Amo le vacanze invernali molto più di quelle estive. L’inverno è la mia stagione, le montagne sono il mio elemento naturale, le “grandi” altitudini sono la mia emozione d’eccellenza.
Ovviamente, organizzare un viaggio ad alta quota con un duenne non è semplicissimo. La prima volta da mamma in montagna è stata quando Raffaele aveva cinque mesi. Prese tutte le precauzioni del caso e seguite alla lettera le indicazioni del mitico professore Iacono, partiamo spediti, la direzione è Bressanone. Altri tempi. Raffi all’epoca faceva solo tre cose e le faceva alla perfezione: mangiava (latte materno. Soluzione salubre e comodissima, specie per chi viaggia), dormiva (ovunque e comunque) e, tra una cosa e l’altra, sorrideva. Ero convinta (povera illusa) che sarebbe andata avanti così per sempre. Quando mi confrontavo con le mamme veterane, annuivo diplomatica alle loro horror stories sulle prodezze dei duenni. Pensavo tra me e me: “Povere voi, il mio bambino è differente. È educato, compìto e gentile già da neonato. Figuriamoci quando sarà più grande”.
Un duenne in vacanza
Sbagliavo. Caspita se sbagliavo. I duenni sono duenni. Non mi inerpicherò in noiose e ripetitive definizioni di questi micro e adorabili delinquentelli. Vi parlerò in breve del nostro viaggio. Lo ammetto: ho ceduto alla tentazione dei racconti social, di quelli da fare su instragram in particolare. Mi sono fatta prendere la mano da feed e stories e (lo confesso) ho preso lezioni dalle mamme esperte, quelle da 15.000 followers a salire. Quelle che fotografano tazze fumanti e si beccano 2000 like (per intenderci). Ed è così che, nel mio piccolo, sono riuscita a condividere un paio di scatti veramente “ganzi”. Io e Raffi a pomiciare sulla giostrina ai mercatini di Bolzano. Ancora, io e il mio pargolo che battiamo dieci sulla neve del Cermis. Lui vestito da provetto sciatore e io con un paio di occhiali a specchio, che fanno (o almeno dovrebbero fare) tanto glam. Poi le foto versione famiglia Mulino Bianco. Io, Ale e Raffi allineati e tirati a lustro sotto l’austero campanile del duomo di Merano. Ed eccolo il carosello dei piatti tipici: canederli, strudel, bretzel, vin brulè e altre leggeresse, immortalate nei loro profili (e filtri) migliori. Standing ovation di like, messaggini, complimenti. Poi i vari: “Ma bravi che lo abituate a girare già così piccino!”
“Che dolce e come è felice sulla neve!”
“I canederli e lo speck li mangia anche lui, vero?”
Vacanze social?
Io a propinare le migliori emoticons a mia disposizione. Ad annuire, ringraziare per i complimenti, confermare quanto salubre sia contagiare l’attitudine al viaggio. Però…Non è tutto oro quello che luccica.
Vabbè, vi racconto la verità.
È arrivato il grande giorno, superiamo un paio di imprevisti dell’ultima ora e via, si parte. Giusto un km, Raffi fa la solita faccetta concentrata: “Mamma pupù!”
Mi comunica con il ghigno sardonico.
Provo a cambiarlo in macchina. Ma lui, agile come un Yuri Chechi dei tempi d’oro, sentenzia: “Mi devi cambiare a casa”.
Lo accontento. Cosa sarà mai un capriccetto prima della partenza. Ci aspettano due settimane da sogno. La faccio breve. Una volta tornati a casa, Raffi acciuffa il suo amato Cicciobello bua: “Lui viene con noi”. Ed è un anatema. In giro per i mercatini di Bolzano, il giorno dell’Epifania, ci muoviamo in comitiva: io, Ale, Raffaele, il passeggino di Raffaele, Cicciobello bua, il passeggino di Cicciobello bua e la valigetta da dottore in allegato con il bambolotto. Non vi dico la fatica per addentare un panino con la luganega. Con una mano teniamo il paninozzo, con l’altra facciamo una catena umana, che parte da me e finisce al peluche in braccio a Cicciobello. Ecco il trenino di Babbo Natale. “Mamma, voglio fare un giro”. Raffi è modestamente bellissimo nella seduta regale di Babbo Natale. Forza, dobbiamo organizzare uno scatto instagrammabile. Dobbiamo. Ale vuole desistere. Io insisto. Mi avvicino, Raffi mi guarda storto, piagnucola. Ale scatta in continuazione, finché non becca lo scatto perfetto. Il mio pargolo che pare dirmi: “Forza mammina mia, sali su e facciamo un giro insieme.”
Verità: “Mamma, basta, vattene, vattene ubito. Lascimi solooooo!”
