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Come socializzano i bambini

Le fasi del processo che porta i piccini a relazionarsi con gli altri

 

La socializzazione del bebé 0-3 anni

 La mamma è il primo legame che il bimbo ha con il mondo esterno. Le prime opportunità di socializzare si creano di solito all’interno della famiglia. Mamma e papà possono contribuire a rendere il loro bambino sicuro e protetto, offrendo tutta l’attenzione fin dall’inizio.

Tante mamme si domandano quale sia il momento migliore per iniziare la socializzazione. Gli studiosi, tra cui lo psicologo americano Bruner ( Fonte: Bruner, Jerome S. Early social interaction and language acquisition. Studies in mother-infant interaction (1977): 271-289) raccomandano il contatto precoce dei bimbi con altre persone al di fuori dell’ambiente familiare, perché questo aumenta la capacità di socializzare in seguito; infatti consigliano alle mamme di portarli, spesso e fin da bebè, al nido o negli spazi dedicati agli incontri tra coetanei.

Le tappe della socializzazione sono un percorso affascinante e ricco di bellissime sorprese che stupiranno anche le mamme. Quindi non risparmiate le uscite sociali in compagnia dei vostri piccoli, ne trarrete beneficio entrambi. Parola dei medici della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale che raccomanda vivamente una giusta dose di mondanità anche ai piccoli.

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Tappe della socialità

La vita è davvero fatta a scale, soprattutto per i neonati, che devono in ogni momento salire un piccolo gradino per volta e imparare le regole del mondo che abitano. Che avventura grandiosa! Prendendo spunto dalla guida dell’AAP (American Academy of Pediatrics) si può tracciare una tabella sommaria delle tappe principali che caratterizzano lo sviluppo comunicativo e sociale dei piccoli.

Nei primi 3 mesi di vita

Il bebè è in grado di instaurare un rapporto speciale con la sua mamma. Attraverso le lacrime, i movimenti del corpo, sorrisi o grida, riesce a esprimere i suoi bisogni e manifesta i suoi desideri.

Dalla nascita a 6 mesi

Già dai primi due mesi di vita un bambino inizia a sorridere. Ecco il grande momento magico. Il contatto comunicativo tra voi e il vostro piccolo è finalmente avvenuto! Il sorriso del tuo bambino, in particolare il primo, è uno dei momenti più gratificantiper i genitori perché si manifesta la sua felicità nel riconoscere un volto famigliare.

Da 6 a 12 mesi

E’ il momento dell’ansia da separazione dalla mamma. I bambini grideranno spesso e intensamente quando hanno paura. Fortunatamente, questo periodo è anche segnato dalla crescenteinterazione socialecon i propri cari e, spesso, dalle prime parole e gridolini di gioia al manifestare le sue sensazioni di benessere e contentezza.

Da 12 a 18 mesi

In questo periodo della loro vita, i piccoli tendono a far valere i propri desideripiangendo e strillando. I genitori possono trarre conforto nel sapere che non solo sono manifestazioni di carattere perfettamente naturale a questa età, ma anche che la tendenza a scatenarsi si calmerà un po’ con lo sviluppo fisico e verbale dei bambini.

A circa 18 mesi

I genitori noteranno che i loro bambini stanno iniziando a esprimere le emozioniderivanti dai sentimenti che percepiscono da chi gli sta vicino. Ad esempio, quando un fratello piange o sembra triste, un bambino di 18 mesi può mostrare segni di empatia. Questo è incoraggiante per i genitori, perché è la testimonianza che il quoziente emotivo del loro bambino è in aumento.

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Evviva il nido

L’asilo nido accoglie i bimbi dai 3 mesi ai 3 anni di età ed è un ottimo luogo di socializzazione, favorisce l’equilibrio psico-fisico, aiutando il piccolo a superare le difficoltà proprie dell’età e sviluppa quelle doti affettive e relazionali utili per costruire un’esperienza di vita ricca ed armonica. Il nido è il primo giro sulla giostra della vita. Offre un assaggio di quella importante esperienza educativa che è la scoperta dell’altro, in un contesto esterno a quello famigliare. Da oltre 20 anni la Rete Europea per l’Infanzia della Commissione Europea si occupa di offrire il massimo comfort, quali l’accessibilità, la soddisfazione delle famiglie, personale formato, arredi e uno stile di vita sano che il nido deve garantire.

