Anche se oggi pare impossibile, vi è stato un tempo antecedente all’idea costante del terrorismo. Era tra la fine degli anni ’80 e ’90. Prima dell’11 settembre. La parola terrorismo (che era abbondantemente appartenuta all’Italia “ostaggio” brigatista) pareva messa in archivio. Poi arrivò il giorno tragico: l’indimenticabile 11 settembre.
Emotivamente cosa è cambiato dopo l’11 settembre?
Prima dell’11 Settembre eravamo liberi di mettere in atto comportamenti esplorativi in maniera spensierata. La scelta di un viaggio rappresentava solo gioia, in pochi si fermavano a pensare alle atrocità della cattiveria umana. Poi quelle terribili immagini mai immaginate realmente, e tutto è cambiato. Siamo stati condizionati attraverso la suggestione emotiva della paura.
La tragedia delle Torri gemelle ha segnato un incremento di disturbi quali panico
claustrofobia, depressione e ipocondria. Con conseguente aumento di consumo di psicofarmaci. Perché è successo tutto ciò?
Le emozioni negative come la paura e l’angoscia portano ad una inibizione delle attività soprattutto verso la riduzione dei comportamenti sociali. Questo ritiro collerico ha un prezzo alto da pagare. Si riflette sull’autostima, sulla capacità di affrontare e risolvere i problemi, sulle aspettative e sulla comprensione delle nostre emozioni. Sicuramente, nei soggetti che, già avevano un precario equilibrio psicologico, tutto ciò è stato amplificato. Secondo molti psichiatri e criminologi, la visione continua proposta dai media ha smosso le coscienze, ma ha anche prodotto gli effetti principi dell’obiettivo terrorista: in questo modo i soggetti più vulnerabili allo stresso si sono ritrovati a non dormire, a non riuscire a stare da sole, a rifiutare i luoghi affollati e a far un uso massiccio di psicofarmaci e sedativi.
Le nuove generazioni sono abituate alla routine dei controlli antiterrorismo
aeroporti, navi, musei. Come spiegare ai bimbi questa “blindatura” generale?
Per i bambini tutto ciò rappresenta la normalità in quanto, loro, non hanno memoria di situazioni diverse. Ciò che non dovremmo trasmettergli è l’evitamento. Ricordiamoci sempre che il terrorismo ha per bersaglio la nostra emotività suscitando in noi emozioni che ci fanno sentire ancora più deboli. La paura, invece va vinta attraverso la logica. La ragione aiuta a ristabilire l’equilibrio attraverso la normalità.
Come cercare di convivere con serenità all’idea del rischio
Pensiamo, innanzitutto che, quando il nostro cervello elabora gli stimoli attraverso i l filtro della paura, si attiva uno l’istinto di sopravvivenza che, dal punto di vista psicofisiologico che dà luogo ad alterazioni dell’umore, del temperamento, della motivazione e della personalità. Vivere nel timore costante non modificherà le situazione ma solo noi stessi, danneggiando la salute, il nostro modo di pensare e prendere decisioni.