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Mio figlio è una peste

Bimbi che non stanno mai fermi? Case a soqquadro? Cerchiamo di capire cause e soluzioni delle monellerie dei duenni

 Quante volte vi sarà capitato, da quando siete mamme, di pensare che il vostro adorato piccino sia dotato di super poteri che gli consentono di non stancarsi mai, neppure a notte inoltrata.

Batterie cariche ed energia a 1000 pure alla fine di una giornata intensa.

Gli studiosi dell’infanzia sostengono che i più temibili siano i due anni. I bimbi hanno già chiare le loro competenze motorie (sanno muoversi agilmente nello spazio), ma non sanno comprendere fino in fondo i limiti e le estensioni dello spazio stesso. Vogliono conoscere, toccare, esplorare anche oltre le loro capacità. La fase orale è ancora in corso e quindi i piccoli tendono a mettere in bocca qualsiasi cosa gli capiti sotto mano. Correre intorno a un tavolo è uno dei loro passatempo preferiti. Rovesciare quanto gli capiti sotto tiro è una passione. Per non parlare della predilezione per le prese della corrente. Passeggini e seggiolini sono aut. I duenni anelano alla libertà. I genitori, di contro, passano il tempo a dire: “no”, “non si fa”, “stai attento”. Ogni tanto scappa anche un tono di voce meno calmo ed il rimprovero scatena il pianto del piccino ed il senso di colpa del genitore. In realtà la fase “mio figlio è una peste” può iniziare prima dei due anni, già intorno all’anno di vita. Lo stress è dietro l’angolo. Oltre alla stanchezza fisica del genitore, si aggiunge quella psicologica, del dovere tenere sotto controllo il piccolo, per evitargli mosse, che potrebbero essere davvero rischiose. La questione è ben affrontata tra le righe di Riza, il giornale diretto da Raffaele Morelli.

Aiuto: mio figlio è una peste!

Cosa fare con i bimbi troppo esuberanti, qual’è il giusto limite da dare, specialmente se fa dispetti, spinge i compagni, combina guai?

Quando i bimbi sono…esplosivi

Alcuni sostengono che sono bambini soltanto un po’ più vivaci degli altri, ma il fatto stesso che vengano chiamati “piccole pesti” indica che nella loro esuberanza c’è qualcosa di eccessivo. Eccessivi nei modi in cui si manifesta, nella sua elevata frequenza e nella continuità nel tempo. Disturbanti per i genitori, per le maestre, per i compagni, ma anche e soprattutto per lo sviluppo psichico del bambino stesso. Tuttavia, per i genitori può essere effettivamente difficile gestire un figlio “pestifero” per l’imprevedibilità e la tenacia del suo atteggiamento. Se è vero che questo surplus di esuberanza caotica e dispettosa può essere la manifestazione di un’indole autentica, è altrettanto vero che in certi casi esprime la presenza nel bambino di una difficoltà o di una mancanza, che deve essere compresa e risolta.

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Le possibili cause

Corre per tutta la casa rovesciando ogni cosa, si arrampica ovunque. Giustamente tu non sai più cosa fare e cosa pensare. Le ragioni del suo comportamento possono essere diverse. Eccone alcune, anche se poi sta alla sensibilità del genitore individuare quella giusta:

  • È stanco e ha troppi stimoli: riduci le attività a favore del gioco.
  • È geloso verso il fratellino o la sorellina: evidenziarglielo conferma le sue sensazioni. Piuttosto fallo sentire importante e asseconda i suoi bisogni.
  • Ha bisogno di muoversi: dopo una giornata all’asilo in uno spazio ristretto, portalo a giocare all’aperto.
  • Richiede la tua attenzione: fa i dispetti al fratellino, ti interrompe mentre sei al telefono. Ti sta dicendo: “Mamma, guardami”. A volte basta solo dargli attenzione per placarlo.

Soffre i limiti

Questi bambini spesso si sentono disorientati perché hanno troppe figure di riferimento che si alternano ad accudirlo. Per esempio mamma, nonna, zia e babysitter (o vicina di casa): il che significa cambiare di continuo codici comunicativi e modalità educative. La loro esuberanza “pestifera” rivela dunque la difficoltà a “stare”, a sentirsi delimitati con costanza nello spazio, nel tempo e nell’affetto. Nel suo valicare i confini, nell’attirare l’attenzione, il bambino chiede di essere contenuto nel suo desiderio di maggiore autonomia, per costruire il centro della sua personalità in via di formazione. È importante intervenire presto affinché non arrivi all’asilo già in assetto di contestazione.

Cosa fare

Riduci le persone di riferimento

Le figure principali non devono essere più di due. Il bambino non deve essere sballottato di qua e di là, magari per far contenti tutti i nonni e altri familiari. E le due figure (ad esempio madre e nonna) devono essere in sintonia sulla modalità affettiva ed educativa. Non deve succedere, ad esempio, che una sia rigida e impositiva e l’altra “mielosa” e concessiva.

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Digli con chiarezza cosa può fare e cosa no

Con questo bambino un po’ difficile non si devono mai usare toni accesi e nervosi, né punizioni o castighi “esemplari”, perché altrimenti si produce l’effetto opposto e il rapporto con lui si struttura nel senso della sfida (cosa da evitare assolutamente). Parla con lui in tono dolce e moderato, cercando di spiegare con pazienza, ma con fermezza, cosa non si deve fare.

Parlagli con severità e tienilo fermo

Non ubbidisce, non ascolta, non collabora. Una tecnica da adottare che può funzionare in questi casi per conquistare la sua attenzione è fare in modo che lui si fermi (magari bloccandolo con un abbraccio) e che ci guardi negli occhi. Il tono della voce deve essere fermo e deciso. Urlare è controproducente.

Non minacciare punizioni impossibili

Le punizioni per essere efficaci devono essere adeguate all’età del bambino e reali. Dirgli che se non la smette non vedrà più i cartoni per un mese è inutile e inefficace. Noi per primi sappiamo che non sarà così. Più efficace, invece, la tecnica della sospensione, che consiste nel sospendere appunto l’attività che in quel momento sta facendo il bambino e farlo restare qualche minuto seduto in silenzio nella sua cameretta, eliminando qualsiasi fonte di interesse. Se poi lui continua, ripetiamo la stessa azione.

 

 

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