Il Buccheri la Ferla di Palermo uno dei principali punti nascita del sud Italia. A dirigerlo è una dottoressa, che in questa testata abbiamo più volte definito come una lady di ferro della ginecologia. La dottoressa Maria Rosa D’anna, infatti, coniuga forza a dolcezza. In piena pandemia, seppure nelle incertezze e nei timori, ha sempre seguitato a dichiarare che il Covid non può fermare la vita che nasce. I numeri le hanno dato ragione.
Negli ultimi dodici mesi al Buccheri la Ferla vi sono stati 2000 parti, con 2150 nati, considerati i gemelli (l’ospedale è il centro di riferimento dell’Isola per i parti gemellari).
Abbiamo chiesto alla dottoressa D’Anna di fare il punto sulla situazione Covid in reparto, così da individuare anche un focus relativo alle gravide in pandemia.
Dottoressa D’Anna, ci racconti di questo anno?
É stato sicuramente un anno difficile, uno dei più duri della mia carriera. Siamo stati investiti dall’emergenza Covid d’improvviso. Non avevamo avuto il tempo di attrezzarci, abbiamo dovuto riorganizzare, dall’oggi al domani, il percorso nascita, le nuove norme igieniche e di accesso. In tutto ciò c’era e c’è una priorità: la serenità delle nostre pazienti, che ovviamente con l’insorgere della pandemia hanno visto triplicare le loro ansie. Per noi però la paziente viene prima di tutto. Ci abbiamo messo tutte le forze a disposizione per far sì che alle future mamme non mancasse quell’approccio emotivo, fondamentale per affrontare il travaglio e il parto.
Quale l’occorrenza più difficile?
Sicuramente il non poter fare accedere i papà in sala parto. A marzo abbiamo dovuto chiudere, abbiamo potuto riaprire nel periodo estivo, salvo poi richiudere in autunno. Da qualche giorno i papà possono di nuovo accedere, dopo però aver fatto tampone molecolare. La sicurezza prima di tutto. Per noi però la presenza della triade durante il travaglio e il parto è fondamentale. Non diciamo nulla di nuovo, è la stessa Oms a raccomandarlo. Una donna in travaglio necessita della vicinanza confortante del partner o comunque di una persona da lei indicata. Il momento del parto poi è irripetibile, è un fase cruciale per la nuova famiglia. Riuscire a ridare alle nostre pazienti questa opportunità riempie a me e a tutto il mio staff il cuore di gioia. Il Buccheri ha sempre promosso la cultura della condivisione e dell’unione della triade. Il Covid ha creato uno stallo, che speriamo di aver definitivamente superato.
Avete anche dovuto fronteggiare delle emergenze Covid in reparto?
Noi non siamo centro ostetrico Covid. É successo a inizio pandemia che qualche partoriente sia risultata positiva ed abbiamo avuto modo e tempo di trasferirla al centro ostetrico Covid. Ovvio però che se viene una donna in fase avanzata di travaglio, anche se Covid positiva, partorisce da noi. Abbiamo avuto qualche caso del genere, abbiamo posto in essere il percorso Covid, il tutto con successo e senza mettere a rischio la salute delle altre pazienti.
Le pazienti come stanno vivendo questi mesi?
I primi tempi sono stati molto ardui. Il Covid era un temibile e perfetto sconosciuto già per noi medici, figurarsi per le nostre gravide. L’angoscia era un sentimento che vivevano le nostre pazienti già una volta in ospedale. Temevano di infettarsi e di mettere a repentaglio la vita loro e del nascituro. Quando il piccolo veniva alla luce, temevano che questi potesse contagiarsi, vedevano l’allattamento come un rischio. É stato difficile gestire le ansie, ma possiamo dire che ce l’abbiamo fatta. Abbiamo ascoltato, consolato e comprese le nostre mamme. Consideri inoltre che le neo- mamme non hanno potuto contare su assistenti familiari, ma l’istinto materno e il sostegno di medici, paramedici e se è stato il caso anche di psicologi, ha fatto sì che in linea di massima le nostre pazienti abbiano reagito bene.
Con il passare dei mesi, conoscendo meglio la malattia da Covid e in qualche modo imparando a conviverci, molti terrori si sono stemperati. Oggi ovviamente si confida nel vaccino.
Quale il momento più doloroso?
Dovete sapere che i reparti materno infantili sono per antonomasia i reparti della gioia. Talvolta però possono essere anche quelli del dolore. Vi sono donne che subiscono il lutto della perdita intrauterina del loro piccolo, donne che vedono morire il loro bimbo appena nato. Il Covid ha reso molto difficile sia la gestione della gioia, che quella del dolore. Anche di fronte a casi drammatici, abbiamo cercato di dare tutto il sostegno possibile e corale alle nostre pazienti, anche contando sul nostro staff di psicologi. Anche questo è uno dei motivi per cui ricorderemo il Covid.
Covid e canali telematici, li state usando?
Assolutamente sì. I mezzi telematici e la rete sono una grande risorsa: organizziamo i corsi pre-parto online, abbiamo utilizzato le videochiamate per far assistere i papà al parto, abbiamo creato gruppi whatsapp dedicati per stare vicini alle nostre pazienti.
Il sogno per i prossimi mesi?
Che la pandemia ci dia tregua. Che possa ristabilirsi la forza della triade così per come noi la intendiamo nei momenti di travaglio, parto e post partum, che ripartano le donazioni alla nostra banca del latte, occorrenza tanto importante per aiutare bimbi che necessitano di latte materno (tutte le info per donare si trovano sul sito web del Buccheri la Ferla). Mi auguro anche che prosegua l’ondata di un traguardo ottenuto: da quando in reparto circolano meno cose e persone, sono state ridotte in maniera seria le infezioni ospedaliere. Questo deve servirci da buon insegnamento, anche quando la pandemia sarà solo un ricordo e speriamo accada presto.