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Quello che le mamme non dicono (ma pensano)

Un decalogo personale, ma non troppo, di pensieri ad alta voce

Ieri sera, in una bella chiesa del centro storico di Palermo, ho incontrato una coppia felice. Avranno avuto quarant’anni a testa, abbigliamento sportivo e piglio concreto. Si tenevano per mano, si sorridevano con gli occhi, con il cuore e con la pancia. Ogni tanto lui le metteva una mano sulla spalla e le carezzava, con tenerezza, la schiena. Io e mio marito, seduti dietro di loro, facevamo a gara a tenere buono little Attila: propinandogli crackers, borracce di camomilla, peluches e “guarda cosa c’è lassù” e “saluta quella bimba buona che sta passando” (le solite cretinate che dicono i genitori, inconsapevoli che il loro duenne è già un little furbastro). A un certo punto ci rendiamo conto che la coppia davanti a noi è in dolce attesa. La signora si gira tenera verso il nostro Raffaele, gli sorride con cuore di mamma e noi ci rendiamo conto dell’enorme e fiero pancione.

Io e mio marito ci lanciamo una sguardo di intesa

e, senza dircelo, partoriamo all’unisono un pensiero identico: la gravidanza, bei tempi!

Quando ero incinta, con Alessandro avremo discusso sì e no mezza volta e ricordiamo ancora il futile perché. Si risolse tutto nel giro di dieci minuti, con sorrisi e coccole al pancione. Molte coppie in gravidanza (forse la maggior parte) vivono una complicità assoluta, che io paragono allo stare su una mongolfiera, sospesi in un cielo siculo di primavera. Al netto dei malesseri, delle nausee, delle gambe gonfie, in quei nove mesi si aspetta il bello e le attese, si sa, sono una delle vere felicità della vita. Poi il bimbo scrive un nuovo libro. Guardando quella coppia, mi sono venute in mente una serie di cose che avrei voluto dire loro, se solo vi fosse stato un pizzico di confidenza. Le avrei dette con i modi giusti e allora ho pensato di scriverle qua.

care mamme (future o aspiranti tali) è giusto che voi sappiate che:

1)Hanno ragione le mamme veterane. Quelle che sanno tutto. Che vi rompono le scatole dal primo all’ultimo giorno di gravidanza con consigli non richiesti. Hanno ragione quando vi dicono: dormi ora, che poi non dormirai più. Che grande verità! Quanto mi sono pentita di non aver dato loro ascolto. Che me ne facevo di tutte quelle serie su Netflix nelle interminabili notti di inverno? O di quel romanzo di Banana Yoshimoto letto d’un fiato in una fredda notte tra Natale e Capodanno? Sempre loro, le mamme grillo parlante, mi suggeriscono, dalla regia, che le notti insonni durano a tempo indeterminato. Iniziano il giorno della nascita e potrebbero (forse) terminare il giorno in cui vostro figlio andrà via di casa. Armiamoci di pazienza.

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2)Avete presente quell’immagine armoniosa di voi con il pancione, un adorabile vestitino premaman, i capelli folti, le labbra da gnocca e il viso liscio liscio come il sedere di un neonato? Bene. È giusto che sappiate che questo incanto finirà un minuto dopo il parto. Amen!

3) Il parto: questo sconosciuto. Tutte lo temiamo e abbiamo ragione. Naturale o cesareo è una bella rottura di scatole, fa male e vi farà pentire della sola idea, che avete avuto di volere diventare madri. Non credete a chi vi dice: tanto poi scordi tutti. Scordi che?

4) Il ritorno a casa. Immaginate i palloncini, la confettata, nonne e nonni (in perfetta sintesi di armonia tra di loro), che approdano solo al momento giusto, possibilmente per “spicciarvi casa”, prepararvi un pasto caldo, lavare e stirare i vestitini del pargolo. Intorno profumo di colonia, di bouquet di fiori e regali dappertutto. Ehm…non funziona proprio così. Vi racconto in breve la mia esperienza. Cesareo, punti che tiravano, cucciolo perennemente attaccato al seno, pipì e pupù a quintali, body e pagliaccetti da lavare a ciclo continuo (fortuna che era estate). Io che ciondolavo in pigiama fino all’ora del caffè (pomeridiano), i miei genitori confusi e per pasto caldo le pizzette e i mignon del panificio vicino casa (non li ho mai più mangiati). Mio marito, lo ammetto, fu la mia spalla, il mio fianco, il mio tutto. Senza di lui forse sarei fuggita in Guatemala (con una denuncia pendente per abbandono di minore).

