Il terrore da Coronavirus è diventato anche un fenomeno mediatico. La rete lo rimbalza a una velocità impressionante, tra condivisioni di articoli e presunte raccomandazioni mediche, alquanto allarmistiche. Di fatto, però, l’Oms rassicura che non si è verificato alcun decesso fuori dai confini cinesi e che la concentrazione massima del virus resta circoscritta alla sola regione del Wuhan, sebbene, sempre l’Organizzazione mondiale della Sanità abbia definito alto il rischio di emergenza globale. Le vittime dichiarate sono 81 e il numero di persone infette è salito a 2744. In Italia è rientrato l’allarme per i due casi segnalati, uno a Bari, l’altro a Parma: non si sarebbe trattato del temutissimo virus. In Europa i casi accertati sono tre e tutti in Francia. Per chiarirci le idee abbiamo intervistato il dottore Tullio Prestileo, stimato infettivologo, che presta la sua opera all’Ospedale Civico Benfratellli di Palermo.
Dottore Prestileo, cos’è il Coronavirus?
È un virus che si associa alla sindrome influenzale. Per essere più precisi, più che parlare di un virus occorre parlare di una famiglia molto numerosa e variabile di virus, che hanno molte caratteristiche comuni e che subiscono delle mutazioni. Il Coronavirus può attecchire e creare un’infezione, determinando una sindrome influenzale, che presenta però una variabilità genetica. Da questo punto di vista nulla di nuovo, poiché a livello infettivologico la dinamica delle mutazioni dei virus influenzali non solo è nota, ma è anche comune. La questione centrale è che vengono fuori dei ceppi mutanti, per i quali o si determina una maggiore virulenza o il fatto che le persone che ne vengono a contatto non hanno anticorpi protettivi e quindi da un lato non riescono a rispondere bene al contagio, dall’altro si creano nuovi focolai. In una regione cinese si è verificata una concentrazione dell’infezione, che è stata studiata così da vedere che tipo di Coronavirus fosse presente. È stato messo in evidenza un coronavirus che, dal punto di vista biologico, sembra essere un fenomeno virale che, prima di questa mutazione, apparteneva ai serpenti, poi ha fatto un salto di specie ed ha fatto una mutazione che ha reso possibile il passaggio dal serpente all’uomo e da lì il contagio da uomo a uomo.
Perché tutti questi morti?
Tutte le epidemie di influenza, soprattutto nei paesi dove le vaccinazioni non sono estese, determinano una mortalità notevole. Occorre fare dei distinguo: anche la “banale” influenza stagionale provoca vittime, generalmente tra i soggetti fisicamente più deboli. Una variabile è la comorbilità: l’influenza stagionale associata ad esempio a diabete, cardiopatia, immunocompromissione ed età particolarmente elevata può portare a complicazioni ed in alcuni casi anche al decesso. Questo accade da sempre. Il Coronavirus è sempre mortale? No, lo dimostrano i dati dichiarati nella regione cinese colpita. Nella fattispecie del Coronavirus, è probabile che le unità sanitarie nazionali e internazionali si stiano preoccupando che questo possa essere un ceppo particolarmente virulento e di alta trasmissibilità da uomo a uomo. Io non trovo fino a questo momento elementi di preoccupazione o elementi per cui occorra avere atteggiamenti particolarmente allarmistici, se non il fatto che vi sia stata una concentrazione di casi in una regione relativamente piccola. Cionondimeno l’approccio deve continuare a essere sereno, senza la necessità di misure di prevenzione massive.
Poiché parliamo di una mutazione del virus da influenza stagionale, l’allarme potrebbe rientrare con la fine dell’inverno?
Come è successo per tutti i virus che hanno avuto mutazioni particolari (Sars, influenza suina) è probabile che tutto rientri con la fine dei mesi freddi.
Nella regione cinese coinvolta però la diffusione è capillare, ciò pUÓ far pensare a un fenomeno endemico?
Non posso dare una risposta precisa, mi viene però da pensare che, se così fosse, il Coronavirus si sarebbe diffuso in altre zone della Cina con una concentrazione altissima. Di ciò non abbiamo notizia ufficiale, quindi possiamo ben sperare. Occorrerà monitorare l’andamento del virus per dare risposte più certe.
circolano raccomandazioni: no ai ristoranti orientali, al sushi e ai luoghi affollati, sì a terapie preventive. Che ne pensa?
Se mai si dovesse verificare il problema, non sarà attraverso il cibo poiché il contagio è interumano. Se mangio cibo manipolato da chi ha l’infezione, potrebbe esserci un rischio, ma tale evenienza non riguarda il cibo in senso stretto. Cibo orientale e sushi consumati in ristoranti italiani non comportano rischi. In merito ai luoghi affollati, le precauzioni da prendere sono quelle diffuse dall’Oms relativamente all’influenza stagionale. Ovvio che se in questo periodo di picco influenzale frequento luoghi chiusi e pieni di gente corro più rischi di contrarre i virus stagionali. Da qui a parlare di misure di prevenzione per il Coronavirus mi pare eccessivo, dal momento che in Italia, finora, si sono registrati dei casi assolutamente mediatici e non reali. In merito alle terapie preventive smentisco: non esistono vaccini o profilassi per il Coronavirus. La terapia è sintomatica, atta cioè a migliorare i sintomi della malattia, che si presenta come un’influenza con complicazioni respiratorie.
Quando è il caso di andare al pronto soccorso?
Precisiamo che in caso di sintomi “sospetti” occorre anzitutto consultare il medico di famiglia, fare una valutazione e seguire alla lettera i suoi consigli. Evitare le diagnosi fai da te e le corse in ospedale, che possono essere più dannose che altro. Pronto soccorsi affollati equivalgono a proliferazione di virus che, in tempi di paura come questi, non giova sicuramente. Ed a proposito di paura mi preme sottolineare che viviamo in un mondo e in un momento storico in cui il terrore verso tutto ciò che è diverso da noi è forte come non mai. Ad amplificare la paura vi si mette anche taluna stampa, ma anche il bombardamento social, che, nella smania “acchiappa clic”, porta alla divulgazione di notizie fuorvianti ed allarmistiche. Sparare paura verso le masse però è un’occorrenza negativa e temibile, che potrebbe ritorcersi contro tutti. Prudenza quindi. Occorre prendere con serenità le notizie che arrivano sul fronte coronavirus, vivere serenamente la propria quotidianità certi del dato che in Italia al momento non vi sono casi ed avere fiducia nei medici, a partire da quello di famiglia.