Una donna muore a Mazara del Vallo lo scorso mercoledì. È stata torturata e trucidata dal suo compagno, che, peraltro, la vittima aveva denunciato più di una volta. Altre due donne muoiono ieri sera a Mussomeli, nel nisseno. Una mamma e una figlia. Anche in questo caso la furia assassina parte da quello che un tempo era stato un “amore”. In questo caso al duplice omicidio è seguito il suicidio dell’assassino. Una giovane donna incinta viene massacrata a Bolzano dal papà del bimbo che portava in grembo. Ad Alghero il corpo di una donna, scomparsa oltre un mese fa, viene rinvenuto in un complesso residenziale. Ed ancora, a Genova, in una pozza di sangue, vengono ritrovati due corpi, marito e moglie, lei morta, lui avrebbe tentato il suicidio. Abbiamo intervistato Elvira Terranova, caposervizio di Adn Kronos, una cronista di lungo corso, una giornalista che possiamo definire una pasionaria quando si tratta di difendere i diritti delle donne e di usare la penna perché ciò sia possibile.
Tre femmincidi in Sicilia, uno dietro l’altro. Cosa sta succedendo?
“Non riuscirò mai ad abituarmi a scrivere di fatti di cronaca così efferati. Rosalia Garofalo, la casalinga di Mazara uccisa mercoledì dal marito, è stata massacrata di botte per tre giorni di seguito prima di morire. Ti rendi conto? Per tre giorni e tre notti ha dovuto subire violenze di ogni tipo nel silenzio circostante. Perché questo orrore accadeva in una casa di campagna. Lontana da occhi indiscreti. Orrore puro. Il capo della Mobile di Trapani mi ha detto ieri, straziato, di non avere mai visto niente di simile. Ha parlato di un “mosaico di ecchimosi”. E ieri sera un’altra donna è stata uccisa, stavolta con colpi di pistola alla testa. E la figlia di appena 27 anni, che ha tentato di difenderla, è stata uccisa allo stesso modo. Quattro priettili l’uno. Ogni giorno in Italia 88 donne sono vittime di atti di violenza, una ogni 15 minuti. Non so cosa stia succedendo, però posso dirti che nel complesso i femminicidi seguono un trend diverso da quello dell’insieme degli omicidi commessi in Italia, che sono in forte calo anno dopo anno. L’85% dei femminicidi infatti avviene in famiglia, anche se nella metà dei casi a uccidere sono altri familiari. Nel 28% dei casi le donne uccise avevano subito precedenti maltrattamenti spesso note a terze persone. Ed è accaduto così anche a Mazara, anche se la vittima per ben due volte aveva ritirato le denunce presentate. Bisognarebbe agire lì. Sulle denunce ritirate”.
E’ un’emergenza compresa a pieno dalla società?
“Purtroppo non credo, e mi dispiace dirlo, perché se ne parla soltanto a caldo, quando accadono questi fatti di sangue. Poi, quando non ci sono fatti eclatanti, questo tema cade un po’ nel dimenticatoio. Invece in Italia quella dei femminicidi è fra le più gravi, ancorché sottovalutate, emergenze sociali. La violenza sulle donne è un fenomeno sempre più preoccupante e diffuso. Ed il numero dei femminicidi torna a salire. Solo in Sicilia sono stati tre in appena due giorni. Basta vedere il linguaggio utilizzato per strada, non solo da uomini ma anche da donne. Mi dispiace ma è così.
Bisogna dire a gran voce che quando parliamo di femminicidio non parliamo solo di una donna morta ma che quella donna è morta per mano di un uomo in un contesto sociale, che permette e avalla la violenza degli uomini contro le donne. Pensa che poco fa ho visto un post scritto cugina dell’assassino poi sucidia di Mussomeli, che ha solo espresso il suo dolore per la morte del parente e nemmeno una parola di condanna per l’uccisione delle due donne. Non riuscivo a crederci. E di questi esempi potrei farne tanti altri”.
Da cronista di lungo corso, come pensi che l’informazione affronti questa urgenza?
“Tra luci e ombre. Due giorni fa un noto quotidiano ha titolato, in prima pagina, ‘Più maschicidi che femminicidi, sorprendente verità nelle statistiche’. In questo modo c’è il serio rischio di sminuire una emergenza sociale come questa. Lo dimostrano le tre donne uccise in 24 ore. Nell’articolo che accompagna il titolo di prima pagina, ribadisco prima pagina, hanno scritto: ‘Eppure non si assiste a mobilitazioni in favore del sesso forte che in realtà è debole’. A mio avviso un modo sbagliato di affrontare la questione. Perché non si possono paragonare gli omicidi, quale può essere una rapina finita nel sangue o camminando per strada, a un femminicidio. Che, citando la Treccani, è una ‘Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica o annientamento morale della donna e del suo ruolo sociale.’ Che mi pare cosa diversa da un omicidio comune. Insomma, a mio modesto avviso, quando si parla di femminicidio non si può essere superficiali. E se lo fanno i giornalisti è ancora più grave”.
Hai scritto di decine e decine di questi fatti. La situazione è peggiorata. Perché?
“Non conosco il motivo ma posso dirti che è così. Perché secondo gli ultimi dati Eures 2019 non si è mai registrata una percentuale così alta di vittime femminili, cioè il 40,3%. Gelosia e possesso’, cito i dati Eures, sono ancora il movente principale (32,8%). In aumento anche le denunce per violenza sessuale (+5,4%), stalking (+4,4%) e maltrattamenti in famiglia (+11,7% nel 2018). Ad aumentare nel 2018 sono stati soprattutto i femminicidi commessi in ambito familiare/affettivo (+6,3%, da 112 a 119), dove si consuma l’85,1% degli eventi con vittime femminili. E c’è chi ha ancora il coraggio di fare facile ironia? È un dato di fatto che il numero delle donne uccise non scende, nonostante le campagne di sensibilizzazione e l’attenzione dei media al tema. Quindi, come ho detto prima, mentre gli omicidi diminuiscono, i numeri dei femminicidi e degli altri reati violenti sulle donne tendono all’aumento. A mio avviso, per contrastare la violenza di genere e il femminicidio è fondamentale puntare sulla formazione sia per le nuove generazioni ma anche per i giornalisti. Bisogna investire sull’educazione culturale.
Non voglio più leggere titoli come “Uccisa per troppo amore” o “La amava e ha perso la testa”. No. È un assassino. Punto. Il resto non conta. Scusa la veemenza ma su questo argomento sono particolarmente sensibile.