Si sa, la nascita di un figlio corrisponde alla nascita di un nonno e di una nonna, è un dato di fatto. Ma nessuno ti dice che Stevenson, ai tempi, per scrivere “Lo strano caso del Dottor Jekyll e del signor Hyde” aveva sicuramente trovato ispirazione nella mutazione genetica dallo status genitori allo status nonni.
Faccio parte della generazione degli anni 80, cresciuta a suon di cartoni animati traumatici quali “Lovely Sara” e “Candy Candy” e utensili da cucina altrettanto traumatici, quali la paletta di legno. Ammettiamolo, figli e genitori di quella lontana (e manco tanto!) epoca: il brutto voto a scuola non veniva accolto a casa con un “non ti preoccupare tesorino mio, vado io a parlare con l’insegnante”, bensì con una scarpa volante che doveva centrare una parte del tuo corpo a caso, l’importante era centrarla; il ritorno a casa un minuto dopo l’ora prestabilita, soprattutto in concomitanza con l’orario del pranzo o della cena, comportava un comitato accoglienza armato di palette di legno ancora unte di sugo; una sbucciatura dovuta al “sano rincorrersi” tra fratelli veniva guarita dalla manovra della tirata d’orecchio (entrambe le orecchie se la sbucciatura provocava lo strappo del vestito buono!) seguita dalla cura efficace dell’alcool puro 100% per disinfettare la ferita.
Noi figli del Telefono Azzurro
Ci siamo passati tutti, faceva parte della nostra condizione di figli di quella generazione che imparava a memoria il numero del Telefono Azzurro, ma che non si azzardava mai a chiamare, neanche quando la moda del momento imponeva a tua madre che ti vestisse peggio di Pulcinella nella versione giocatore da Rugby, con quelle spalline enormi e i collant bianchi. Appunto, un vero trauma.
Diventerete nonni
Poi annunci ai tuoi genitori che diventeranno nonni ed inizi ad assistere alla mutazione: tu continui a rimanere nella condizione di figlio sempre e per sempre anche quando, dopo 9 mesi, raggiungi il loro stesso status di “genitore”; loro, invece, entrano nel mood “nonno/a Bodyguard”. Durante la gravidanza, quegli stessi genitori che ti costringevano a portare sulle spalle l’Invicta pesante un quintale perché lo studio è fatica e la fatica fa bene, adesso non ti fanno sollevare neanche un bicchiere d’acqua. Quegli stessi genitori che la domenica mattina ti costringevano a spolverare casa anziché dormire, adesso si presentano a casa tua all’alba per farti dormire mentre loro lustrano anche il battiscopa. Tu vivi basita questo cambiamento, un pò ti crogioli e gongoli ad assistere a tutto ciò. Ma è solo una fase temporanea, perché presto arriva il bebè e la mutazione da genitore a “nonno/a Bodyguard” giunge allo step definitivo “nonno/a Bodyguard del nipote”!
I nonni bodyguard
Le prime fasi della mutazione si presentano con il linguaggio: alla presenza del nipote neonato, scopri che i tuoi genitori sono poliglotti e polifonici, si rivolgono al pargoletto tramite versi e suoni da richiamo del cervo in amore con tonalità vicine al canto da usignolo di Biancaneve attorniata dagli uccellini; alla mamma si rivolgono esclusivamente per chiedere le informazioni fondamentali, in stile FBI, che sono sempre “il bambino ha bevuto il latte? Ha dormito? Il pannolino è pulito?”. Stop.
Quando il nipotino inizia a crescere, ad esplorare il mondo, a provare ad imporre la propria personalità facendo anche i capricci, mentre tu genitore, in barba a tutti i manuali di pedagogia, cerchi di arginare la fase dei “terrible two” con metodi immediati, loro, i nonni, travestiti da Maria Montessori, arrivano in soccorso dei nipoti insegnandogli a memoria il numero del Telefono Azzurro. Ti rendi conto che la mutazione è, ormai, definitiva quando, col passare degli anni e con la nascita di altri nipoti, tu genitore hai rispolverato la paletta di legno e loro, i nonni, ti dicono: “noi non abbiamo mai utilizzato questi metodi con te e i tuoi fratelli”. Un’affermazione che ti lascia esterrefatta, la negazione della realtà, della storia che si ripete.
All’inizio di questa mutazione ti arrabbi veramente tanto con i tuoi genitori, non li riconosci, vorresti che ti appoggiassero nelle diverse e faticose fasi da neogenitori, perché, a volte, ti senti un pò persa davanti a questi neonati, perché forse, egoisticamente, vorresti che loro confortassero te e non i nipoti frignanti. Tuttavia, piano piano, ti renderai conto che la nascita di un nipote è il giusto riscatto per un nonno, che in passato, è stato un genitore come te adesso, pertanto ha vissuto gli stessi momenti di sfiducia, le stesse preoccupazioni e la stessa stanchezza. Ti renderai conto che il nipote è l’elisir di lunga vita per i nonni, che, grazie ai bambini, loro rivivono quei momenti di tenerezza che sono trascorsi troppo velocemente con i loro figli. Ti renderai conto che, forse, non è mai avvenuta una mutazione, che loro sono sempre stati così, protettivi ed eroi, ma che tu non lo ricordi perché hai vissuto e tuttora vivi nella condizione di figlio, un ruolo che probabilmente, a volte, ti fa ricordare solo il loro essere, giustamente, severi.
Auguri Nonni.
(Però negare l’uso della paletta di legno, no! Nonni, ricordatevi che anche voi l’avete usata “quando eravate genitori”!)