Non è inusuale che bimbi, anche piccolissimi, abbiano problemi uditivi. Possono avere varia natura, essere transitori e virare verso una totale risoluzione. Come per qualsiasi dubbio, che riguarda la salute del piccino, entrare nel panico, azzardare diagnosi con il passaparola non serve a nulla. In prima battuta occorre rivolgersi al pediatra che, fatto un primo controllo delle orecchie del piccolo, affiderà questi, ritenendolo opportuno, alle cure dell’otorinolaringoiatra. In merito ai problemi uditivi nei pazienti abbiano intervistato un autorevole specialista, il dottore Giuseppe Pellitteri, otorinolaringoiatra con alle spalle oltre un trentennio di esperienza.
Dottore, Come faccio a capire se il mio bambino sente bene?
Sin dai primi mesi di vita una mamma attenta capisce se il piccolo sente bene oppure se ha qualche problema dell’udito.
Esistono dei segni che sono indicatori della salute di questo prezioso organo di senso ?
Nei primi mesi di vita in seguito ad un rumore improvviso: (ad esempio una porta che sbatte)
• Si spaventa oppure smette di muoversi
• Si sveglia e piange
• Smette oppure accelera o rallenta la poppata.
• Spalanca o socchiude gli occhi
• Riconosce e viene tranquillizzato dalla vostra voce.
Più avanti nel tempo
• Volge il capo nella direzione di un suono improvviso e forte.
• Smette di piangere quando la mamma lo chiama.
• Rivolge lo sguardo nella direzione di chi parla e lo chiama.
• Suoni familiari come il tintinnio del cucchiaino nel piatto evocano una sua reazione come se avesse capito che è l’ora della pappa.
• Gli piacciono i giochi musicali.
Già a nove mesi di vita
• Usa la voce per attirare l’attenzione.
• Capisce il significato di alcune parole come ad esempio «no», «ciao», «andiamo».
• Riconosce il suo nome e quello dei membri della sua famiglia anche se non sono presenti.
• Rivolge lo sguardo nella direzione di un suono, di una voce o di chi lo chiama.
• Si gira se qualcuno lo chiama o se un rumore proviene da dietro (non è necessario che il rumore sia forte).
Perché è importante che il mio bambino senta bene sin dalla nascita ?
I bambini incominciamo a sviluppare il linguaggio sin dal momento della nascita. Per sviluppare la lingua parlata, il bambino deve essere in grado di ascoltare il discorso in modo chiaro, oltre a poter ascoltare se stesso. Se il bambino soffre di perdita dell’udito, lo sviluppo del linguaggio di base sarà spesso ritardato. Man mano che il bambino cresce, si trova ad affrontare una serie di sfide in diverse fasi della vita, dall’infanzia fino all’età scolare e oltre.
I primi 3 anni di vita del bambino sono pieni di scoperte e di crescita incredibili. Impara a stare in piedi, a camminare e, non meno importante, a parlare.
Il cervello di un bambino ha bisogno di stimoli acustici fin dal primo giorno per imparare a distinguere i suoni e riconoscere il discorso. Con l’udito normale iniziano riconoscendo la voce di chi è in casa, i genitori in primo luogo. Essere in grado di sentire le voci dei genitori è importante non solo per lo sviluppo del linguaggio, ma anche per la sensazione di sicurezza che il bambino acquisisce e la sensazione che il suoi bisogni primari vengono soddisfatti.
Se il bambino soffre di perdita dell’udito, la sua abilità a sviluppare un linguaggio, dipende dal momento in cui ci accorgiamo del problema, e dal momento in cui iniziamo una cura adeguata, ovviamente più precoce è la diagnosi e la terapia, maggiore saranno i benefici in termini di acquisizione del linguaggio.
Come fa il mio bambino a capire le mie parole a pochi giorni di vita ?
La base del discorso viene gettata molto presto nella vita. Pur quando i bambini non abbiano ancora imparato a parlare, essi sono costantemente all’ascolto. Durante questa fase è importante che il bambino goda di una esposizione adeguata a suoni e parole.
