Quando la paura del Coronavirus ci impone di stare distanti e l’angoscia fa sì che l’un l’altro ci si guardi come possibili untori, nel centro storico di Palermo capita qualcosa che commuove e fa riflettere.
Ne parla sul suo profilo Facebook Giovanna Analdi, che è uno dei simboli del Cassaro di Palermo. Giovanna è titolare della tabaccheria di fronte alla Cattedrale. È anche la presidente dell’associazione di commercianti Cassaro Alto. In città la conosco tutti, non solo e non tanto per il centralissimo tabacchi che gestisce, quanto perché Giovanna è bella fuori e dentro, con gli occhi celesti, lo sguardo buono, i modi gentile, il piglio accogliente. Giovanna, ci permettiamo di dirlo, è la mamma del Cassaro. Ed oggi ha raccontato una storia di cui avevamo bisogno.
La solidarietà ai tempi del Coronavirus
É mattina presto, a due passi dalla tabaccheria c’è quella parte di corso Vittorio Emanuele, che costeggia villa Bonanno. Una delle panchine è da tempo la “casa” di un clochard. Un uomo che in zona conoscono tutti, perché ormai è un viso familiare, chiede l’elemosina, ma non importuna nessuno. Oggi quell’uomo era disteso sulla solita panchina, era viola per il freddo. Le temperature si sono abbassate e pare che qualcuno, durate la notte, gli abbia tolto le coperte di dosso. Il clochard non deve essersi accorto di nulla, ha continuato a dormire finché il freddo gli ha ammortizzato anche i sensi.
“Ci è mancato poco che morisse, ci racconta Giovanna Analdi, fortuna che la vita di quel pover’uomo si è incrociata con quello di un uomo molto ricco di solidarietà e di grandi sentimenti. Un personaggio pubblico di Palermo, un politico della città, un assessore. Era in giro, specifico per ragioni consentite dai decreti, e ha visto il tizio viola per il freddo e la nottata passata all’addiaccio. Credetemi, non ha esitato. Lo ha soccorso senza esitare, rianimato, rifocillato e lo ha anche portato con sè. Mi risulta che il senza fissa dimora sia ancora a casa del professionista, che nel frattempo ha provveduto alle cure del caso e gli ha fornito del vestiario. Attendono che qualcuno, possibilmente una comunità, lo accolga. Una storia che ci ha commossi e che mi ha dimostrato, semmai ne avessi avuto dubbio, il gran cuore di questo soccorritore. Non ha esitato un attimo. Sebbene oggigiorno ci si guardi l’un l’altro con diffidenza, con questa maledetta paura del contagio, lui ha fatto avanzare il cuore e i buoni sentimenti. In quanti di questi tempi lo avrebbero fatto? La cosa bella è che questo politico non vuole assolutamente che sia fatto il suo nome, perché ritiene ragionevolmente, che il bene fatto di cuore lo si fa in silenzio.”
Giovanna, come è la situazione nel centro storico di Palermo?
La mattina vengo a lavoro, apro bottega per dare un segno di vita a un quartiere splendido che è vuoto e silenziosissimo. In questi giorni di pochissimi incassi, sto però comprendendo molte cose. È vero il virus sta facendo un danno enorme, sta uccidendo le persone, ma anche l’economia del paese, però non frena i buoni sentimenti. In tabaccheria vengono in tanti a fare ricariche di Postepay ai figli, fratelli e nipoti lontani. Altri ancora danno un sostegno al parente che è rimasto senza lavoro. Avete idea del mondo invisibile di chi non ha come sostentarsi? I lavoratori a nero: collaboratori domestici, baby sitter, dame di compagnia, i manovali e via discorrendo. Un pezzo di mondo che oggi non ha neppure come fare la spesa e mi creda rappresentano una percentuale alta della nostra Palermo, della Sicilia e dell’Italia intera. Penso a loro ogni giorno e mi sento fortunata, nella grande sfortuna di questo tempo imprevisto e doloroso.
Il rito di mezzogiorno con l’Arcivescovo
“Un altro momento che mi incentiva a venire in negozio è il rito quotidiano con il nostro Arcivescovo, don Corrado, l’arciprete della Cattedrale e le suore francescane. Ogni giorno loro si affacciano dal balcone della Curia, che è proprio di fronte al mio negozio. Rispettando la distanza l’uno dall’altro, recitano l’Angelus e poi la supplica alla nostra patrona, Santa Rosalia. Io, di fronte, prego con loro e riprendo in diretta Fb dal mio telefono. Ogni giorno si collegano in migliaia: a partire dai commercianti del Cassaro, per finire con i palermitani emigrati all’estero, anche don Ceravolo, rettore del santuario di santa Rosalia a Monte Pellegrino si collega e prega con noi. É un momento forte, che mi dimostra quanto in questo tempo ci sia bisogno di fede e di socialità. Questi piccoli pezzi di puzzle sono certa che ci aiuteranno a rimettere tutto a posto e a farci arrivare salvi al momento in cui tutto sarà finito.”