Uno degli esiti del lockdown è stato lo slittamento degli screening, delle visite di controllo e degli interventi programmati. Da quasi un mese la sanità, pubblica e privata, sta riprendendo la sua routine, con liste lunghissime da smaltire, timori da placare e protocolli di prevenzione molto attenti.
La medicina dedicata alla donne è una delle più note in termini di linea guida di prevenzione. Ne abbiamo parlato con il dottore Antonio Maiorana, ginecologo conosciuto e stimato e dirigente medico all’Arnas Civico di Palermo.
Prevenzione nel post lockdonw, come sta andando?
Partiamo con il ribadire che la prevenzione è fondamentale e che va fatta. In questi mesi è stata ahinoi però messa da parte. Oggi ci troviamo di fronte a una serie di occorrenze, tra queste le lunghe liste d’attesa da smaltire e la capacità di stemperare la paura nelle pazienti. Su entrambi i fronti si lavora alacremente, parlo dell’azienda per la quale presto opera, che ha già predisposto un piano dettagliato. Le pazienti stanno rispondendo bene, affidandosi al personale, che oltre al profilo medico, sta gestendo anche quello psicologico e quello della tutela.
Come sta ripartendo la sanità ospedaliera?
Premesso che, anche durante il lockdown è stato possibile venire in reparto e non solo per partorire. Sono state regolarmente accolte e in sicurezza le donne arrivate per motivi urgenti e indifferibili: mi riferisco alle pazienti oncologiche e a chi ha avuto appunto sintomi tali da indicare una visita immediata. Anche il pronto soccorso è stato sempre attivo. Abbiamo anche eseguito interventi chirurgici urgenti. Ad oggi abbiamo aperto alle prestazioni con priorità B (visite da eseguire entro dieci giorni dalla prescrizione) e stiamo richiamando tutte le pazienti, le cui visite erano state sospese. Le liste sono lunghe, ma stiamo lavorando alacremente al punto che in un mese abbiamo quasi smaltito la coda. Stiamo lavorando per ripartire anche con gli interventi programmati. Qualsiasi paziente, che entra in reparto per un ricovero, viene sottoposta precauzionalmente al tampone.
Sicurezza e accessi in ospedale. Quali le regole?
Stiamo impegnandoci a fare bene la cosiddetta medicina sociale, che mai come in tempi di pandemia è necessaria ed ha un obiettivo principale: rassicurare. I punti sono pochi ma efficaci: parlare con un linguaggio comprensibile alla paziente, farla sentire al sicuro, informarla su tutto. Si inizia con la telefonata di una nostra infermiera, che farà il cosiddetto triage telefonico: un questionario per capire se vi sono sintomi sospetti, se si è rientrati da zone particolarmente a rischio o se si sono avute frequentazioni a rischio. Da lì si fisserà l’appuntamento. Una volta in ospedale, si dovrà accedere senza accompagnatori (salvo casi specifici: persone disabili per esempio), muniti di dispositivi di protezione individuale e si dovrà mantenere la distanza di sicurezza. Stiamo svolgendo un lavoro di squadra, lo abbiamo fatto durante la tempesta e anche ora che pare sia passata, stiamo affrontando un momento che non è detto sia più facile del precedente.
Protocolli rigorosi, che però hanno fatto bene, non solo in termini di prevenzione covid
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una riduzione notevolissima delle infezioni ospedaliere. Questo perché sono circolate in corsia e nei reparti meno persone e meno cose. Comprendiamo che per le pazienti avere un familiare a fianco ad assisterle è importante, in questo momento però riaprire del tutto le maglie sarebbe imprudente. I papà sono tornati ad accedere in sala parto, possono fare una visita breve in reparto. Occorre però continuare ad essere prudenti e, un domani, quando l’urgenza sarà passata, prendere esempio da questo periodo.
torniamo alla prevenzione, Quali i danni dei ritardi di questi mesi?
Fortunatamente, ad oggi, non stiamo osservando criticità. Va detto però che le donne devono fare le visite previste senza temporeggiare ulteriormente. Un pap test rimandato di tre mesi in una donna sana può non avere significato clinico. Una visita postergata in una donna in menopausa con sanguinamento potrebbe già rappresentare una complicazione. Invito quindi le donne a riprendere la routine medica con serenità.
Quali ambulatori hanno riaperto?
Parliamo anzitutto di quelli che non hanno mai chiuso, a garanzia della salute delle pazienti: quello oncologico, gravidanze a rischio, screening del primo trimestre, ecocardio fetale. A questi oggi si affiancano quelli di: endometriosi, colposcopia, ginecologia generale, ecografia, ricoveri programmati, isteroscopia, ivg (interruzione volontaria gravidanza mai chiuso), urogineocologia,
Lei dirige un ambulatorio rinomato in tutta la penisola, quello di endometriosi
Questa unità operativa é stata designata dalla legge 27 del 2019 come centro di riferimento nazionale per l’endometriosi. Questo per noi è una grande responsabilità istituzionale, etica, clinico/assistenziale. L’ambulatorio ha riaperto, raddoppiato i turni, e medici e infermieri hanno offerto la disponibilità a lavorare anche al di fuori dell’orario di servizio. Sono state recuperate le visite delle oltre 200 pazienti in lista e ci stiamo adeguando a sopperire alle richieste delle pazienti di tutta la Sicilia. La nostra media è di circa 1000 visite l’anno. Il nostro ambulatorio è multidisciplinare coordinato: ginecologo, infermiera, psicologo, tutte figure dedicate e formate ad hoc. La gente ha bisogno di noi, la gente ha bisogno della buona sanità pubblica e siamo fieri di dire che la gente, anche quando non ha avuto la possibilità di andare fuori regione, ha trovato nel nostro ambulatorio un ottimo punto di riferimento.
É ottimista per il futuro?
Facendo ciascuno la nostra parte sicuramente sì.
Grazie dottore e ad maiora!
Una risposta
Grande!