Giorgia Butera ha il dono del sapere vivere e di trasmettere una grande voglia di stare al mondo. Occhi scuri, carichi di buoni propositi. Una parlantina, che aggancia storie di ieri, oggi e domani. Progetti, tantissimi, al punto che, dopo aver scambiato quattro chiacchiere con lei ti viene da chiederti dove prende il tempo e le energie per fare le tantissime cose che fa.
Sociologa della comunicazione, innamorata dei Diritti umani, per i quali si batte anima e corpo, senza dare spazio ad alcuna retorica. È presidente della Comunità Internazionale “Sono una bambina, non una sposa” e dell’associazione Mete Onlus. La sua vita quotidiana è una mission spontanea: dare agli altri quel che loro spetta, ma sovente viene negato. Giorgia, occhi dolci, dentro un viso dai bei lineamenti, nell’anima la forza, di pancia e di cuore, di chi ha vinto ed ancora vuole vincere tante battaglie. Giorgia, una di quelle persone che, una volta conosciute, pensi che non vorrai mai perdere di vista, perché ha il pregio di saper donare senza la pretesa del ricambio, perché ha entusiasmo e te ne contagia, perché ha un’anima bella e le anime belle sono preziose e rare.
Giorgia, come nasce questa spinta verso gli altri
È nata in maniera del tutto naturale. Frequentavo l’asilo e quando vedevo i miei compagnetti piangere desideravo con tutta me stessa che smettessero. Ero una piccina già grande. Ho un ricordo nitido poi delle scuole medie. Una mia compagna che aveva una condizione familiare difficile: la mamma la picchiava. Lei si confidava e un giorno io le baciai uno dei suoi lividi. Lei mi guardò riconoscente e poi mi scrisse un biglietto: “Sei tu la mia mamma”, quella frase mi spiazzò. Eravamo coetanee, ancora bambine. Ne ho un ricordo immediato e perfetto.
L’amore per gli altri è diventato anche un grande amore per l’Africa
Ti svelo un segreto, già nel mio nome era scritto il mio destino. Mi chiamo Giorgia per la bellissima canzone “Giorgia in my mind” di Ray Charles. L’Africa ha sempre fatto parte di me. Sono cresciuta nel culto di Nelson Mandela e poi da grande ho avuto la fortuna di lavorare a fianco di Gino Strada. L’Africa è la mia Africa: la amo, ci sono stata tante volte. Quando sono lontana, la tengo vicina grazie ai mezzi di comunicazione: le chat, le videochiamate. È parte del mio mondo. Pensa che da piccola, nel centro storico di Palermo, dove viveva mia nonna, c’era la casa di una signora che aveva in casa, oltre ai suoi figli naturali, anche dei bellissimi bimbi africani. Vedevo quel miscelarsi di suoni, voci, lingue e usanze e sono cresciuta con quel concetto di famiglia. Chi mi conosce sa bene che anche casa mia è una famiglia allargata, dove mi piace accogliere i miei tanti amici: palermitani, africani, di tutto il mondo.
Chi è il tuo faro nella tua mission di vita?
Mi sono sempre ispirata ai grandi uomini, quelli che lasciano una scia, coloro che ti danno in eredità un esempio concreto. Ho citato Mandela e mi piace anche citare Tiziano Terzani, giornalista e scrittore toscano. Ho letto d’un fiato tutti i suoi libri rimanendo incantata dalla sua vita, dalla sua idea di rispetto e integrazione. Una cosa su tutte mi ha folgorata. Un dettaglio piccino eppure grande. Terzani ha voluto a fianco della sua tomba una conchiglia piena d’acqua. Non statue, non vasi di fiori. Una conchiglia sempre piena d’acqua cosicché gli uccellini possano avvicinarsi e dissetarsi. Cosa più bello di questo gesto?
Giorgia e le sue passioni
Leggere e scrivere sono due punti cardinali nella mia vita, sin da quando ero piccina e sognavo di diventare scrittrice. Ho già scritto diciannove libri ed è quasi pronto il prossimo. Adoro i giornali, pensa che da bambina leggevo già i quotidiani. La musica è poi un altro grande pilastro, adoro visceralmente Lucio Dalla, la sua canzone Felicità mi fa vibrare le pareti del cuore. Amo stare con i miei tantissimi amici e credo di essere una donna fortunata ad avere così tanta bella gente intorno. Un altro mio pallino: organizzare: feste, eventi, spettacoli che abbiano al centro i bambini. Adoro stare con loro e loro con me si divertono tantissimo. A giugno scorso ho organizzato una festa multiculturale dedicata ai più piccini: la gioia si respirava nella sua interezza.
La tua vita però non sempre è stata facile
Parto dal titolo del libro che sto scrivendo “Di catastrofi ne sono maestra”. Ho avuto due eventi che hanno segnato profondamente la mia vita: qualche anno fa un brutto incidente d’auto in centro a Palermo, che mi ha provocato una lesione alla colonna con serie ripercussioni. Sono stata immobile per diverso tempo e ho avuto anche dei danni, che condizionano tuttora la mia vita. Ho avuto modo di riflettere, di comprende, di capire e di dedurre, che non ci si debba mai arrendere, anzi, che si deve prendere di petto la vita con i mezzi a disposizione. Sia nel pieno delle proprie facoltà fisiche, sia quando queste sono limitate. Lo scorso anno un’altra grandissima batosta: mi viene diagnosticato un tumore ad altissimo grado di malignità. Mi è caduto il mondo addosso e ho avuto una paura sconfinata. Ho poi razionalizzato e mi sono affidata totalmente ai medici. Dalla diagnosi è passato quasi un anno, sono stata operata, un intervento lunghissimo con un decorso dolorosissimo. Ci sono stati attimi in cui ho temuto di non farcela. A breve inizierò la chemio, la cosa da un lato mi spaventa, dall’altro mi fa sperare che presto questo capitolo sarà definitivamente chiuso. La malattia mi ha insegnato il grande valore della prevenzione. Ho scoperto il mio tumore a seguito di un banale screening, al quale mi sottoponevo annualmente. Non fosse stato per quell’esame oggi forse non sarei qui. La prevenzione è fondamentale. Ho deciso che ne parlerò sempre: in qualsiasi evento, a qualsiasi latitudine.
Il tuo più grande traguardo?
Ho nel cuore i tanti sbarchi di immigrati. La mia presenza come attivista. Il riuscire a fare qualcosa per chi non ha più nulla. In quel mondo trovi tutto il dolore del mondo: la povertà, la malattia, la violenza, la disumanità. Ed ancora ho nel cuore il mio intervento alla Conferenza dei Diritti Umani di Ginevra nel 2015. Mi sono chiesta, perché il mondo ascolta me?
E che risposta ti sei data?
Che mi ero creata una credibilità tramite azioni concrete. Purtroppo nel mondo del volontariato, dell’attivismo, la mistificazione e la retorica sono sempre dietro l’angolo. Chi agisce e muove davvero le cose però si riconosce. Chi bluffa prima o poi viene scoperto.
Sogni nel cassetto di Giorgia Butera?
Vorrei fare due viaggi, in due paesi diversi ed agli antipodi: uno nei Fiordi norvegesi e un altro nella mia Africa. Lì sono stata tante volte, mi piacerebbe però tornare per un periodo lento, solo mio, decontestualizzato da formalità e protocolli. E poi mi piacerebbe danzare, organizzare qualcosa che abbia a che fare con la danza: è una mia grande passione, un altro vibrato della mia anima.
Te lo auguriamo di cuore.
Grazie Giorgia e ad maiora!