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Coronavirus: io che vivo a Codogno, il paese chiuso per virus

La testimonianza di una donna siciliana, che vive da quarant'anni nella Bassa lodigiana e che racconta le giornate surreali nel comune epicentro del virus

Codogno è un paesino della Bassa lodigiana, di cui fino a due giorni fa si sapeva poco o niente. Codogno, quasi quindicimila abitanti sei dei quali hanno il Coronavirus. Non un sospetto, nessuna fake, ma il rigore di un esame che non lascia dubbi. A Codogno inizia la storia  italiana del temutissimo virus cinese. Perché i sei casi in questione sono cosiddetti secondari in quanto generati nel nostro paese. Un trentottenne sarebbe il paziente uno. A fine gennaio avrebbe cenato con un amico, un manager, di ritorno dalla Cina. Per l’uomo i primi sintomi, simili all’influenza stagionale, poi le complicazioni respiratorie. Un primo accesso al Pronto soccorso, il ritorno a casa e ieri l’altro la situazione che precipita. L’uomo è ricoverato in terapia intensiva: la prognosi è riservata e le sue condizioni sono critiche. Contagiata anche la moglie, incinta di otto mesi e quattro sanitari, entrati in contatto con l’uomo. Dal presunto paziente è partito il circolo vizioso del virus, che solo in Lombardia ha già contagiato ventisette persone. Due invece i casi in Veneto. Un paziente 78nne è morto per le complicazioni del virus all’ospedale di Padova. È ufficiale anche la seconda vittima italiana, si tratta di una donna lombarda, il cui contagio sarebbe collegabile ai fatti di Codogno. Drastiche le misure di sicurezza: gli abitanti di Codogno, Castiglione d’Adda e Casalpusterlengo devono rimanere a casa. Così suggerisce Gallera, assessore regionale alla Salute in Lombardia. A Codogno, comune epicentro del virus, vive una donna, originaria dell’agrigentino, che vuole rimanere anonima e che ci racconta di quello che sta accadendo in queste ore.

Io che vivo a Codogno e che ancora non credo all’emergenza

”Non si sospettava nulla. Credo che neppure il diretto interessato temesse di avere il virus cinese. I giornali, ma anche la gente del paese, dicono che fino a sabato questo ragazzo era andato a giocare a calcio, che poi si era pure recato in ospedale ed aveva deciso di non farsi ricoverare. Che dirvi: siamo dentro una bolla. Fino a due giorni fa la vita era normale e oggi siamo al centro del mondo, sebbene ci sia imposto di rimanerne fuori. Codogno è un paese fantasma: chiusi le scuole, gli uffici, i bar, i negozi, le scuole, le palestre, i centri aggregativi.  Il treno non si ferma alla stazione, sospeso il Carnevale ed a noi cittadini è richiesto di rimanere a casa. Peggio, ci è stato detto di non correre in ospedale, ma, in caso di sintomi sospetti, di chiamare il 118 o il 112. Verranno direttamente a casa a controllarci. Addirittura a sottoporci al tampone per verificare se siamo positivi al Coronavirus. Quanto può andare avanti questa storia? Si può davvero chiedere a un’intera comunità di rimanere sigillata a casa? Potremo farlo per uno, due giorni, al massimo una settimana. Ma si dovrà pur ricominciare la vita di sempre: fare la spesa, andare a scuola, all’Asl, in Guardia medica. Perché no, riprendere la vita sociale: una pizza, una partita di calcetto, tutte cose necessarie per vivere serenamente. Da cittadina mi domando se questo è il modo migliore di fronteggiare l’emergenza? Pare piuttosto una soluzione apocalittica, poco razionale, sicuramente non prolungabile. In tutta la Lombardia siamo oltre 50.000 le persone in quarantena forzata. Quanto durerà? Chi ci governa e decide per noi avrebbe fatto bene a prendere altre misure, non pensate? Chi doveva ha lavorato male a priori ed ora cerca di rimediare a emergenza esplosa? Se siamo spaventati da questa urgenza? Non la stiamo ancora comprendendo del tutto. Io vivo in Lombardia da quarant’anni, ho figli e sono nonna di due ragazzini. Il timore è rivolto più a loro che a noi. Abbiamo avuto la prova che il virus non esplode nelle metropoli, nelle città multietniche, in quelle colonizzate dai cinesi. Il virus arriva dove gli pare, come nel caso di Codogno, una cittadina tranquilla, la cittadina ideale, che dall’oggi al domani è diventata la bomba a orologeria dell’Italia intera. Vorrei svegliarmi domani e capire che è stato tutto un sogno. Surreale: è questo l’aggettivo per definire quanto ci sta capitando. Ancor più che spaventoso, è tutto estremamente surreale. Isolarci è la soluzione? Non credo e mi auguro che chi decide lo comprenda.

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Coronavirus in Italia e nel mondo

Il Coronavirus, come riferito dalla Johns Hopkins University – riferimento mondiale in questa emergenza- ha contagiato 77.662 persone. Di queste 21.029 sono guarite. 2361 sono le vittime, compresi i due italiani. A Cremona altri casi di contagio e la decisione di chiudere tutte le scuole della città. I 19 nostri connazionali, che erano sulla nave da crociera Diamond Princess, di ritorno dal Giappone sono stati tutti portati, precauzionalmente, alla Cecchignola a Roma e sono tutti in isolamento.

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