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Home » Sicilia, contagi al galoppo, infettivologo Cascio: necessario il lockdown

Sicilia, contagi al galoppo, infettivologo Cascio: necessario il lockdown

  • Maristella Panepinto
  • Novembre 12, 2020
  • Coronavirus

Secondo Antonio Cascio, infettivologo palermitano, il rischio è di un numero imponente di morti e di collasso ospedaliero

C’ é un’anomalia di fondo a voler osservare la situazione Coronavirus in Sicilia. Ci sono i contagi che aumentano, oggi quasi 1700, il numero di morti che cresce (40 gli odierni), le ambulanze a giro continuo nei grossi centri e i Pronto Soccorso saturi, le terapie intensive al collasso e anche i reparti ordinari in sofferenza. Eppure, a volere ignorare tutto ciò, la vita pare proseguire come se nulla fosse: tanta gente in giro per le strade principali, in molti  usano male le mascherine, le reunion nelle abitazioni private tra amici e parenti continuano come se fosse un ordinario autunno di buon tempo. Certo, le ordinanze sono state emesse, da ultima quella di Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, che, in buona sostanza, ha vietato da oggi di sostare per strada, nei parchi ed ha aggiunto  anche la chiusura delle scuole da lunedì (eccezion fatta per gli asili, chissà perché?)

A lanciare continui sos sono i medici, uno di questi è il professore Antonio Cascio, infettivologo, primario al Policlinico di Palermo e professore ordinario della cattedra di Malattie infettive.

Il professore Cascio, dal suo profilo fb, ha invocato un lockdown generale.

Professore Antonio Cascio, infettivologo

Professore, lei è sempre stato cautamente fiducioso, perché oggi parla di lockdown?

Purtroppo la situazione da una quindicina di giorni a questa parte si è messa davvero male. Ne parlo nel mio post su fb dove invoco il lockdown e circostanzio la mia affermazione con un grafico, che mostra curve di circolazione del virus esponenziali, con un particolare drammatico:  la curva dei morti sale più velocemente delle altre. Ciò vuol dire che se non ci attrezziamo in tempi brevi, assisteremo a un numero di vittime davvero grande.

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Si diceva però che il dato principale fosse quello sulla circolazione del virus e sul numero dei tamponi eseguiti?

Dissento. Si fanno troppe discussioni su tamponi, numero di guariti, quando invece dobbiamo guardare al numero di ricoverati e a quello di morti, che fanno una fotografia del rischio che stiamo correndo. Quando abbiamo iniziato il lockdown a marzo i numeri di morti e ricoverati in intensiva e rianimazione erano molto più bassi di quelli di oggi. Seppure si stava chiusi in casa, ci sono voluti almeno venti giorni per vedere le curve scendere.

Quindi la soluzione è chiudere tutto?

Sí, mi riferisco a un lockdown generale come quello di marzo, che preveda anche la chiusura di tutte le scuole. Sono scelte impopolari, complesse per tutto il sistema sociale ed economico, ma stiamo combattendo una battaglia importante e si devono stringere i denti. Sarebbe opportuno che provvedimenti del genere venissero presi nell’immediato. Oggi paghiamo il prezzo di quanto accaduto la scorsa estate: troppe feste, serate in discoteca e assembramenti come se la catastrofe della primavera precedente non fosse mai esistita.

Una chiusura di qualche settimana per trascorrere delle feste più serene?

Se per feste serene intendiamo la possibilità di ricominciare a riunirci senza regole, non è così. Se invece vogliamo sperare in un Natale con meno contagi, morti e ricoverati, allora abbiamo centrato la questione. Quali che saranno le curve tra qualche settimana, dobbiamo capire che durante le festività non possiamo permetterci il liberi tutti, men che meno pensare che nelle nostre abitazioni private possiamo invitare chi ci pare. Un Natale tra parenti stretti potrà sicuramente essere un buon modo di onorare la festività.

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I contagi crescono a dismisura. Qualcuno ipotizza che il virus si trasmetta anche solo toccando un oggetto

Può succedere, per questo è bene lavarsi spesso le mani o comunque igienizzarle.

Torna l’incubo del dovere disinfettare la spesa o del dover fare il pane in casa per timore di contaminazioni?

Non ho mai paventato queste soluzioni neppure a marzo. Ho sempre acquistato il pane fresco per esempio. Mi spiego meglio, affinché il Covid possa aggredirci tramite un oggetto o un alimento si dovrebbero verificare delle coincidenze: su quell’oggetto o cibo dovrebbe aver tossito o starnutito un infetto (o l’oggetto dovrebbe essere stato toccato con le mani sporche di secrezione salivari). Rendiamoci conto che si tratta di situazioni possibili ma molto peregrine. Ci sono però delle regole importanti anti contagio: lavarsi le mani dopo aver toccato porte, maniglie, scaffali, sportelli, buste del super o soldi (in questo caso si deve pretendere che chi per esempio serve il pane non debba contestualmente toccare il denaro), lavare bene frutta e verdura. Non sono d’accordo sull’uso dei guanti per fare la spesa, poiché se usati male possono essere un vettore importante di infezioni. Il concetto è semplice: al supermercato mascherina, distanziamento e igiene frequente delle mani. Poche regole per eludere grossi rischi. Noi viviamo nel terrore del contagio della spesa.

 

Non siamo in lockdown, Ma dobbiamo comunque evitare qualsiasi tipo di frequentazione?

In linea di principio, l’invito a rimanere a casa non indica rischi se vado a fare una passeggiata in aperta campagna, ma se incontro gente. Il virus gira grazie ai contatti tra persone. Dal momento che non sappiamo chi può averlo contratto (ricordiamo il nodo degli asintomatici), meno persone frequentiamo è meglio è. Mi sento spesso dire che bimbi e ragazzini non posso isolarsi. Convengo che sia così, è pur vero che siamo nel bel mezzo di un’emergenza pandemica quindi si deve fare ancora qualche sacrificio, sfruttando possibilmente il mondo virtuale, di cui, anche in tempi di pace si fa abuso. Rendiamolo utile a maggior ragione in questo momento storico.

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Dagli USA starebbe per arrivare una cura?

È una notizia ufficiale e si tratta di una terapia per infusione di anticorpi monoclonali di sintesi, che inibiscono la replicazione del virus. Ben vengano le nuove terapie, ricordiamoci però che non si tratta di filtri miracolosi, quanto di farmaci che possono essere usati a determinate condizioni e che non hanno effetti generalizzabili per tutte le classi di pazienti.

Quale la soluzione allora?

Evitare di infettarci anzitutto e attendere il vaccino, che é ormai sulla buona strada e che mi auguro possa essere fruibile in primavera.

Grazie professore

 

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Maristella Panepinto

Maristella Panepinto

Sono Maristella, mamma, moglie e giornalista professionista. Da piccola volevo diventare Jo March di Piccole donne. Lavoro nel mondo del giornalismo da quando avevo 18 anni. La scrittura è una passione cresciuta con me e che oggi coniugo con il “mestiere” di mamma. Amo i posti alti, viaggiare, leggere, i film di Verdone, i libri di Gabo ed i cani, su tutti le mie due labrador Dafne e Palù. Ho da tempo 25 anni periodici.
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