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Care mamme, sapete che le nostre case possono autopulirsi?

Secondo alcuni mariti è così. Vi parlo di questo, ma anche di programmi che saltano, di sedute di sonno di due ore ogni 24 e tanto tanto altro

Prima di essere incinta non provavo ad immaginare, neppure alla lontana, come sarebbe stata la mia vita da mamma.

Non ci pensavo proprio. Sarà stata una vaga questione freudiana? Chissà. Mal che andava, buttavo giusto un occhio alle amiche con prole: osservavo la loro ansia ed ero certa che giammai mi avrebbe lambita. Quando si trattava di bimbi capricciosi (parlo di quelli al limite del sopportabile, che travasano, d’emblèe, nella “vastasaggine”), pensavo che la questione, fossi stata io la loro madre, l’avrei risolta con una sberla, al massimo due.

Quando sono rimasta incinta la prospettiva è iniziata a cambiare

Partii con il mio personale grandangolo, che puntava tutto quello che erano mamme, bimbi e mamme e bimbi messi insieme. Anche in quel caso, con l’insopportabile presunzione di chi ancora non conosce, ma pretende di sapere, chiosavo puntuale: per me sarà diverso! Vedevo mamme isteriche rincorrere i loro bimbi tra i prati fioriti del parco, e pensavo: mio figlio, con un solo sguardo tornerà all’ovile. Non mi vedranno mai rincorrerlo a gambe larghe come una gallina a cui non esce l’uovo.

Scrutavo neo mamme con occhiaie larghe due metri e profonde quattro, i capelli color “cane che corre”, un leggero alone di sudaticcio qua e là e riflettevo: “solo questione di organizzazione. So già come implementare il mio planning. Non finirò mai come loro”.

L’apice delle mie elucubrazioni lo toccavo allorquando assistevo all’alterco tra due neo genitori. Lei che rimprovera lui perché  non ha sterilizzato (per strada) il ciuccio, dopo che questo è caduto su una alone vischioso e dubbio in piena isola pedonale. Lui che rimbalza: sei sempre la solita, dovrà pur farsi gli anticorpi. Suvvia!

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Ed io, tra me e me: sarò una maestra della mediazione. Con gli uomini bisogna saperci fare. È solo questione di autocontrollo e volendo  anche di una puntina di astuzia. Ci saprò fare sempre con mio marito. E che ci vorrà mai. Lo conosco ormai come le mie tasche.

Pensavo e dicevo tutto questo fino alla sera prima del parto e vi giuro ero certa che avrei avuto tutto (o quasi) sotto controllo.

Poi arriva il frugoletto e pluf

colpo di spugna sulla lavagna dei buoni propositi, si azzera il contachilometri della lucidità e si rinasce. Sì…si rinasce. Ecco come:

L’ansia

Era il sentimento che ero certa di saper gestire. Ed invece…eccola a tenermi compagnia, senza soluzione di continuità, dal primo vagito. Sì attacca bene al seno? Respira? Amore scusa secondo te respira (con continui spintoni a mio marito, tra un pisolino – suo – e un altro). Lui, senza aprire gli occhi: siiii!

Io (con tanto di gomitata): dai guarda bene, dai.

Azione ripetuta al rewind almeno 20 volte per notte.

Una sera ebbi la brillante idea di digitare su Google: soffocamento in culla. Lessi un malefico articolo su uno studio condotto nel solito Ohio. Diceva espressamente che nei primi tre mesi di vita, se solo si potesse, si dovrebbe  vegliare i bimbi tutta la notte. Onde evitare rigurgiti letali, ipossia improvvisa, cianosi e via discorrendo. Tutti casi da “uno su un milione”. Ma la statistica è importante. Lo diceva sempre un mio prof all’università. La statistica è scienza. Fu così che per tre giorni pensai bene di non dormire la notte. Neppure un solo secondo. Dovevo vegliarlo, potevamo essere noi quell’1% selezionato dalla statistica (questa maledetta). Mi inventai di tutto. Scordai che anche di giorno dovevo accudirlo io, io ed ancora io. La stanchezza prevalse e alla terza sera crollai, ma giusto un’oretta.

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Armonia di coppia

Domanda di riserva? Da quando è nato mio figlio ho imparato molte cose ma ne ho totalmente disimparata una: la diplomazia verso mio marito.

Cade il ciuccio e non lo lava: San Giorgio (lui) il drago (io)

Non si lava le mani 844 volte al giorno prima di sfiorare il frugoletto: circo Togni. Lui il domatore, io la tigre.

Gli fa assaggiare un alimento fuori dalla rigorosa lista del pediatra? Avete presente il vecchio cartoon “Bip Bip”. Mio marito è quello che corre.

Potrei continuare all’infinito.

Cura della persona

Nel mio “prima” c’erano saccheggi da Zara, Promod e H&M. Tinte all’hennè una volta al mese. Pulizia professionale del viso almeno un paio di volte all’anno. Depilazione regolare. Sedute davanti allo specchio (134 al giorno).

Oggi: capelli di un tono più scuro del mio (così reggono serenamente la ricrescita per almeno sei mesi). Toupè strategici a prova di ricrescita. Lacche colorate (che sanno più di terriccio che di altro, ma “vabbè). Pulizia del viso? What’s?

Shopping? Adatto al mio corpo che cambia gli orribili outfit premaman. Stringo, accorcio, creo opinabilissime balze e sono felice. Va avanti così da quasi due anni. Amen.

Cura della casa

Mio marito è convinto (seriamente) che la casa si autopulisca. E i vostri?

Viaggi

Avete presente le mamme blogger che spopolano su Instagram. Quelle che vanno in America da sole con il pargolo installato in fascia e il pincher nel trasportino? Quelle che nuotano felici con un cucciolo di sei mesi tra le ritempranti acque dei fiordi norvegesi? O ancora quelle che fanno il giretto (in treno affolatissimo) delle Cinque terre con tre figli al seguito, da cui si fanno ascoltare solo con pochi cenni del capo.

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Ecco pensate al loro totale opposto e lì mi troverete.

Potrei proseguire all’infinito, mi fermo un attimo perché sento nell’altra stanza mio marito che urla (“tenorilmente”) un angosciante: NOOOOOOO alla direzione di mini Attila.

E se mio marito arriva a urlare così, il frugoletto l’avrà combinata grossa. Vi tengo aggiornate? Se soppravivo?

 

 

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