L’importanza della fiducia

La teoria socio-culturale dello psicologo russo Vygotskij (Fonte: Vygotsky, Lev Semenovich. Mind in society: The development of higher psychological processes. Harvard university press, 1980) sostiene che i genitori debbano aiutare il bambino ad espandere non solo la sua base di conoscenza, ma anche la sua capacità di interagire in modo indipendente e con fiducia con gli altri.
Favorire fiducia ed indipendenza in neonati e bambini offre loro una solida base di amore e di sicurezza, basilare per sentirsi fiduciosi verso il mondo che li circonda. Essere attente a rispondere ai bisogniaiutando il bambino a costruirsi un’idea di un mondo come un luogo sicuro, favorisce l’interazione. Come i bambini crescono, sia fisicamente che emotivamente, i genitori dovrebbero incoraggiare e aiutare i loro sforzi di indipendenza, permettendo loro di iniziare a prendere alcune decisioni nella loro vita quotidiana.

Ai bambini piacciono anche gli altri

Mentre mamma e papà sono tutto ciò di cui un bimbo ha bisogno all’inizio, con la crescita e la scoperta del mondo, i bambini diventano curiosi e iniziano a mostrare interesse anche per altre persone. Margaret Mahler, psicologa infantile e autrice di moltissimi libri sull’argomento, ha sottolineato l’importanza per una mamma di dedicarsi ad aiutare il suo piccolo nei primi tentativi di socializzazione col mondo esterno.
Verso i primi 6 mesi di vita, molti bambini sperimentano il loro primo attacco di ansia da separazione dalla loro mamma (Fonte: Mahler, Margaret S. A study of the separation-individuation process: And its possible application to borderline phenomena in the psychoanalytic situation.The psychoanalytic study of the child, 1971). Le mamme attente sapranno che questo è il momento di rassicurarli facendosi trovare nelle vicinanze, magari andando nell’altra stanza e facendo risuonare la propria voce.

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Facce simpatiche

Naturalmente, i bambini, proprio come noi adulti, si divertono di più a socializzare quando le persone che hanno intorno sono allegre e sorridenti. I genitori dovrebbero cercare nuove opportunità di interazioni con altri bambini della loro età, organizzando e ricercando gruppi di gioco. La piacevole interazione positiva con altri bambini e la vista delle loro mamme allegre sarà certamente di aiuto ai bambini, che si abitueranno a vedere il mondo come un luogo divertente.

Tutti i bimbi sono socievoli?

Ci sono varie opinioni in proposito: la nostra capacità di socializzare può essere istintiva o innata o semplicemente appresa. Studiosi come La Mahler mostrano che possono essere valide entrambe. Ma come è possibile? Alcuni bambini, anche molto piccoli, sono così estroversi che sembrano proprio alla ricerca di facce nuove fin da subito e gratificati dal contatto visivo con gli altri. Ci sono invece bambini più riservati e timidi che sceglieranno solo poche e selezionate persone a cui rivolgersi.
Non si può negare, però, che i bambini nati da genitori introversi o estroversi avranno tendenze sociali diverse, quindi ha senso presupporre che i neonati e i bambini piccoli che vengono stimolati ad affinare le loro abilità sociali saranno socialmente più a loro agio e sicuri rispetto ai loro coetanei meno socialmente integrati.

Quando rivolgersi al pediatra

Se intorno ai diciotto mesi di vita il piccolo non ha ancora sviluppato alcun istinto alla socialità, se tende a chiudersi in se stesso, ad avere reazioni aggressive in presenza di altri bimbi e a isolarsi anche in presenza di pari (alle feste, al parco giochi, in ludoteca) sarà bene parlarne con il pediatra, che farà le sue valutazioni e darà ai genitori le dritte opportune. Potrebbe trattarsi di semplice timidezza o, nel caso in cui il bimbo abbia dei genitori iper protettivi (che per timore lo hanno fatto interagire poco con gli altri), di una sorta di abitudine di rifiuto verso l’altro (non è detto che il figlio di genitori “rifiutanti” gli altri debba essere necessariamente scontroso). Il pediatra valuterà la situazione e  darà le indicazioni opportune.

 

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