In Spagna la situazione Covid-19 sembra fuori controllo: i contagi continuano a crescere e da 47.610 di ieri a 56.188. I morti intanto superano i quattromila. L’ultimo bilancio del ministero della Sanità di Madrid parla di 4.089 decessi, 655 nelle ultime 24 ore. I casi di infezione sono più di 56.188 e, riporta El Pais, 31.912 sono ricoverate in ospedale, con 3.679 pazienti in terapia intensiva. Sono invece 7.015 le persone che sono state dimesse. È ormai attivo un triage per aspettativa di vita: due pazienti gravi da rianimare, uno ne ha 40 l’altro 70, viene rianimato il più giovane. Mancano le attrezzature e i posti letto. La Spagna ha anche il numero più alto di sanitari contagiati: quasi il 30% sul totale dei sanitari attivi nel paese. Abbiamo intervistato una cittadina spagnola, Victoria Ramirez Marquez, trentacinquenne, mamma, architetto di Granada. A Victoria abbiamo chiesto, da cittadina comune, un focus sulla situazione spagnola.
Victoria, cosa succede in Spagna?
Nelle ultime due settimane vi è stato un numero spropositato di contagi ed un vero e proprio collasso sanitario. Ci è chiesto di stare a casa e stiamo rispettando il divieto, ma non abbiamo preso per tempo le giuste precauzioni. Nessun governo, sia quello nazionale che quelli regionali, hanno reagito in tempo, soprattutto sulla scorta del caso italiano, che andava avanti già due settimane rispetto allo scoppio dell’epidemia in Spagna. Immaginate che nel fine settimana dell’otto marzo, quando in Italia il vostro premier emanava un decreto urgente, qui in Spagna vi sono state manifestazioni dedicate alle donne, congressi, partite di calcio, feste e molto altro. Tutto come se nulla fosse. In realtà io e la mia famiglia avevamo già paura ed avevamo iniziato a limitare all’indispensabile le nostre uscite. La gente, forse per inconsapevolezza, faceva la sua vita come sempre. Poi l’allarme generale e la paura. Anche da noi è capitato qualcosa di simile all’Italia. Quando a Madrid hanno chiuso scuole e università, in moltissimi sono rientrati al sud sia in Andalusia che nella comunità Valenciana (Alicante, Valencia e Castellón), perciò si è disperso il virus, allargando la rete dei contagi.
Quando avete compreso di essere in pericolo?
La Spagna in genere lo ha compreso la settimana del 9 al 15 marzo, quando è iniziato lo stato di allarme. Nella mia famiglia abbiamo iniziato ad avere paura già i primi di marzo, vedendo quanto accadeva in Italia.
Il contenimento vero e proprio qua è scattato in due tempi: per prima è stata Madrid a mettere in atto misure restrittive, chiudendo scuole e facoltà sin dall’11 marzo, poi il resto di Spagna da lunedì 16. Il Governo ha ordinato per decreto di rimanere tutti a casa, proclamando lo Estado de Alarma il 14 marzo. Da allora possiamo uscire per: fare la spesa (una volta a settimana), far fare la passeggiata ai cani, andare a lavorare (chi non fa smartoworkong), per la cura di persone disabili oppure anziani e solo per ragioni di forza maggiore. Io, che sono separata dal mio compagno, per esempio, sono dovuta uscire per portare il mio bambino Victor dal papà, ma stiamo anche in questo caso limitando al minimo gli spostamenti. In macchina si può circolare solo in due: guidatore e passeggero nel sedile posteriore. Oggi le uniche fabbriche aperte sono quelle che si occupano di fornire di alimenti ai supermercati, le farmaceutiche e quelle che fabbricano mascherine e materiale sanitario. I negozi che possono rimanere aperti abbracciano più settori rispetto all’Italia, da noi oltre a farmacie, generi alimenti, poste, tabacchi ed edicole c’è il via libera anche per i parrucchieri, le lavanderie, gli ottici e i negozi di elettrodomestici e tecnologia in generale. È richiesto di uscire con guanti e mascherine e di farlo poco e solo per bisogno. Non mancano i ‘furbetti’ che inventano tutte le scuse possibili per uscire di casa cercando di andare ovunque e rappresentando di fatto un pericolo per se è per gli altri. Lo scorso week end ci sono stati gruppi di persone diretti alle seconde case al mare con il pretesto di portare cibo a galline e conigli. Il risultato è che abbiamo l’Esercito per strada per controllare.
Quale la situazione sanitaria?
La situazione Covid – 19 è una tragedia. Ci si ammala a tutte le età. Principalmente over 65, ma anche tantissimi indet 40 generalmente in ottima salute. Siamo talmente al collasso che negli ospedali si stanno scegliendo i pazienti da rianimare e porre in terapia intensiva in base alla loro aspettativa di vita. Rischiamo di azzerare un’intera generazione, quella degli anziani. Abbiamo numeri altissimi: oggi quasi 1000 morti e quasi 10.000 contagi nelle ultime 24 ore. I sanitari non hanno abbastanza materiale di sicurezza personale e rischiano il contagio. Infatti siamo il paese con più sanitari contagiati al mondo. Il sistema sanitario spagnolo è ottimo e i medici molto competenti, ma come in Italia anche qua la gestione politica ha penalizzato molto la sanità pubblica, che oggi è carente di tutto: mascherine, respiratori, posti letto. Chi ha una stampante 3D si è organizzato per realizzare delle particolari mascherine. Si cerca in ogni modo di fronteggiare un’emergenza a cui non si era preparati.
Raccontaci la tua giornata in questo periodo
Sto vivendo chiusa a casa con mio figlio Victor di dieci anni. Esco solamente per fare la sepesa e ogni tanto per portare il piccolo dal papà. Sto cercando di mantenere la routine abituale: la mattina mi alzo verso alle 7 e 30, doccia, colazione e poi lavoro via internet. Sono un architetto e un’insegnante. Quando anche il mio Victor si alza vediamo i suoi compiti. Quindi pranzo e nel pomeriggio di nuovo a lavoro io e a studiare Victor. Ovviamente c’è spazio per giochi e tv. Alle 20 il momento più commovente della giornata: in Spagna si esce fuori da finestre e balconi e si fa l’applauso ai medici. È un appuntamento molto sentito, un momento di comunione e vicinanza per la nazione. Un istante di commozione collettiva.
Siete fiduciosi in Spagna?
Io penso che ne usciremo al prezzo della vita di tanti. La Spagna oggi ha più morti della Cina, malgrado le nette differenze di numeri delle due popolazioni. Perché? Qualche cosa è andato storto. Siamo fiduciosi però e cerchiamo di dare il nostro contributo stando a caso. Approfitto di questo spazio per inviare alla mia amata Italia e a voi amici/fratelli italiani un grosso abbraccio. Forza e coraggio.
Grazie Victoria e ad maiora!