Entro i primi cinque mesi, imparano a distinguere i diversi suoni del flusso del linguaggio, cioè incominciano ad avere una discriminazione fonetica, e cominciano ad articolare le prime parole. Alla fine della fase di balbettio il bambino inizia a sperimentare il modo di usare parole diverse. A partire da singole parole, attraverso combinazioni di due parole, e poi frasi, fino ad arrivare a conoscere più di mille parole, all’età di soli tre anni.
Esistono Fattori di rischio nei problemi di udito infantili?
Ovviamente sì e vengono chiamati fattori di rischio audiologico.
Ovviamente si, sono numerosissimi. I principali e più frequenti li possiamo così riassumere:
• Presenza in famiglia di deficit uditivi permanenti insorti in età infantile.
• Infezioni in gravidanza come ad esempio la toxoplasmosi la rosolia sifilide herpes Citomegalovirus.
• Peso alla nascita inferiore ai 1500 grammi.
• Iperbilirubinemia (Ittero neonatale).
• Uso di farmaci ototossici.
• Ricovero del neonato in terapia intensiva per un periodo uguale o maggiore di 48 ore.
• Meningite batterica.
• Ventilazione meccanica per oltre 10 giorni.
• Alcune malattie esantematiche contratte in giovane età, possono essere causa di disturbi uditivi come per esempio il morbillo e la parotite.
Si può diagnosticare precocemente il deficit uditivo così da poter intervenire prima possibile?
Sospettare un deficit uditivo alla nascita o in bambini molto piccoli non è facile, spesso non ci sono segni associati.
Non possiamo accontentarci di capire il deficit uditivo soltanto quando è presente un ritardo del linguaggio.
L’ipoacusia infantile è a tutti gli effetti un deficit invisibile nella prima infanzia che può però essere evidenziato mediante un programma di screening .
Lo screening è una procedura che permette di identificare in un grande numero di soggetti quelli che sono probabilmente affetti da una malattia, rispetto a quelli che probabilmente non lo sono, permette cioè di individuare due gruppi di bambini:
• uno gruppo che passa il test (Pass) in cui la probabilità di malattia è molto bassa
• uno gruppo che fallisce il test (Refer) in cui la probabilità di malattia è molto alta
Le metodiche di screening più corrette per identificare un deficit uditivo sono quelle in cui il test abbia caratteristiche di oggettività e affidabilità e che possano essere applicate in modo non invasivo fin dal primo giorno di vita. Le emissioni otoacustiche rispondono a questi requisiti.
Che cosa sono le emissioni otoacustiche ?
Le cellule acustiche dell’orecchio interno non sono solo in grado di ricevere suoni ma anche produrli spontaneamente o in risposta a particolari stimoli sonori. Questi suoni prodotti dall’ orecchio interno vengono chiamate emissioni otoacustiche e possono essere misurate in modo semplice veloce e non invasivo con microfoni molto sensibili posizionati nel canale uditivo .
Se questi suoni non sono rilevati è possibile essere in presenza di un difetto uditivo di origine cocleare , saranno ulteriori e più approfondite indagini a chiarire la natura e l’entità del danno.
Fatta diagnosi, il passo successivo è una corretta terapia protesica che ribadiamo è tanto più efficace quanto più precocemente adottata.
Abbiamo intervistato il dottore Giuseppe Pellitteri, otorinolaringoiatra
Laureatosi in medicina e chirurgia presso l’università degli studi di Palermo nel 1983, si è specializzato a pieni voti presso la cattedra di Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale nel 1987. Da subito si è dedicato allo studio, frequentando numerosissimi master di vestibologia clinica, e alla pratica ambulatoriale, presso il suo studio accreditato con il SSN a Casteltermini (AG). Costituisce uno studio associato di vestibologia clinica, denominato “Noesis”, di cui è stato il responsabile, ad Agrigento nel 2005. Ha preso parte come relatore, a numerosissimi congressi, su tematiche riguardanti la pratica vestibolare. Docente in corsi residenziali per Audioprotesisti presso l’Hotel Federico II di Enna. Ha organizzato corsi di promozione, e due corsi di formazione di Vestibologia Clinica, per medici specialisti che coltivano presso i loro ambulatori la pratica della materia per un attivo approfondimento e confronto. Pratica esame citologia nasale metodica fondamentale nello studio delle riniti allergiche e non allergiche nei bambini.