Le festività natalizie sono alle porte e sicuramente le case di molti bimbi si riempiranno di nuovi regali, per lo più di giocattoli. È la solita solfa ogni anno. Genitori, nonni, zii e amici “rimpinzano” il piccolo con i giochi del momento: la bambola che somiglia tanto a una bimba in carne ed ossa, il super eroe del cartoon preferito ed ancora peluche, servizi di tazze in miniatura, ma in tutto simili a quelli esposti nella vetrina in soggiorno.
Di questa abbuffata di giochi cosa rimane?
Spesso la maggior parte dei regali, una volta passato l’effetto novità, viene ammucchiata dentro al box o in un angolino in cameretta. Il bimbo, già a febbraio, non pensa più ai regali di Natale, anzi, ne vuole di nuovi. La tentazione dei genitori e dei parenti, di tornare dal piccolo con la sorpresina, del resto, è sempre forte. Cosa c’è di più bello degli occhioni di un bambino, che si stupiscono davanti a un pacco infiocchettato?
Pensiamoci: quanto durerà questo stupore? Facciamo anche un salto indietro a quando noi eravamo piccoli. Quali e quanti ricordi abbiamo dei regali ricevuti da bambini? Uno, al massimo due. Le femminucce forse non dimenticano la prima Barbie, i maschietti (quelli di un paio di generazioni fa) la pista Polistil. Il resto dei ricordi d’infanzia, però, come suggerisce la neuropsichiatria infantile, è più legata al ricordo di un dono, che non a quello di un regalo.
Cos’è il dono?
Il dono è immateriale.
Doniamo tempo, attenzione, sorrisi. Facciamo ancora uno sforzo. Di quel Natale di quando avevamo sei o sette anni cosa ricordiamo? Difficilmente il giocattolo che ci fu regalato, più verosimilmente ricordiamo un pranzo in famiglia insieme ai cuginetti, un allegro pomeriggio a giocare a tombola, o ancora il nonno travestito da Babbo Natale, che anima l’intera compagnia. Ricordiamo forse una gita in montagna, un presepe vivente, una recita in parrocchia.
Da lì si dovrebbe partire per regolare la maniera di elargire “regali” ai propri piccoli.
Molti neuropsichiatri concordano sul fatto che, anzitutto, un bimbo non dovrebbe muoversi in un ambiente saturo di giocattoli. Quel che conta, per lo sviluppo cognitivo e sensoriale del bambino, non sono i giocattoli, quanto il gioco ed un bimbo, per giocare, non ha necessariamente bisogno di tanti balocchi. Non è necessario che un bimbo abbia quattro palloni (uno di plastica, l’altro di stoffa, uno minuscolo, l’altro identico a quello dei calciatori). Ne basta uno per sviluppare la fantasia del piccolo. Sempre la neuropsichiatria moderna, consiglia, anzi, di offrire al bambino tre giocattoli alla volta. Un’impresa ardua, considerata la mole di giochi presenti in casa? Indubbiamente, ma non assurda da realizzare. Il trucco starebbe nel mettere da parte tutti i giochi e lasciarne a portata di bimbo soltanto tre. Farlo giocare con i tre giochi per un tempo definito (non meno di tre giorni), quindi proporgli altri tre giochi dei suoi, differenti dai precedenti. Nel turn over, il bimbo rivedrà i giochi, con i quali ha interagito un mese prima, come una novità. Si abituerà a non desiderarne costantemente di nuovi e apprezzerà di più quelli che già possiede. Succede poi che il bimbo veda un giocattolo nella vetrina di un negozio. Vi si blocchi davanti, puntando i piedi al grido di: lo voglio!
Sempre in neuropsichiatria, si parla dell’importanza della privazione.
Ci spieghiamo meglio. I desideri “ludici” dei bambini non vanno tutti esauditi. Lasciarsi intenerire dalla richiesta del piccolo, che piagnucola davanti a un negozio di giocattoli, significherà creare un precedente che porterà a un circolo vizioso. Non è finita, i bimbi si abitueranno all’idea del dover avere tutto e subito. Nella vita degli adulti, si sa, che una concezione del genere non è verosimile. Si dovrà quindi insegnare ai bambini, sin da piccolissimi, che non si può avere tutto. Un bimbo abituato ad avere tutto e subito, a stancarsi immediatamente del nuovo gioco, potrebbe diventare un adulto insoddisfatto, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo. Che alcune cose si potranno avere in un secondo tempo (per il compleanno ad esempio) e che altre invece non si potranno avere. Sbagliata sarebbe anche la frase: se fai il bravo la mamma ti comprerà un giocattolo.
L’impegno a comportarsi bene deve prescindere dalla ricompensa materiale.
Più opportuno, sempre secondo la neuropsichiatria infantile, è dire: “Se ti comporterai bene, andremo insieme a giocare al parco”.
Secondo gli esperti, un’alternativa valida ai giocattoli sono i libri, ma anche il vestiario. Il bimbo deve imparare ad apprezzare quei doni utili, ma che non appartengono alla categoria dei balocchi.
I genitori, i nonni e i parenti quindi non devono fare la gara a chi regalerà il giocattolo più bello. Anzi. Devo abituarsi ed abituare il bimbo all’idea del dono. Di quello materiale ed ancor di più di quello immateriale. Da grande, il vostro bambino, non ricorderà uno dei tanti super eroi che gli avete regalato, quanto quel momento indimenticabile trascorso insieme.