Incastro: è la parola più usata dai genitori in questi giorni. Sono le settimane iniziali dell’infinità estate italiana. Perché da noi la bella stagione dura più che in altri paesi europei. Non soltanto dal punto di vista climatico, quanto perché il tempo della vacanze scolastiche é lungo, lunghissimo al punto da sembrare tal quale una linea retta.
Ed é qui che nasce la parola incastro. Succede che, finite le lezioni il 9 giugno (la ripresa sarà a metà settembre), il genitore italiano medio deve capire come impiegare i tre mesi di pit stop dei propri figli.
Quindi, se chiacchiererai con una mamma italiana, in questi giorni, ti sentirai dire: sto incastrandomi con mio marito, con i nonni, con la baby sitter e pure con la vicina di casa per garantire a mio figlio quantomeno di non rimanere solo in mezzo alla canicola.
Premessa: le vacanze scolastiche sono necessarie. I bimbi devono smarcarsi dalla routine delle lezioni, dei compiti, dell’alzarsi presto. Però é anche vero che non esiste un genitore che disponga di tre mesi di ferie. Bene: esistono i tempi d’estate. Evviva!
Alt: a quale costo? Con quale offerta?
Fatti due conti, per coprire almeno i due mesi di necessità, in Sicilia servono almeno mille euro, a Milano la quota raddoppia. Può addirittura triplicare se l’offerta del campo estivo si fa più avveniristica del semplice baby parking con animazione, giochi d’acqua e laboratorio creativo. Che già sarebbe tanto.
Ergo: per intrattenere i nostri bimbi ci vuole un capitale. Può anche accadere che i piccoli, scoraggiati dai 40 gradi all’ombra, non desiderino andare a correre sotto il sole cocente, insieme a una pletora di coetanei. Ecco i cori: “No mamma, al tempo d’estate no, fa caldo, mi stanco, mi annoio!”
A quel punto occorre procacciarsi in tutta fretta una tata a tempo pieno e, giustamente, anche i costi lieviteranno.
Ed é così che la bella stagione per le famiglie italiane diventa una sorta di incubo, un incastro di giorni, ore, minuti e secondi per capire a chi affidare i nostri bambini e come intrattenerli in queste giornate di afa. Passata l’esigenza, non sorprendiamoci se alla famiglia media non restano i soldi manco per un week end fuori porta. Succede ed anche più spesso di quanto si possa credere. Domanda: lo Stato italiano dov’è?
Il nostro paese é fanalino di coda tra i membri Ue per welfare dedicato alle famiglie. Se é vero che i nostri governatori poco possono fare per la canicola all’italiana, é anche vero che potrebbero studiare il modo per collaborare i genitori in questi tre mesi di vacanza.
Del resto, se la matematica non é un opinione, se un bambino ha tre mesi di vacanze estive e i suoi genitori hanno al massimo 20 giorni di ferie da giugno a settembre (deve andare bene), come si può risolvere l’arcano?
A incastro: i genitori per esempio possono prendere ferie separate, così da coprire 40 giorni. Le vacanze in fumo? Pazienza. Sfruttiamo poi una decina di giorni insieme ai nonni, che alle soglie degli ottant’anni, con il clima da forno crematorio, dovranno essere all’altezza di correre dietro ai loro nipotini. Resteranno però scoperti altri 40 giorni: niente paura, ecco la carta campo estivo, pazienza se occorrerà un piccolo prestito, sono soldi ben spesi.
L’estate: la stagione della sopravvivenza per le famiglie italiane. Siamo, del resto, la generazione dei boomers, delle famiglie mononucleari, del diventare genitori tra i 40 e i 50 (pure oltre talvolta). Siamo la generazione che non crede più nella famiglia come clan, vuoi perché non ci sono i numeri, vuoi perché mancano pure le condizioni. Siamo la generazione dei precari, che guadagna in media 1800 euro al mese, però in estate deve mettere in conto di spendere almeno il 30% dello stipendio per risolvere il problema figli. Ho volutamente usato un termine politicamente scorretto. La retorica dei “buoni” pensatori dice che i figli non sono problemi ma opportunità. Così dovrebbe essere. Spiegatemi però se non diventa un grattacapo per una normalissima coppia gestire questa stagione/gabbia, cercando di mantenere in asse l’economia, la serenità e quindi l’unione della famiglia?
La risposta ovviamente non l’avremo noi genitori. Dovrebbe darcela chi ci governa. Ed ecco il ministro Valditara, che formula l’ipotesi di accorciare il tempo delle vacanze estive. É questa la soluzione? O non si dovrebbe pensare a rendere più semplice la vita dei genitori lavoratori? In Italia sono venticinquemilioni le famiglie con bimbi in età scolare. Il reddito medio é di 33.000 euro, ma la metà delle famiglie non supera i 26.000. Il congedo parentale spetta ai genitori, che siano in costanza di rapporto di lavoro, entro i primi 12 anni di vita del bambino per un periodo complessivo, tra i due genitori, non superiore a dieci mesi.
Sono tra i numeri peggiori d’Europa.
Prima di tagliare di netto il calendario delle vacanze, chi governa dovrebbe riflettere anche e soprattutto su questi numeri.