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Quanto è importante una buona ostetrica per favorire l’allattamento?

Lo abbiamo chiesto a una professionista del settore, che ci ha parlato del mistero meraviglioso del latte materno

Questo articolo è stato redatto da Caterina Orlando, ostetrica palermitana, di cui leggerete una breve bio alla fine del testo. Con questo pregevole e utile testo accogliamo Caterina nella redazione di A tutta Mamma

L’ostetrica Caterina Orlando

Il latte materno: quante attenzioni a lui dedicate. Quanta attesa per questo illustre invitato, che si aspetta con ansia e che, come la Titina… “si cerca e non si trova…”
Perché non “ridimensionare” il tutto e dire quello che effettivamente è il LATTE MATERNO (mi si consenta di scriverlo a stmoatello). È in assoluto l’alimentazione più completa e adeguata per tutti i neonati, di tutte le mamme, di tutte le parti del mondo, di tutte le galassie e dintorni!

Il latte materno è tutto

Non ci sono limiti né controindicazioni. Addirittura nei Paesi in via di sviluppo, dove il problema della carenza di cibo è un allarme reale, l’OMS ribadisce l’importanza dell’allattamento al seno, anche nei casi di mamme con infezioni severe, perché il rischio di deperimento e di morte per malnutrizione è maggiore del rischio di trasferire la malattia al proprio figlio.
Se si continua a distinguere tra l’esigenza di nutrimento del neonato e l’esigenza di mamma e figlio di rispondere ad un bisogno di intimità e di coccole, l’allattamento al seno verrà sempre visto come una prescrizione da parte di personale specializzato, e come tutte le prescrizioni, danno luogo a un senso di rivalsa e rifiuto.

Nessun ingerenza quando la mamma allatta

Ecco perché l’ingerenza da parte di specialisti e tuttologi, nei confronti dell’allattamento al seno, lo spoglia della sua innata naturalezza e lo riveste di un alone di mistero in cui il bagliore della verità è solo un punto lontano, la cui conoscibilità è posseduta solo da pochi accademici.

L’allattamento è nel Dna delle donne

L’allattamento al seno, da bravi mammiferi, è scritto nel nostro DNA. Tutto il corpo materno, così come in gravidanza segue le modulazioni del ciclo ormonale, dopo il parto si organizza per assicurare il nutrimento a quel cucciolo d’uomo che fino a quel momento aveva nutrito grazie alla placenta.
Allora, da brave coaches, le ostetriche di tutto il mondo, ma anche e soprattutto i partners, le nonne, le sorelle, le zie e le vicine di casa, durante le contrazioni del travaglio e del parto, oltre ad asciugare il sudore della fronte delle mamme, dovrebbero sventagliare quell’alone di mistero attorno all’allattamento materno e riportare a galla la conoscenza primordiale e innata racchiusa all’interno di ogni cellula materna secondo il principio “tu e tuo figlio sapete già come fare”.

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L’istinto ad allattare

Si può chiamare istinto, consapevolezza recuperata, conoscenza acquisita dai milioni di libri e riviste letti durante tutta la gravidanza, ma se ogni mamma e il suo bambino si trovassero su un’isola sperduta in mezzo all’oceano, saprebbero come fare, abbandonarsi alla natura della maternità.

Il ruolo dall’ostetrica nell’allattamento

Il ruolo dell’ostetrica? Assicurare alla triade genitori-bebè, l’approdo a quell’isola, all’ombra dell’albero della vita, nutrito di amore. L’ostetrica non deve fare altro che, sopra la sua barchetta, stare lì, vigile e in allerta, e, ad ogni richiesta di aiuto, lanciare la sua scialuppa carica di conoscenza teorica e pratica per risolvere i piccoli “drammi” quotidiani della nutrizione neonatale.

Allattamento e OMS

Secondo l’OMS, l’allattamento al seno è la modalità esclusiva di alimentazione del neonato fino ai 6 mesi di vita. Deve essere favorito e garantito entro le prime due ore dal parto, da tutto il personale di sala parto. Alla nascita, poggiato il neonato sul ventre materno, si facilita l’imprinting con lo skin-to-skin. Avviene cioè il riconoscimento tra madre e figlio, questo facilita la ricerca e la scoperta del seno materno e, dopo qualche secondo, l’avvio naturale alla nutrizione al seno. Il neonato non nutre solo il suo corpo, nutre anche la sua voglia di coccole e accudimento. È avvolto dall’odore materno e riconosce i rintocchi del battito che l’hanno accompagnato in utero per tutta la gravidanza. E’ un attimo e il grido che scandisce l’avvenuta nascita si trasforma in un ciucciare consolatorio. Dopo il trauma del passaggio alla vita extrauterina si sente di nuovo al sicuro, perso nell’abbraccio affettuoso e negli occhi della sua mamma.