5) Gli amici. Avviene una piccola rivoluzione. Alcune di quelle coppie senza figli, con le quali condividevate un legame epico, fatto di aperitivi, gite, e grasse risate al sapor di prosecco, scompariranno dalla circolazione. È un dato statistico. Per certi versi non hanno torto: immaginatevi senza pargoli a sopportare una cena al ristorante con un marmocchio che urla, si scaccola, sputa pastina e vuole lanciarsi dal seggiolone? No, no, no! Troverete però altri amici. Non immaginate quanto variopinto, sfumato, comico e solidale sia l’universo della mamme.

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6) Ce la farò da sola! Che grande errore. Io lo pensavo, lo credevo fermamente, ero certa di essere una wonder woman dell’organizzazione familiare. Oggi invece vi do, con presunzione, un sommo consiglio: prima di voi e del frugoletto, in casa, deve entrare un valido aiuto. Preferibilmente non una nonna invadente, lamentosa, stagnante. Meglio una valida collaboratrice. Non tutti possono permettersela, ma varrà la pensa rinunciare a qualcos’altro o giungere al compromesso di un aiuto “una tantum” durante la settimana. Da sole, care mamme, non ce la si fa o se ce la si fa è tanto difficile restare a galla.

7) L’armonia di coppia. Arriva il piccolo. Con vostro marito toccate l’apice della felicità, quasi un delirio di onnipotenza. Voi e il vostro amore siete stati capaci di dare la vita: che figata! Poi le cose cambiano. Si dorme poco, l’intimità passa in secondo piano, si inizia a dissentire su “ciuccio sì, ciuccio no”, in tempo di svezzamento iniziano le mega discettazioni (polemiche) sul far assaggiare al piccolo una mollichina di brioche (discussione che potrebbe durare 3 ore e più) e quindi i primi passi “attento, non lasciarlo solo”. E via discorrendo. Bimbi piccoli, piccole discussioni. Bimbi in crescita…fate voi. Si litiga, ma poi si fa anche pace. L’importante è un bacino prima di andare a dormire. Sempre! Ops dimenticavo che non si dorme più.

8) Il rapporto con i vostri genitori. Appena diventate mamme, come per magia, vi torneranno in mente una serie di ricordi legati alla vostra infanzia, che credevate di aver rimosso. Vi sembrerà di vivere un flash back quotidiano. Ricorderete di quella volta in cui vostra madre fu particolarmente dura con voi, di quell’altra in cui il papà ignorò una vostra esigenza o di quella recita di fine anno, dove i vostri genitori non c’erano perché entrambi a lavoro. Piccole cose, di quelle che capitano a tutti, anche ai migliori genitori. Eppure, con vostro figlio in braccio, vi torneranno in mente come un flusso di coscienza e vi faranno piangere, forse stupidamente, ma succederà. Vi capiterà pure di replicare con vostro figlio un atteggiamento che vostra madre assumeva con voi e che vi faceva tanto saltare i nervi. Lo farete e vi pentirete subito. Non capirete il perché, ma capiterà anche questo. Ah gli oscuri giochi della psiche umana!

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9) Il tempo libero. Ne avrete poco e niente. Il primo anno sarà un continuo studiarsi, prendere le misure, rubare un istante personale di felicità all’accudimento perpetuo del vostro piccino. Perché un bimbo va accudito ed il verbo accudire ha una coniugazione impegnativa. Un bimbo appena nato ha perennemente bisogno della sua mamma. Ecco le fandonie più comuni: non farlo dormire in braccio. Integra il tuo latte con quello artificiale. Lascialo qualche oretta con i nonni (ammesso che loro siano disponibili. I miei, per timore, non lo erano). Malgrado la stanchezza, lo terrete in braccio tutte le volte che lui lo vorrà, lo allatterete anche 100 volte al giorno ed eviterete di affidarlo ad altre braccia, se non per un tempo breve, sufficiente a farvi sopravvivere (dovrete pur mangiare un panino, lavarvi e far pipì…ogni tanto).

10) Chiudo questo decalogo con una grande certezza, compresa in questi 22 mesi da mamma

Sono mamma e ringrazio la vita per il privilegio che mi ha concesso. Non ricordo bene il mio prima. Vedo sì dei viaggi, la libertà del non dover dipendere da niente e da nessuno. Mi ricordo bella, fanciulla, con il vento che ora mi frena e ora mi accompagna. Vedo anche una lacuna che, qualora mio figlio non fosse arrivato, avrei colmato in qualche modo con altri sentimenti grandi (adoro i miei due cani e amo con tutto il cuore mio marito). Mamma lo sono e giuro, sono sincera, malgrado il mio decalogo, lo rifarei. Un figlio vale sempre la pena, e come mi dicono loro, le care “vecchie” mamme grillo parlante: “Quando crescerà, mia cara, vorrai barattare dieci anni di vita per rivivere una notte insonne, quel rigurgito piantato sul petto e quel profumo d’amore che solo i bimbi emanano”.

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