L’estate equivale alle ferie, alla spiaggia, al mare, agli avvertimenti quotidiani del TG per affrontare il caldo (questo sconosciuto!), alle solite vacanze in Grecia, a Ibiza, nei campi di lavanda francesi, alle foto dei tramonti, alle feste patronali, alle sagre della porchetta, ai saldi estivi, all’ennesimo paio di scarpe comprato d’impulso, all’odore delle creme solari, alla sabbia appiccicata sulla pelle spalmata di crema solare, alle urla delle mamme sulla riva per richiamare i figli che osano bagnarsi le ginocchia, alla ricerca disperata di un parcheggio che non trasformi la macchina in un inferno di cristallo.
L’estate e il pediatra
L’estate equivale alla sala d’attesa del pediatra. Ditemi che non sono l’unica a frequentare lo studio del pediatra in estate. Perché il tempismo dei malanni dei bambini non va mai in vacanza, anzi “si alimenta” poco prima delle ferie e, talvolta, anche durante!
Ebbene, all’interno delle sale d’attesa del pediatra si assiste ad un film che non conosce stagionalità, che ha sempre le stesse caratteristiche, cambia solo l’abbigliamento dei personaggi.
Il film in questione é “Fenomenologia della mamma dal pediatra” e narra le peculiarità di ogni tipo di mamma che aspetta, con uno o più bambini, l’ingresso nella Bocca della Verità, lo studio del Pediatra. Mamme che diventano “personaggi” e che incontri sempre, anche in estate. Ve le presento, in ordine di apparizione:
Le mamme dal pediatra
La mamma del “Quanto ha?”: è la mamma che trovi sempre e che sta lì da sempre. Che prima guarda te, poi guarda tuo figlio, infine fa di tutto per incrociare il tuo sguardo e porti la fatidica domanda “Signora, quanto ha suo figlio?”. Da quel momento in poi é finita, puoi montare le tende, perché tu sei l’ultima arrivata. Fai un conto rapido dei bimbi che devono entrare dal dottore prima di te, sono 7 bambini, guardi le altre mamme che, di sottecchi, ti fanno capire che tu sarai l’eletta della suddetta mamma che di lì a poco ti riempirà di discorsi, confronti e consigli non richiesti e, con un flebile sorriso di circostanza che ti costerà caro, rispondi: “Ha 6 anni”. Da quel momento diventerai il personaggio “La mamma incastrata dal Quanto ha?“.
La mamma “Ansia in Loop”: è la mamma che ha una figlia che si chiama Gloria o un figlio che si chiama Lorenzo-detto “Lore”. Nomi che sognerai per almeno due notti di seguito, perchè le volte che li sentirai nominare si aggireranno intorno ad un numero più o meno infinito: Gloria stai ferma; Lore dove vai; Gloria non toccare; Lore guarda com’è bravo quel bimbo; Gloria vai a vedere come gioca quel bimbo; Lore non disturbare il bimbo; Gloria vuoi mangiare qualcosa; Lore basta bere che poi te la fai addosso; Gloria non piangere; Lore non ridere. Eccetera eccetera più o meno infiniti. E tu stai lì, che vorresti fare qualcosa per Gloria&Lore e alla fine decidi di lanciare sul web l’ashtag #tuttiinsiemepersalvaregloriaelore.
La mamma “Mimo”: è la mamma che comunica il suo interesse o il suo disprezzo attraverso la mimica facciale. Guarda in cagnesco se qualsiasi bambino (anche detto “bomba batterica”) che non le appartiene si avvicina al suo; guarda annuendo se si immedesima in qualche chiacchiera tra mamme; guarda sorridendo se qualcosa velatamente l’aggrada; socchiude gli occhi e scuote leggermente la testa se qualcosa velatamente la disgusta; strabuzza gli occhi se sente una parola fuori luogo; allunga il collo appena la porta del pediatra si apre per capire se finalmente, dopo 43 minuti, esce la “Mamma logorroica” (sua acerrima nemica) con il piccolo paziente (in ogni senso) figlio; copre la bocca con la mano per non far uscire la parola(ccia) quando, poco prima che tocchi il suo turno, entra la “Mamma: miofigliohalafebbrequindihalaprecedenza”. Scosta la mano dalla bocca e a mo’ di paletta le fa cenno che può entrare. Ma con quel cenno, in realtà, comunica più di mille parole.
