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Simonetta Agnello Hornby ricorda Camilleri: lui è ancora

La nota scrittrice ci racconta il Camilleri privato e lo fa cuore a cuore

È stato pochi giorni prima della grande chiusura che ho incontrato Simonetta Agnello Hornby a Palermo per parlare di Andrea Camilleri. Il primo anniversario della morte era ancora lontano, eppure da tempo desideravo che Simonetta mi raccontasse “il suo” Camilleri. Una domenica di sole con il cielo senza punteggiatura e il clima dei migliori febbraio siciliani.

”Possiamo incontrarci?”

”Ci vediamo domenica mattina, ma presto.”

Simonetta Agnello Hornby è una persona dallo stile singolare. Sembrerebbe ruvida lí per lí, ma poi conquista definitivamente per la sua intelligenza veloce, per la risposta sempre a portata di mano, per quel suo non essere mai banale, né sul piano dell’espressione, né su quello del contenuto.

Simonetta, le volte che ci siamo incontrate o sentite, mi ha sempre parlato di Andrea Camilleri e lo ha fatto con parole a stampatello, con una stima sincera, lontanissima dalla retorica. Fino a pochi giorni prima che il maestro morisse, Simonetta, in un evento pubblico ad Agrigento, ribadiva il disappunto per un amore non sufficiente da parte dei siciliani verso Camilleri. Per i tanti riconoscimenti, il Nobel alla Letteratura in primis, non conferiti allo scrittore empedoclino. Una verità che Simonetta fatica ancora a mandare giù.

”La Sicilia dovrebbe accettare che Camilleri è stato il più grande scrittore siciliano del dopoguerra. Bisognerebbe anche iniziare a parlare di una sua letteratura che non si ferma ai gialli. Camilleri, seppure sia diventato celebre per il Commissario Montalbano, nasceva come romanziere e non ha mai smesso di esserlo. Che non gli siano stati conferiti i dovuti meriti è una triste verità, che ripeto da tempo.”

Quale il suo libro preferito del Camilleri romanziere?

Amo profondamente “Il re di Girgenti”, ma in generale la sua produzione intera è meravigliosa. Camilleri non è solo un bravo scrittore, ma un architetto di storie.

 

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Lei usa sempre il presente parlando del maestro

Camilleri è non era. É un grande. Fa parte della mia vita umana e letteraria. Lui è, al presente.

Lei, Camilleri, una lunga storia, come è iniziata?

Quando pubblicai il mio primo romanzo, “La Mennulara”, non avendo mai presentato un libro, partecipai ad Agrigento ad una presentazione di Camilleri. Era piena estate, mi trovavo a Mosè in campagna ed andai con mia madre e un’amica. Iniziarono gli altri relatori e furono paroloni su paroloni e io sudavo e sudavo ancora. Sa perché? Perché non capivo e già immaginavo quella che sarebbe stata una mia presentazione. Poi inizió a parlare Camilleri e le sue parole erano musica. Si comprendevano benissimo, le afferravi una per una e te ne innamoravi. Pensai che volevo fosse lui a presentare il mio libro per la prima volta.

Come andó?

Dalla casa editrice erano scettici. Io però mi imputai e decisi di percorrere le vie tradizionali. Mi armai di pazienza e cercai il numero sull’elenco del telefono. Chiamai: “Casa delle scrittore Camilleri?”
Dall’altra parte una voce educata diceva di sí. Riagganciai emozionata. Non sapevo cosa dire. Scrissi però subito una lettera e gliela spedii. Pochi giorni dopo fu Camilleri in persona a chiamarmi, dandomi un appuntamento per il giorno seguente. Accettó di presentami e fu così che è nata una bellissima e duratura amicizia.

Chi era Andrea Camilleri nel privato?

Un uomo intelligente, mai banale, non ti annoiava mai. Una sua dote: il cuore d’oro. Generosissimo, soprattutto con gli esordienti. Gli ho mandato tanti giovani scrittori perché scrivesse loro una prefazione. Lui, se l’opera lo convinceva, non diceva mai di no. Ci aveva messo tanto tempo per diventare uno scrittore amato e conosciuto, ma non si era inalberato, anzi aiutava sempre chi, con talento, voleva fare questo mestiere.

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C’è anche un bell’aneddoto che riguarda Camilleri e suo figlio George

Anni fa ho girato un programma televisivo con mio figlio. Proprio in quel periodo, trovandoci ad Agrigento, George mi ha chiesto di voler conoscere Andrea. Come in molti sapranno, George ha una disabilità motoria dovuta a una malattia degenerativa. Quando ho chiesto ad Andrea di poterci incontrare, lui ha detto immediatamente di sí e ci ha invitati nella sua casa di campagna. Una volta arrivati per mio figlio non era facilissimo scendere in carrozzina per i viottoli che portavano a casa di Andrea. Lungo la strada però vediamo fare capolino Andrea e la moglie. La scena dell’incontro è stata molto eloquente e la ricordo a perfezione. Andrea, che era già non vedente, voleva a tutti i costi abbracciare George e c’è stato un attimo in cui entrambi hanno rischiato di capitombolare. Avevano ciascuno una disabilità ma la generosità di Andrea e l’entusiasmo di George avevano azzerato gli ostacoli. Quando si dice che i grandi sentimenti sanno andare oltre.

Cosa le manca di camilleri?

L’uomo più dello scrittore. La generosità e la cultura immensa. Una volta gli chiesi di un famoso poeta arabo di cui non ricordavo il nome e lui inizió a declamarne i versi. Mi manca quando, incontrandoci a Mosè, lui mi metteva sotto il naso il suo ultimo romanzo e mi diceva con la sua inconfondibile voce: “Tè, leggi.”
Andrea era così. Come dimenticarlo. Non è possibile. Lui è, non era. È così sarà per sempre.
Grazie Simonetta e ad maiora!

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