sciagura, semplicemente primeggiano la claustrofobia e il terrore del vuoto. Tutto deriva dal senso che siamo riusciti ad attribuire ad alcuni importanti eventi del nostro passato. Questa paura è soprattutto legata al controllo e all’impotenza verso gli avvenimenti apparentemente avversi. Inconsapevolmente, possiamo paragonare questo terrore di precipitare alla paura di lasciarsi andare, di cedere al controllo su tutto e su tutti.

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Voglia di controllo e paura di volare?

Bisogno di controllo e paura dell’aereo, proprio così.

Di solito vi è un eccessivo bisogno di controllo accompagnato dalla difficoltà di fidarsi degli altri. Alcune persone non tollerano l’idea di affidare la propria vita nelle mani di sconosciuti poiché si fidano solo di loro stessi. Questo in linea generale, poiché la paura di volare può avere diversi scopi che vanno approfonditi e sciolti in sede di trattamento psicoterapeutico.

Paura dell’aereo, è solo claustrofobia?

No, i significati possono avere mille sfumature anche se i sintomi sono generalmente gli stessi. Già solo l’idea di dover prendere l’aereo è associata a preoccupazione,  pensieri disfunzionale ed immagini catastrofici che possono sfociare in un grande attacco di panico, ecco perché l’ ansia anticipatoria blocca spesso il comportamento che si risolve con l’evitamento.

Come non trasmettere l’aerofobia ai figli?

Per non trasmetterla occorre vincerla. Oggi la terapia più adeguata è quella cognitivo comportamentale che, oltre alla ristrutturazione cognitiva, si avvale anche di tecniche specifiche che possono prevedere anche il coinvolgimento attivo degli esperti del volo.

Come superare la paura di volare?

La prima tappa è dare un senso alla paura irrazionale, e per far questo bisogna accettarla e contenerla, successivamente occorre risalire ai fattori  d’esordio e bloccare i pensieri che mantengono questo vincolo, infine è bene sostituire le strategie di evitamento con forme di esposizione graduale.

Grazie al comandante Alessandro Mignosi e alla dottoressa Valeria Augello e ad maiora!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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