La mamma “Braccio Meccanico”: è quella che ha più timore dell’attesa che della diagnosi. Il suo grande terrore è quello di gestire il figlio nei momenti per lei interminabili dell’attesa stessa che può durare 5 minuti oppure 50 minuti, non importa, la suddetta mamma cullerà il passeggino, con dentro il figlio, tramite un movimentato brevettato che tenderà ad addormentarlo o comunque a rincitrullirlo in modo tale da non permettergli nessun altro movimento non previsto. Capite bene che, una volta entrato dal pediatra, il bimbo in questione, finalmente libero, come minimo si trasforma in Spider Man.
La mamma “Autodiagnosi Google”: é quella che per te, che stai lì ad aspettare la diagnosi da parte di un essere umano che ha studiato all’incirca vent’anni, è un vero mistero. Sa tutto di antibiotici, cortisoni, antistaminici, vaccini, no-vax, raffreddori, otite, laringite, tracheite, persino alluce valgo. Quando parla lei, tutti la ascoltano con interesse, perché magari sei lì a fare la fila per un semplice bilancio crescita annuale di tuo figlio che, in quel momento, sta bene, ma dopo aver ascoltato Miss Wikipedia, entri nello studio del dottore chiedendo se quel dente leggermente sporgente può essere segno di una scoliosi acuta che si manifesterà nei prossimi 5 anni. Quando parla la Mamma Google, anche l’informatore scientifico prende appunti, perché sentirla parlare equivale a una settimana di ritiro formativo in azienda.
Mamma tabletiana e mamma montessoriana
Infine, ci sono le due mamma agli antipodi, specchio riflesso di una stessa epoca, moderne rivali alla “guelfi e ghibellini”: la Mamma Tabletiana VS la Mamma Montessoriana. La prima va in giro in modo Smart, leggero, veloce; entra in sala d’attesa con la borsa da passeggio, gli occhiali da sole, punta due sedie, una per sé e una per il figlio da cui non si alzeranno più; al figlio darà in mano il tablet, lei invece indosserà le cuffie e inizierà a scrollare sullo schermo dello smartphone finché non toccherà il loro turno e, durante l’attesa, non si accorgerà (o farà finta di non accorgersi) che, di fronte a loro, siede la Mamma Montessoriana che, invece, è arrivata nello studio del pediatra con un borsone colmo di cubi impilabili e materiali ludicodidattici. E’ la mamma eco, free, bio, con un filo di trucco e che non considera la sedia come un oggetto su cui aspettare, ma come un tavolo d’appoggio su cui imparare. A differenza della Tabletiana, si accorge della sua rivale, cerca anche di farsi notare da lei, invano. Eppure, puntualmente accade il miracolo.
Siccome il mondo non verrà cambiato dalle fazioni, dalle rivalità, o dalle ostentazioni del “ciò che faccio io è migliore di ciò che fai tu”, bensì dal confronto, dalla genuina curiosità e dal venirsi incontro, ecco che i figli delle due mamme alzeranno lo sguardo dalle distrazioni Tabletiane e Montessoriane e, incuriositi dai giochi rivali, si ritroveranno seduti in un territorio neutro a scambiarsi app e lavagnette.
Ma di tutto ciò, purtroppo, le mamme non si accorgeranno: la prima sarà troppo impegnata a scrollare, la seconda sarà troppo impegnata a risistemare.
P.S.: semmai vi sorgesse la domanda del ruolo del Papà in questo film, ebbene il suo personaggio in “Fenomenologia della mamma dal Pediatra” si limiterà esclusivamente al carico e scarico merci di mogli, figli e passeggini; e alla corsa in farmacia per comprare ESATTAMENTE ciò che viene richiesto, niente di più, niente di meno. Severamente vietato prendere iniziative senza aver prima consultato la moglie referente.