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Una ginecologa e una neo-mamma ci raccontano il miracolo della vita al tempo del Covid

Restrizioni negli ospedali, partorienti senza familiari al fianco eppure la vita che nasce si fa strada sempre e comunque

Il Coronavirus non ferma la vita che nasce. Ed oggi, nel giorno dedicato alle mamme, abbiamo intervistato due donne: una che accoglie la vita ormai da trentacinque anni e un’altra che è appena diventata mamma.

Si tratta della dottoressa Maria Rosa D’Anna, ginecologa e primario del reparto Materno-Infantile del Buccheri la Ferla di Palermo e di Maria Grazia Nasca, che pochi giorni fa ha dato alla luce la piccola Egle Maria.

È un momento difficile per gli ospedali, che adottano misure di sicurezza ferree, che si traducono anche in restrizioni necessarie. Il virus circola e negli ambienti sanitari le attenzioni devono essere massime. Lo sa bene la dottoressa D’Anna, che dirige un reparto che da sempre incita al coinvolgimento emotivo della triade mamma, papà e figlioletto.

La dottoressa ci racconta della nascita al tempo del Covid

”Da qualche giorno, dice il primario D’Anna, abbiamo riaccolto in  sala parto i papà. Ovviamente adottiamo tutte le precauzioni, che il momento richiede, ma siamo davvero felici per essere arrivati a questa apertura. Il nostro reparto si contraddistingue da sempre per un coinvolgimento della coppia nell’accogliere la vita che nasce, pensi che la nostra sala parto si chiama appunto sala di accoglienza alla vita. Ci ha addolorati l’aver dovuto evitare, per quasi due mesi, che i papà partecipassero a un momento così unico e cruciale nella vita della coppia, ma è stata una norma di garanzia per la salute di tutti, in primis di mamme e bambini. Questo momento critico però ci ha confermato una grande verità: la forza della vita che viene al mondo e che si fa strada sempre. Ed ancora la tempra delle madri che, ancestralmente, sanno cosa e come fare. Come è noto sono ormai due mesi che non sono ammessi assistenti familiari, quindi niente nonne, nè visite dei parenti. Solo mezz’ora riservata ai papà o comunque a una persona a scelta dalla neo-mamma. Una condizione a cui nessuno era abituato, tra l’altro, in tempi di ‘pace’ la sala d’attesa del reparto pullula di parenti e della gioia che ciascuno porta in dono a nuovi nati e neo-mamme. Fa un certo effetto non vedere tutta quella gente. Eppure in questa criticità abbiamo scoperto la collaborazione degli utenti e la forza grande delle neo-mamme, che si lasciano sí accudire dal personale ma sanno anche fare cose sorprendenti. Ho alle spalle una lunga carriera, ma questo momento mi ha rivelato come l’imprinting mamma/bambino sorprenda, soprattutto in questa situazione in cui le puerpere si ritrovano a fare le mamme senza nonne o figure gregarie ad instradarle. Un’occorrenza che deve farci riflettere. Come sapete, il nostro è uno dei più attivi punti nascita dell’isola e la cosa non è cambiata ovviamente neppure in questi due mesi. Lo staff sanitario, che già di suo coccola tanto le puerpere, ha dato ancora più il meglio di sè e di ciò vado fiera. In sala parto siamo stati vicini alle mamme, abbiamo permesso loro un fil rouge con i papà grazie alle videochiamate dai loro telefoni. Un momento così forte doveva comunque rimanere impresso nel bagaglio dei ricordi anche dei neo papà. All’inizio delle restrizioni temevamo, oggi siamo consapevoli che le donne sono portatrici di risorse sempre nuove e inaspettate e che l’attenzione sanitaria sa e può fare il resto. Ci stiamo però attivando con una serie di iniziative multimediali, che serviranno a coinvolgere i familiari così da renderli partecipi dei momenti magici dell’arrivo di una nuova vita. Stiamo anche pensando di coinvolgere i nostri esperti per degli incontri virtuali con i familiari su varie tematiche relative alla salute, all’igiene, alle buone abitudini da tenere con un bimbo e molto altro. Non possiamo sciupare questo tempo ma dobbiamo sfruttarlo puntando su altre risorse. Ne approfitto per fare un augurio a tutte le mamme e alle future, incoraggiandole: anche in questo tempo difficile il parto sarà un momento indimenticabile che le condurrà verso la gioia grande della maternità.”

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Ed al Buccheri ha partorito anche Mariagrazia Nasca, che è stata accudita anche dallo stesso primario.

Il 29 aprile è nata la piccola Egle Maria Di Carlo ed erano ancora i giorni in cui i papà non potevano entrare in sala parto.

Maria Grazia ci racconti le sensazioni di quei momenti

“Durante la gravidanza uno tra i tanti pensieri riportava al momento del parto. Immaginavo come sarebbe stato conoscere la mia bambina, come sarebbe stato vivere il momento del travaglio e quindi del parto e come avrei vissuto la mia prima esperienza da mamma. Mi rendeva forte l’idea di avere accanto mio marito in un momento così particolare e mia madre durante la degenza per la gestione della bambina. Appena fatto il primo ingresso in ospedale ho saputo che tutto questo non sarebbe stato possibile, che avrei dovuto affrontare i giorni più belli ma anche più faticosi della mia vita da sola. Ecco quindi che è subentrata in me un po’ di malinconia, di paura di non potercela fare. Arrivati al fatidico giorno durante il travaglio mi sono ritrovata a piangere e mi sono resa conto che le lacrime non erano dovute alla sofferenza che stavo affrontando ma alla realizzazione di essere sola. Mi sentivo tanto sola ma tutto il personale sanitario si è premurato  costantemente nei miei confronti. Ed eccoci al momento del parto, non potrò mai dimenticare l’ostetrica quando mi ha detto: “Signora rendiamo partecipe il papà, facciamo un video da mostrargli” e a quel punto mi sono sentita rincuorata, tutto quello di cui avevo bisogno mi era stato dato. Sentivo già la vicinanza dei miei cari. Nata la bambina e condiviso il momento in maniera virtuale con i miei familiari è iniziata la mia avventura da mamma. Non è stato facile nell’immediato post partum gestire una neonata soprattutto a causa della debolezza fisica che impone un parto, ma quando si dice “l’istinto materno” ed eccomi coinvolta. Non ho percepito più nessun dolore, la paura di non farcela era come d’un tratto svanita. Non avevo mai avuto a che fare con un neonato. Avrei voluto avere la presenza di mia madre accanto per imparare da lei eppure sono riuscita a fare tutto con una naturalezza che mai mi sarei aspettata. I giorni passavano, gli impegni con la bimba facevano in modo che io non pensassi di essere sola senza familiari in ospedale in un momento così gioioso ma anche faticoso. Posso dire però che tutto questo mi ha fortificata. Ha sicuramente accelerato i tempi e fatto in modo che io imparassi il “mestiere della mamma” in maniera veloce perché la mia bambina aveva bisogno di me. Tutto quello che contava era il suo benessere. È andato tutto bene e sono davvero felice. Il Covid non ferma la vita e la felicità di chi la accoglie.”

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Ringraziamo la dottoressa D’Anna e mamma Maria Grazia per averci raccontato le loro esperienze differenti eppure unite dal comune denominatore della vita che nasce. A loro i nostri auguri e il nostro ad maiora!

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