Quando inizia la produzione di latte?

Verso le ultime settimane di gravidanza inizia la produzione del colostro, una sostanza giallognola e appiccicosa. Il colostro è ciò che definirei il toccasana universale per tutti i bimbi del mondo. Le sue proprietà sono conosciute, eppure, ancora c’è chi lo ignora in attesa che arrivi il latte; alcuni lo trattano con indifferenza considerandolo un latte non completo. Non è così! Il colostro rivendica tutta la sua complessità e autonomia, rispetto al latte maturo e soprattutto non esiste al mondo niente che possa lontanamente essere ad esso sostituito.
Nutrire il proprio bebè significa fornirgli tutto quello di cui ha bisogno, momento per momento. La natura attraverso il ciclo ormonale nel puerperio, modula le componenti nutritive adattandole alle esigenze dei neonati.

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Il colostro

Il colostro è una sostanza poco grassa ma ricca di zuccheri e acqua. Altamente proteica e ricca di anticorpi. È una sostanza specie-specifica, altamente digeribile perché provvista di proteine specifiche riconosciute dall’apparato digerente della specie umana. In questo primo step il colostro ha il compito di idratare, dissetare, facilitare la digestione, fornire una copertura alle intolleranze alimentari e alle infezioni nell’immediato post-partum. Nei giorni successivi avviene la staffetta tra colostro, latte intermedio e latte maturo. Durante l’allattamento al seno, dopo circa 3-4 giorni dal parto, il colostro cede il passo ad una sostanza sempre più ricca di grassi, proteine e zuccheri. Aumenta quindi proporzionalmente la componente energetica e strutturale per far fronte alle necessità di crescita del neonato.

Il latte vero e proprio

Il latte maturo sarà presente dopo circa 8-10 giorni.
Intorno alla 3-4 giornata si verifica la montata lattea, la produzione massiva del latte. Si avvia il meccanismo della domanda/offerta… più il neonato si attacca e svuota il seno e più latte si produce; più le poppate sono distanziate e meno latte viene prodotto.
Durante la montata lattea, se il seno non viene adeguatamente svuotato, con la suzione o con il tiralatte, si può verificare l’ingorgo mammario. I seni si ingrossano, diventano dolenti, arrossati, caldi. La suzione diventa faticosa. Aumenta lo stress. In questo caso sono utili impacchi di acqua tiepida che consentono al latte all’interno dei dotti di sciogliersi e quindi agevolare la suzione. Anche chi assume antibiotici o antinfiammatori o chi ha le ragadi, può allattare al seno.

Se il neonato non si attacca?

Se il neonato, invece, non riesce ad attaccarsi, non bisogna disperare. Il compito dell’ostetrica è quello di identificare il motivo che rende difficile l’allattamento e di cercare tutte le soluzioni possibili. È necessario favorire un ambiente intimo e di supporto; aiutare la mamma indicando le varie possibili posizioni, soprattutto in caso di parto cesareo; dare un supporto psicologico alla coppia nei momenti di sconforto; favorire nella mamma l’empowerment, cioè la conquista della consapevolezza di sé e del controllo sulle proprie scelte, decisioni e azioni.

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Allattamento in Utin

L’allattamento al seno dovrebbe essere supportato in tutte le UTIN. Deve essere garantito l’accesso ai genitori, la possibilità di un contatto fisico ogni volta che madre e figlio ne sentono l’esigenza, la possibilità di usare il tiralatte e di allattare con latte materno, la marsupio-terapia per curare i prematuri con il calore del proprio corpo.
Il ruolo dell’ostetrica deve essere di guida e di supporto all’allattamento al seno, o con latte materno attraverso biberon, deve favorire un ambiente confortevole e rendere le mamme consapevoli dei benefici nella costruzione della relazione con il loro bebè. L’importante è non forzare mai una mamma a fare ciò che non vuole, né denigrarla perché non fa ciò che si reputi essere giusto. Una adeguata relazione assistenziale è quella che tiene conto dei bisogni e dei tempi dei protagonisti.

Bio Caterina Orlando

Ho conseguito la laurea triennale in Ostetricia nel 2005 e nel 2017 la laurea magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche presso l’UNIPA.
Dal 2006 lavoro come ostetrica di sala parto e da allora ho sempre dedicato tutta me stessa alla crescita professionale. Trovo che l’approccio psicologico nell’esercizio della mia professione sia di fondamentale importanza e spero che un giorno il modello assistenziale anglosassone one-to-one possa essere realtà in tutte le sale parto del mondo.
Da molti anni dedico le mie energie a fare nascere bimbi, ma soprattutto a fare nascere genitori… spero che la passione con cui esercito la mia professione possa essere di supporto nei momenti belli ma anche in quelli tristi.

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