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L’avventuroso ritorno a scuola della mamma imperfetta in tempo di Covid

Cronache semiserie di un semplicissimo back to school

“Mamma, mamma, non lo chiamare asilo, si chiama scuola, SCUOLA, hai capito!”

Mannaggia a me che sono retrò e che mi ostino a chiamare la scuola dell’infanzia così come si faceva ai mie tempi. Non posso farci nulla, mi impegno, ma poi ci ricasco: “Raffi, sei pronto, andiamo all’as….SCUOLA.”

Che bella parola: scuola, ci credo che mio figlio mi bacchetta ogniqualvolta non la uso per come si conviene.

Ed a scuola, ringraziando Dio, il Fato (che, deformazione da liceo classico, scrivo sempre con F grande) e la buona sorte, pare che ci siano tornati tutti quanti.

Scuola però non significa soltanto commozione per i più piccini che iniziano “la loro grande avventura e buon volo verso la vita amore mio”. Non è solo la foto del nostro adorato bambino, vestito in versione principino George, da postare in tutti i luoghi e in tutti laghi.

Non è, diciamocelo, quel senso di assoluta libertà che si respira una volta lasciata alle spalle la grande cancellata blu e raggiunto il tuo bar preferito per fare la tua bellissima e solitaria colazione.

Non è solo questo.

Inizio scuola significa anche: sveglia da rimodulare, lista delle cose da comprare e recupero della chat di classe.

Andiamo per ordine.

Inizio scuola la sveglia

Già dagli ultimi giorni di vacanza, abbiamo fatto le prove generali. Dopo settimane di “bagordi”, cene tra amici, soste in spiaggia a guardare le stelle, luna park ed anche qualche maratona di cartoni fuori orario, ecco che si deve tornare all’ordine.

Ed allora i nostri serafici bimbi, che quando non serve si svegliano e ti svegliano alle cinque del mattino perché: “Mamma, mi sono annoiato di dormire e voglio giocare”. Quando è necessario non li svegli manco se, ai piedi del loro letto, raduni l’orchestra di Renzo Arbore feat Ricky Martin, tutti felici a cantare un medley di Raffaella Carrà. No, non si svegliano. O meglio, lo faranno quando diranno loro.

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Una volta compiuta l’impresa, ecco il mood “ciondolamento”: letto, divano e “posso vedere un cattttttone, uno solo, dai, dai dai. Non mi lavo, non serve, mi sono già lavato ieri. Non mi piace questa colassssione, voglio un gelato al cioccolato.”

E tu mamma, (o tu papà), respiri forte, cerchi il karma nei meandri sperduti del tuo io, non io e super io, invochi lo spirito di Maria Montessori e speri nella metempsicosi, cosicché big Mary si impossessi di te e ti renda una mamma perfetta. Ma non succede e alla fine mandi al diavolo le buone intenzioni e urli: “Ma gelato di che, di cosa. Mangia subito questa granola, annaffiata di latte d’avena, addolcita di miele di ape nera sicula bio. E zitto! ”

Siamo pronti

“Lavati, vestiti e mangiati”, come si dice alle mie latitudini. Step successivo: operazione zaino. Perché sì, le mamme o i papà da manuale hanno preparato tutto la sera prima, “adesivato” con nome la bottiglietta d’acqua (rigorosamente in acciaio inox), sistemato la merenda sana nel porta pranzo a basso impatto ecologico, preparato la sacca cambio e magari scritto anche un bel bigliettino alla maestra. Le mamme e i papà da manuale. Ma non tu e quindi ecco la ricerca forsennata di un cambio decente, che sia quantomeno “mezzo stirato”, via a recuperare la merenda (crostatina piena di olio di palma andrà bene?) e una misera bottiglietta d’acqua (neppure di primo pelo). Tutto lanciato alla rinfusa nello zaino e via di corsa, perché sono già le nove meno un quarto, entro le nove tutti in classe e tra te e l’obiettivo c’è lei, la città, il suo traffico, che  trasforma una distanza di 500 metri in una tappa della vecchia “Salerno-Reggio Calabria”. Si potrebbe andare a piedi, ti sussurra l’angioletto della mamma perfetta, gioverebbe alla salute mentale, fisica e globale. Ma tuo figlio no, non vuole: “Mamma, sono stanco. Mi fanno male i piedi, mi si stancano le gambe, ho sonno. In macchina, dai andiamo in macchina”.

