C’è una quarantenne ricoverata in fin di vita per Covid all’ospedale Cervello di Palermo. Non era vaccinata, le sue condizioni di salute generali, prima della malattia, erano buone, a parte l’essere trombofilica. Un dettaglio? Sicuramente no, va pur specificato, come confermano i medici, che la trombofilia non è una condizione peregrina, soprattutto nelle donne. Si stima che l’8% della popolazione italiana abbia una delle quattro mutazioni che la determinano. Generalmente i trombofilici possono avere una vita normale, spesso non sanno neppure di essere tali. Con il Covid cambia tutto, perché una delle sintomatologie più gravi con le quali si presenta, è proprio quella tromboembolica. Ed allora un trombofilico silente, che possibilmente non ha mai avuto sentore della sua condizione, può sviluppare una malattia grave, come nel caso della donna ricoverata al Cervello. Di trombofilia si è parlato tanto associandola ai vaccini. A un aumento di rischi per i trombofilici sottoponendosi a determinati sieri anti Covid. Si è parlato forse meno di quanto letale possa diventare il Covid in chi ha problemi di coagulazione, manifesti o latenti. L’allarme arriva dai medici, che ormai implorano la gente: “Vaccinatevi. Soprattutto in presenza di altre patologie, poiché l’offerta vaccinale è ampia e può essere adeguata alle condizioni di ciascuno, salvo ovviamente casi eccezionali.”
La fotografia della condizione in Sicilia resta seria: da lunedì l’Isola sarà zona gialla, anche se di fatto non dovrebbero cambiare molto le cose, a parte l’obbligo di mascherina pure all’aperto e un massimo di commensali ai tavoli dei ristoranti di quattro persone, fatta eccezione per i nuclei familiari (la regola sarà rispettata o aggirata come già accaduto nei mesi scorsi?). La media dei contagi quotidiani, da settimane, non scende mai sotto i 1000.
La dottoressa tiziana Maniscalchi dell’ospedale Cervello: non vaccinati in condizioni gravi che ribadiscono il dissenso al siero anti Covid
“La condizione è critica, dice la dottoressa Tiziana Maniscalchi, primario facenti funzioni al Pronto Soccorso dell’ospedale Cervello di Palermo, il principale Covid hospital dell’Isola. Ogni giorno accedono da noi 30 persone, di queste più di quindici vengono ricoverate, moltissimi in condizioni serie. Per lo più si tratta di non vaccinati, solo una minima parte dei nostri pazienti ha ricevuto la doppia dose e confermano un andamento più lieve della malattia. Capita che ricoveriamo l’anziano con comorbilità, che, pur avendo completato il ciclo vaccinale, manifesta una malattia da Covid seria. Ciò non deve fare perdere fiducia nei vaccini, poiché è scientificamente provato che un soggetto immunocompromesso, o sottoposto a determinate terapie, può avere un risposta inferiore al vaccino. Per questo i soggetti fragili vanno protetti ancora di più. Succede anche che ci siano i no vax irremovibili, che anche con l’ossigeno attaccato al viso ribadiscono che non si sottoporranno mai ad alcun tipo di vaccino. Una mentalità integralista, che rischia di fare danni grossi. Siamo da settimane in una particolare fase di plateau pandemico in Sicilia: non ci sono rialzi, ma neppure accenni alla discesa. Numeri di contagi molto alti, aumenti delle terapie intensive ed ahimè temo che nei prossimi giorni aumenterà anche il numero dei decessi.”
Alla dottoressa Maniscalchi, fa eco il collega Marco Battaglia, pneumologo sempre all’ospedale Cervello di Palermo.
