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In Utin al tempo del Covid, il professore Vitaliti ci racconta questi dodici mesi

Il focus di uno dei principali reparti di terapia intensiva neonatale dell'Isola

Le Utin sono reparti pregiati. Lì, da sempre, le piccolissime vite vanno custodite e schermate dal mondo di fuori . In Utin mascherine, guanti e camici si usano comunemente e poco importa se il tempo sia o meno quello della pandemia.

Il Covid ha ovviamente reso più ferree le regole di questi reparti/scrigno. Se già prima dell’emergenza le visite erano concesse solo ai genitori, oggi le regole sono diventate più rigorose. Non si dimentica mai l’umanità, perché non vi è nulla di più doloroso di un genitore che non può stare accanto al suo bambino, specie quando questi non sta bene.

Di questo ha piena contezza il professore Marcello Vitaliti, pediatra e primario del reparto di Terapia intensiva neonatale dell’ospedale Civico di Palermo. Il professore Vitaliti nelle prime settimane di pandemia, quando l’imperativo categorico è stato chiudere tutto quanto era possibile, mise a disposizione la sua utenza telefonica e il suo account di videochiamata, affinché i papà e i nonni potessero vedere i loro piccolini. Grande fu la gioia e la gratitudine delle famiglie, che vivevano la difficile esperienza della Tin.

Professore, un periodo difficile, che lei però riuscì ad addolcire

Era il minimo. Sappiamo bene quanto sia importante per i genitori e per il piccolo la vicinanza. Nel nostro reparto abbiamo sempre incoraggiato la presenza della coppia, che ha effetto rasserenante è terapeutico per la triade.

Ora quali sono le regole?

Le mamme ricoverate hanno accesso in tin e possono allattare tutte le volte che è necessario. Una volta dimesse, abbiamo dovuto mettere il filtro del tampone, che è necessario come garanzia e tutela dei nostri pazientini. Se la mamma per qualsiasi ragione non fosse in condizioni di accedere alla Tin, lo farà il papà, ovviamente dopo aver  verificato di essere negativo al Covid.

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Quali i numeri in questo ultimo anno?

Sono sovrapponibili a quelli dell’anno procedente, con un lievissimo scostamento al ribasso. Abbiamo avuto 350 bimbi ricoverati. Sottolineo che nessuno di questi è risultato positivo al Covid. Nella nostra azienda ospedaliera, che non è centro ostetrico Covid, hanno però partorito una decina di donne Covid positive, i cui bimbi erano sono risultati negativi, a conferma che il virus non passa da mamma a bimbo e che sono peregrini i casi di bimbi nati con positività al Sars Cov.2.

Nei casi di mamme positive, abbiamo attivato i nostri protocolli di isolamento e prevenzione, posto in essere tutte le procedure e quindi trasferito, appena possibile, mamma e bambino nel centro ostetrico Covid.

Allattare in tempi di Covid, specie se la mamma è positiva, è possibile?

É possibile ed auspicabile. Se la mamma è positiva ed è asintomatica o ha pochi sintomi può allattare il suo bambino, eseguendo tutte le regole che le verranno fornite dal personale sanitario. Allattare è il più grande dono che possiamo fare ai nostri bimbi. Il latte materno è nutrimento e difesa, essendo un potente antivirale e antibatterico. In tema di allattamento approfitto per lanciare un appello. Abbiamo in ospedale la banca del latte. Ahimè le mamme hanno paura a donare in questo difficile momento storico. La donazione però è sicura quindi invito a donare. Tutte le info si possono trovare sul sito web dell’ospedale Civico.

Quali sono le difficoltà più grandi di questo periodo pandemico?

Sicuramente essere arretrati di 20 anni nella gestione degli accessi della coppia. Circostanza che ci costa tantissimo e che speriamo di superare presto. É doloroso inoltre non poter mettere una mano sulla spalla dei genitori, che quando hanno un figlio in Tin ne necessitano tanto. Nei nostri reparti viviamo storie difficili: bimbi prematuri, bimbi nati in condizioni di salute critiche, bimbi che ahimè non ce la fanno. Le Tin sono reparti di contatto: il personale aiuta la mamma ad allattare avvicinandosi a loro. Noi sanitari abbracciamo i genitori per dare loro coraggio. Oggi tutto questo non è possibile ed è doloroso. Un sorriso però arriva dal vaccino. Confidiamo nell’immunità, così da tornare a portare speranza piena nei nostri reparti.

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