Una convivenza pacifica con il Covid non solo é possibile, ma deve essere assolutamente auspicabile. Ne è certo il professore Antonio Cascio, infettivologo e primario al Policlinico di Palermo.
Le sue “pillole di fiducia”, che rincuorano anche sui social, arrivano dall’esperienza clinica, maturata in due anni di lotta al Covid e dall’osservazione dei passi avanti della ricerca. Il Covid non solo, come osserva Cascio, sembra essersi rabbonito, ma oggi viene contrastato da terapie efficaci, che tutelano anche i soggetti più fragili, quindi più esposti al rischio di manifestazioni cliniche importanti del virus.
Professore, quali le armi anti Covid oggi a disposizione anche per i più fragili?
Oggi abbiamo un’arma in più per difendere dal Covid le persone immunodepresse che non hanno risposto alla vaccinazione. L’associazione di anticorpimonoclonali, tixagevimab, cilgavimab denominata Evusheld è stata autorizzato in via temporanea per la profilassi pre-esposizione dell’infezione da SARS-COV-2 in soggetti di età pari o superiore a 12 anni con grave stato di compromissione del sistema immunitario e in presenza di sierologia negativa. Il lavoro appena uscito sul NEJM ne dimostra l’efficacia.
Il Covid deve farci meno paura?
I contagi sono ancora numerosissimi e corrono veloci, ma a questi numeri dobbiamo abituarci, anche perché vi faremo i conti per anni. Il virus mutando è diventato più contagioso ma meno patogeno. Quindi sarebbe giusto iniziare a trattarlo come un’influenza. I vaccini hanno fatto e stanno facendo la loro parte, proteggendo chi viene colpito da sintomi importanti e di fatto riducendo ospedalizzazioni ordinarie, in intensiva e decessi.
Come si comporta oggi il virus?
Come un virus influenzale molto contagioso che provoca tante infezioni asintomatiche, seppure con possibilità di severe manifestazioni cliniche fra i soggetti fragili e i non vaccinati.
Quale il cambio di rotta da Lei auspicato?
Trattiamo il Covid come un virus influenzale, quindi: semplificazione delle procedure, snellendo le farraginose regole su isolamento e quarantene. Riconversione alla loro iniziale funzione dei reparti dove oggi vengono ricoverati pazienti positivi al tampone ma senza sintomi respiratori.
A mio avviso i positivi senza sintomi respiratori o comunque senza complicazioni dovute al virus, dovrebbero essere ricoverati nei reparti specialistici deputati alla patologia che li ha fatti accedere in ospedale (ortopedia, gastroenterologia, chirurgia) e in tali reparti potrebbero essere ospitati in stanze insieme ad altri pazienti positivi al tampone. Questa strategia esiste e si chiama “isolamento di coorte”. Tali pazienti potranno assumere i farmaci antivirali in modo che l’entità e la durata della loro contagiosità si riduca e che vengano prevenute le complicanze.
I pazienti, che dovessero avere avuto un contatto stretto ospedaliero con i malati suddetti, potrebbero assumere i farmaci antivirali come profilassi post esposizione. Ovviamente per alcune condizioni specifiche dovranno esser fatte alcune eccezioni, mi riferisco alla tutela massima di soggetti fragili e anziani. A ogni modo, è arrivato il momento di semplificare, così da rendere più agile ed efficiente il sistema sanitario, ancora fortemente provato dall’emergenza pandemica.