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Tra i Templi i piccoli diventano archeologi, incontrano il Gigante e conoscono il giardino magico

Tra scavi, passeggiate nella magica Kolymbetra e saltelli sulle gambe del gigante, i miei bambini si sentono a casa

“Mamma fai piano, altrimenti si sveglia il gigante”.
Comprendo bene la paura di Anna, perché mi ricorda il timore che anche io provavo, da piccola, di fronte a quel gigante di pietra addormentato da “chissà quanto tempo”: il Telamone che secoli prima, insieme ad altri telamoni, decorava e aiutava a sostenere il poderoso Tempio di Zeus Olimpio della mitica Akragas.

Quando intravedi la Valle dei Templi

alla fine del lungo viaggio che inevitabilmente devi affrontare per arrivare ad Agrigento, la sensazione è di essere approdato in un porto sicuro. Per me, infatti, che sono nata e cresciuta ai piedi di quella Valle imponente che non potevi fare a meno di ammirare ogni giorno, vederla apparire ha lo stesso valore del faro la cui luce ti infonde la serenità del viaggio terminato perché, finalmente, sei arrivato “a casa”.
La stessa sensazione che provano anche Anna e Niccolò: non so per quale strana coincidenza, ma entrambi i miei figli, sin da piccolini, alla vista dei Templi hanno sempre esclamato: “Mamma siamo arrivati in Sicilia!” (Non ad Agrigento!)

Anna, la “grande”, ha scoperto la Valle dei Templi ben presto

Aveva all’incirca due anni quando ha iniziato a passeggiare all’interno del parco un pò con il naso all’insù per ammirarne interamente l’imponenza e un pò con il naso all’ingiù per saltellare qua e là tra le rovine; il tutto condito dai mille inevitabili “perchè?” che hanno sempre attirato la sua curiosità, facilmente soddisfatta dai racconti della mitologia classica.
Insieme a lei, non solo ho avuto più volte l’occasione di rivisitare un luogo a me caro, ma ho avuto anche modo di constatare quanti servizi in più siano stati attivati per migliorare la fruibilità dell’immenso parco, soprattutto per avvicinare i bambini a questo importante patrimonio del passato, meritatamente inserito dall’Unesco nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità.

La professionalità de “La Valle dei Templi dei Piccoli”

organizza attività educative e divertenti all’interno del parco sia per le scuole che per le famiglie in modo da far conoscere ai bambini il valore della scoperta e del patrimonio artistico. Anna, infatti, ha partecipato ad un’attività di scavo, molto ben organizzata, che simulava il lavoro dell’archeologo in tutte le sue fasi, dal ritrovamento dei reperti alla catalogazione. Il piacere della scoperta per un bambino è soddisfazione pura e genuina e l’attenzione che ripone nel pulire e trattare ogni piccolo frammento riemerso dallo scavo fa comprendere, anche a noi genitori, il valore che ha persino un piccolo reperto nella ricostruzione della storia delle nostre radici.

In un’altra occasione io e Anna siamo arrivate alla Valle con un mezzo veramente speciale, a bordo di un treno storico, la mitica “littorina”, che rivive grazie all’attività di recupero delle Ferrovie Kaos. Partendo dalla stazione centrale di Agrigento, lentamente la littorina ti porta alla fermata Tempio di Vulcano e, da lì, puoi entrare all’interno del parco archeologico attraversando una tappa obbligata, il Giardino della Kolymbethra.
Questo Giardino non fa parte dei miei ricordi d’infanzia legati alla Valle perché, dopo decenni di abbandono, nel 1999 è stato affidato in concessione al FAI che lo ha restaurato e riaperto al pubblico nel 2001, grazie all’interessamento dell’infaticabile dottore Giuseppe Lo Pilato, è un luogo di raro splendore.
Un connubio di storia e natura tanto perfetto da diventare una delle mete indispensabili di artisti e letterati dell’aristocrazia europea durante il Grand Tour settecentesco: gli antichi ipogei sono circondati da olivi secolari e dagli odori rassicuranti delle zagare, dei mandorli e degli agrumi.

Passeggiare per la Kolymbethra ti riconcilia con la natura

riempie i sensi degli adulti quanto dei bambini: l’odore e i profumi delle coltivazioni mediterranee è accompagnato dal rumore dolce dell’acqua che scorre e basta girare l’angolo che lo sguardo viene catturato dal Tempio dei Dioscuri che fa capolino tra gli alberi maestosi. E’ davvero raro assistere a un’unione così armonica tra elementi diversi tra loro.

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Visitare la Valle dei Templi è un’esperienza magica:

la gloriosa testimonianza della Magna Grecia è lì, immutata, a farsi ammirare ed esplorare in tutto il suo fascino, ma ogni volta la osserverai con occhi e sensazioni diverse, perché a mutare sei tu e, di conseguenza, il tuo punto di vista nei confronti di questo luogo.
Tutti gli agrigentini hanno in casa le foto in bianco e nero o vintage anni ‘70 dei propri genitori in posa davanti al Tempio della Concordia o sul Telamone. E se continui a scorrere l’album di famiglia, ecco che ti rivedi in posa davanti a quegli stessi Templi sempre uguali, ma in braccio a quegli stessi ragazzi che prima indossavano pantaloni a zampa d’elefante e adesso assumono un contegno da genitori anni 80.

Da piccola non potevo fare a meno di arrampicarmi sui gradini dei Templi e di saltare da una “pietra” all’altra, salvo poi fermarmi, timorosamente, davanti al Telamone disteso; da ragazza ne ho studiato la storia che è alla base di tanta imponenza e, ai miei tempi, nei mitici anni 90, a fare le prime passeggiate con gli amici, anche serali, per ammirare i fuochi di San Calogero ai piedi del Tempio di Eracle; da grande, quando ormai ho lasciato la mia terra, i Templi sono diventati, per me, motivo d’orgoglio patriottico quando sostenevo di venire da Agrigento;
da mamma, infine, mi ritrovo a passeggiare con quella manina stretta alla mia che ogni tanto si stacca da me per arrampicarsi e saltare da una pietra all’altra, come facevo io da piccola e che, prontamente, riafferra la mia mano perché c’è un gigante di pietra addormentato.
Ma adesso ho capito che non è la paura a bloccarti davanti a quel gigante, bensì il rispetto reverenziale che bisogna avere nei confronti della Storia di noi tutti, agrigentini e non.

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