“Stiamo osservando una condizione molto simile a quella di marzo scorso quanto a criticità, dice il dottore Battaglia. La differenza è che è aumentato il numero di giovani in condizioni serie, ovviamente parliamo nella stragrande maggioranza di non vaccinati. Le varianti circolanti sono molto più contagiose, il liberi tutti ha fatto il resto. La maggior parte dei trentenni e quarantenni che accedono in ospedale finiscono in intensiva o semintensiva. Che non siano in rianimazione non equivale a una condizione non grave, poiché a volte noi medici scegliamo di evitare, laddove possibile, l’intubazione che è una procedura molto invasiva e con tanti ‘contro’. Faccio fatica a comprendere i no vax, in un momento in cui il virus circola in maniera incondizionata, andando ormai a colpire tutte le fasce di età. L’invito è a vaccinarsi, ma anche ad avere cautela nella vita sociale. Sono per la mascherina all’aperto, soprattutto in un periodo in cui osservo affollamento praticamente ovunque: in spiaggia, nei locali, nelle strade dei centri turistici. La bella stagione e l’allentamento delle restrizioni ci hanno fatto perdere di vista l’allarme, che però è verificato dai dati, che restano molto allarmanti e temo che andranno a peggiorare.”
Il professore Antonio Cascio, infettivologo e primario al Policlinico di Palermo, punta un faro su un’occorrenza diventata comune: i positivi che non si autodenunciano
“Ahimè succede, dice il professore Cascio, che in molti, di fronte a sintomi sospetti o dopo aver avuto contatti con positivi, facciano il tampone cosiddetto casalingo, facilissimo da reperire nelle farmacie. Risultano positivi e non si autodenunciano per timore della ‘reclusione’ in casa. Non osservano alcuna norma di isolamento preventivo, ma anzi fanno regolarmente vita sociale, mettendo a rischio chiunque gli capiti sotto tiro. Il Covid è una malattia molto contagiosa e le ultime varianti lo sono particolarmente. Invito la gente al buon senso. Con il Covid non si scherza. Chi è positivo deve autodenunciarsi, anche in assenza di sintomi. Deve farlo per sè ed anche per senso civico.
In merito al green pass ribadisco il mio essere favorevole, anche se non lo considero strumento sufficientemente valido per contrastare l’epidemia. Darei il green pass solo a coloro che hanno ricevuto due dosi di vaccino o che hanno superato l’infezione da Sars CoV-2. Il gestore di un locale richiedendo il green pass avrà la coscienza a posto nel suo locale, ammesso che qualcuno contrarrà l’infezione non finirà in ospedale. Al contrario, ritengo che il gestore di un locale che non richiede il green pass dovrà sentirsi responsabile delle ospedalizzazioni e delle morti causate da infezioni contratte nel suo locale. Ovviamente il concetto è da estendere a tutti i posti di lavoro. Un direttore di una azienda che richiede il green pass ai suoi dipendenti non potrà mai essere accusato di aver provocato l’ospedalizzazione o la morte dei propri dipendenti, al contrario il direttore che non lo farà potrà essere ritenuto responsabile di quanto sopra. In buona sostanza ritengo che il green pass non debba essere considerato uno strumento sufficientemente utile per contrastare l’epidemia, ma dovrebbe essere considerato un mezzo per garantire la sicurezza dei propri dipendenti e dei clienti che grazie alla vaccinazione non correranno il rischio di finire in terapia intensiva.”
Un altro segnale di preoccupazione arriva dall’ospedale Di Cristina dei bambini di Palermo
Il dottore Salvatore Giordano responsabile del reparto di Malattie infettive, che gestisce l’emergenza Covid pediatrica da inizio pandemia, denuncia un aumento dei casi: “Solo oggi, dice il dottore Giordano, abbiamo dieci positivi e molti casi sospetti, che verificheremo nelle prossime ore. Al momento nessuno dei bimbi è in condizioni gravi, ciò non vuol dire che si possa stare tranquilli. Le nuove varianti sono molto contagiose e stiamo verificando che arrivano con più facilità anche alla popolazione pediatrica. Il Covid anche nei bimbi può presentarsi con sintomi gravi a carico dell’apparato respiratorio, circolatorio, neurologico. Non abbassiamo la guardia, vacciniamoci anche per tutelare i nostri bambini ed evitiamo di esporli a situazioni di rischio.”