Metto la dignità sotto le suole delle scarpe e cerco di fotografarlo mentre scorazza.
“Raffi, su, saluta, dì ciao mamma, che sto girando un video”.
“Ciao Aldo, ciao Fabio, ciao Anna, ciao Michele, ciao Terenzio”. Ha salutato almeno 50 nomi, ma non ha mai detto mamma?.
Secondo giorno: Trento
Piazza spettacolare. Selfino? L’ho allettato perfino con un peccaminoso Kinder Pinguì. Niente. Lì non c’è stato verso. Solo inguardabili foto sbilenche. Che tragedia (penso).
Eccoci a 1600 metri, in quel paradiso dolomitico che si chiama Cermislandia. Giochini montessoriani sparsi su una soffice coltre di neve, di lato bimbi che svolazzano a bordo degli slittini, sulle nostre teste ecco le cabinovia, che porta fino alla cima della montagna. Raffi sfoggia la sua tenuta da neve ed è perfetto: guanti, sciarpa, berretto, tutto rigorosamente impermeabile, tutto in pendant, tutto così bello da non sembrar vero. Via con gli scatti. Ne facciamo una decina di splendidi. Quella perfetta armonia però dura proprio il tempo di quei clic. Quindi Raffi si improvvisa in un ardito spogliarello. A quota 1600, con meno 4 gradi, lui toglie nell’ordine: guanti, sciarpa, berretto e si lancia sulla neve. Lui felice tra i giochini montessoriani e io che invoco lo spirito di Big Maria che mi dia pazienza, temperanza o quantomeno un banale consiglio per non perdere quel briciolo di lucidità rimasta.
Al rifugio ha ordinato polenta ai quattro formaggi e quando l’ha avuta davanti: “No pappa di bimbi piccoli mamma, io grande”. Veloce come un furetto, acchiappa la ciotola, punta il neonato del tavolo a fianco e gli imbocca una bella cucchiaiata di polenta al gorgonzola e taleggio. La continentalissima mamma del bimbetto, fortuna nostra, non fa una piega.
Potrei continuare e continuare ancora.
Una vacanza magica
Che dire però, a parte gli scherzi. È stata una vacanza magica. Non è facile macinare km con un duenne, ma è certo che quegli stessi km saranno i più magici e indimenticabili tra tutti i km percorsi, in ogni tempo e in ogni dove. Ogni tornante con dietro un tramonto, ogni cima nuova, qualsiasi borgo innevato ha fatto il paio con le 2000 domande di Raffi, che ci hanno fatto scoprire dettagli, ai quali, in altri tempi, non avremmo mai fatto caso. È stato merito suo se, dall’autostrada, abbiamo intravisto le “Pale di San Martino” (tra le cime dolomitiche più belle) ed abbiamo deciso di seguire l’orizzonte che disegnavano. È stato Raffi a farci scoprire il campanile sul lago ghiacciato. Noi intenti a cercarlo sul navigatore e lui che lo aveva già puntato in lontananza. Sempre Raffi ci ha mostrato una cripta “magica” nel duomo di san Virgilio a Trento. Grazie a Raffi abbiamo conosciuto, passo passo, il comune di Tirolo, 2000 anime, ma una storia così lunga e interessante, che merita almeno un altro articolo.
Potrei continuare all’infinito. Ho scherzato un po’ sulla recente mania del volere fotografare tutto, così da non perdere nulla. La verità è che gli scatti più belli non si lasciano catturare se non dai ricordi. Sono attimi talmente preziosi, che restano riservati laddove nessuno può trovarli. Ne abbiamo collezionati parecchi in questi giorni. Insieme a stanchezza, incazzature, qualche litigio. Ma anche questi non sono forse ingredienti indispensabili per costruire certi piccoli castelli di felicità necessari per affrontare la vita di tutti i giorni?
Ps: La foto di copertina è una di quelle assolutamente scartate tra le quelle “ganze” per instagram?. Credetemi: non credete alle foto bellissime di instragram. Nella maggior parte dei casi (le mie in testa a tutte) sono un simpaticissimo bluff?.
Questa vacanza è stata una coccola e ci siamo sentiti fortunati nel potercela concedere, dopo un periodo ed un Natale non proprio “facili”. Ci ha regalato delle belle conoscenze, tra queste Dafne, Diana, Sofia, Stella ed Eleonora. Bimbette adorabili, da cui Raffi si è fatto stracoccolare.
Il Trentino Alto Adige è una regione meravigliosa per i suoi paesaggi e l’aria che vi si respira. È ultra efficiente per la vita che vi si conduce ed ha attenzioni singolari per le famiglie. Lì tutto è facile. Solo così riesco a spiegarvi cosa ho provato in dieci giorni di permanenza.
Le Dolomiti sono aria. Sono il punto di incontro tra noi comuni mortali e l’Eterno.