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Tu pensi: “Brutto manigoldo, che ieri sera hai fatto il cortile di casa di corsa per ben 50 volte. Senza fermarti mai e dico mai e accumulando una quantità tale di sudore, da poter risanare i problemi di approvvigionamento idrico di un intero quartiere.”

Assicuri il pargolo sul seggiolino e sei pronta a partire: l’obiettivo sembra ormai vicino. Ma, c’è sempre un ma. Guardi lo specchietto retrovisore e ti accorgi che il tuo riccioluto bambino ha un cespuglio al posto dei capelli.

“Oh no, mi sono scordata di pettinarlo!”.

Che si fa? In teoria si dovrebbe tornare a casa, che significa: aprire lo sportello, togliere il piccolo dal seggiolino e convincerlo a scendere, rifare una serie di operazioni al contrario e raggiungere il bagno di casa, la spazzola, quindi operazione “pettiniamoci”. Ci rifletti nel solo nano secondo che hai a disposizione e comprendi che no, non puoi. Questo banale cambio programma costerebbe almeno una buona mezz’ora al poco tempo rimasto, senza contare il bonus capriccio.

Ti giri, gli accomodi i capelli con le mani e si, se è il caso, ti fai aiutare da una micro spruzzata di vecchia, intramontabile e super fissante saliva (si scherza).

Si parte

Traffico, clacson, pedoni, ciclisti e monopattini. Sei dentro un complotto, che di questi tempi calza a pennello. Tutti uniti contro di te, che vuoi solo portare tuo figlio a scuola, il tempio della formazione (per lui) e l’eldorado della tua libertà.

Superi le prove, che a parità  i concorrenti di “Giochi senza frontiere” ti spicciano casa ed ecco il rincuorante edificio, la cancellata blu, la bidella (sì, la bidella, la chiamo così, come usava ai miei tempi), la campanella suonata da un pezzo. Cerchi parcheggio, non lo trovi, ma non disperi. Ecco un complice, il fruttivendolo, che ti concede di parcheggiare davanti alla bottega giusto per “Cinque minuti signú,”.

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Eccoci, mamma e figlio davanti scuola. Pochi metri allo start, qualche passo allo striscione di arrivo. A un certo punto il pargolo ti chiama: “Mamma, mamma, guardaaaa.”

Due lunghissime e viscidissime candele di muco gli colano dal naso. Gelo. Cerchi un fazzolettino nella tua maxi bag piena di tutto: crema solare, biscotti, brioches, salviettine umide, cartacce, mascherina, molliche, igienizzante, portafogli, chiavi, cartacce, igienizzate, biglietto di ingresso Gardaland anno 2018, cartacce, siero anti vipera, rimedio anti zecca, spruzzini libera naso, mascherina, cartacce e igienizzante. Ma no, i fazzolettini, quelli proprio non ce li hai. Te lo hanno già detto in tanti che sei una mamma di ….. Ecco, ora nei hai avuto la conferma.

Non ti perdi d’animo. Con la stessa nonchalance che ha uno scippatore su un pullman super affollato, allunghi un lembo della tua bella gonna di lino ecrù e con quello gli asciughi i due candelotti e pensi: “Ora che faccio, lo porto a scuola o a fare un tampone?”

Sipario e buon inizio di anno scolastico a tutti

To be continued con liste delle cose da comprare e chat di classe.

 

Una risposta

  1. Oltre a sane risate….. oltre a un piacere di leggere tutto d’un fiato che raramente mi investe tutta sana….. non avrei saputo descrivere meglio di così..lo TSUNAMI che ci investe ogni santa mattina …e che credi ….credi ..speri sia solo settembrini perché ci devi prendere la mano…piu avanti andrà meglio….seeee…piu avanti avrai in piu le attività extracurriculari ??????…che significa borse esplosive…orari come cravatte strette …. eh si Mari …la mail con le attività extracurticulari…con tanto di evidenziato….orari costi e rispondere entro il….altrimenti il corso non si attiva ?….. bene!! Ciò che non ammazza fortifica ??avanti così…sperando sempre di incontrare altre mamme e o papà con cui condividere la grande avventura!!!!

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