“Non facciamo l’errore di paragonare il Coronavirus alla Spagnola. Sono due malattie differenti.”
Sono incoraggianti le parole del professore Antonio Cascio, primario infettivologo al Policlinico e professore ordinario di Malattie infettive alla facoltà di Medicina di Palermo.
“Fondamentalmente mi sento di essere ottimista. Ci vuole prudenza, non dimentichiamolo, e tanta sorveglianza, ma non si deve vivere né con il panico per l’oggi, né con il terrore di un grande fenomeno di ritorno in autunno.”
Eppure, le pandemie hanno sempre avuto una seconda ondata?
In questi mesi si è spesso paragonata la malattia da Covid con quella della Spagnola, che nella sua seconda ondata epidemica causó più contagi e morti che nella prima. Oggi i dati ci dicono due cose: che non sta accadendo questo, perché ormai da settimane i numeri e le caratteristiche del virus si sono positivamente ridimensionati e che Coronavirus e Spagnola non sono paragonabili essenzialmente perché si tratta di due virus differenti.
Il contagio zero però non si raggiunge, neppur nelle regioni a bassissima incidenza come la Sicilia
I numeri, soprattutto nell’Isola, sono molto bassi, da settimane ormai vicini allo zero. Si fanno tantissimi tamponi: al personale sanitario e alle categorie comunque a rischio, a chiunque faccia accesso in ospedale per un ricovero, a chi tornando dal nord ne fa richiesta o comunque a chi presenta sintomi sospetti. Su questa mole di test è ovvio che salti fuori il positivo. Parliamo però di numeri davvero esigui. Così come esiguo è ormai il numero dei morti. Con tutto il rispetto per la vita umana in generale, occorre capire se la persona deceduta sia un anziano, con comorbilitá, possibilmente ricoverato da tempo in terapia intensiva. In quel caso occorre dire che la morte è probabilmente certificabile con Covid e non per Covid.
La tamponatura è ancora utile? E i test sierologici?
È giusto che i tamponi vengano fatti laddove il rischio è più palpabile: in ospedale, nelle case di riposo, in chi presenta sintomi sospetti. È giusto anche fare i test sierologici, partecipare all’indagine del Ministero della Salute qualora si fosse stati contattati o comunque aderire ai panel di campionatura, che si stanno svolgendo per esempio tra sanitari, Forze dell’ordine ed altre categorie professionali. Capire se si è entrati in contatto con il virus non serve solo a se stessi ma anche più in generale a chi il virus lo sta studiando così da poterlo fronteggiare e prevenire.
In autunno quindi dovrebbe andare bene?
Ripeto, sono ottimista ma cauto. Semmai dovesse riproporsi il Coronavirus in maniera forte abbiamo dalla nostra il saperne di più, sia in termini di sintomi, sia di terapie a disposizione. Abbiamo anche implementato piú posti letto nelle terapie intensive. Oggi siamo più pronti che non a febbraio scorso.
Nuove cure, vaccino?
È di qualche settimana la notizia della buona risposta dei malati di Covid a una terapia cortisonica. In merito al vaccino dubito che sarà pronto entro l’autunno. Sul tema vaccini però va fatta una precisazione generale ed anche una raccomandazione: occorre vaccinarsi tutti contro l’influenza, anche le categorie non a rischio, come per esempio i ragazzi. Gli anziani e comunque i soggetti a rischio dovrebbero sottoporsi anche alla vaccinazione antipneumococcica. Occorre sfatare il timore delle vaccinazioni, che sono un’arma preziosa ed ovviamente raccomando anche ai genitori di sottoporre i propri figli a tutte quelle previste dal piano vaccinale.
Raccomandazioni per le ferie estive?
Cercare di viverle serenamente. Andare al mare, passeggiare, fare delle gite: è tutto concesso con qualche piccola accortezza. Lavare spesso le mani, usare sempre la mascherina nei luoghi chiusi dove non vi è distanziamento: es: sui mezzi pubblici, in taxi negli uffici postali. All’esterno, se siamo in coda insieme a molte altre persone è bene usare la mascherina, che non serve invece quando siamo in spiaggia, a fare footing, in bici o in auto con altri congiunti.
Vacanze nostrane?
Meglio. Non tanto per alimentare timori quanto per incentivare il turismo in Sicilia o comunque nel resto d’Italia, anche perché non si ha contezza certa delle dinamiche di prevenzione e protezione che vigono all’estero. Per quest’anno visitiamo il nostro Bel Paese, ne varrà la pena.
Ritorno a scuola, si può stare sereni?
Da infettivologo avrei incentivato la riapertura delle scuole già a maggio. A settembre è bene che si riprenda la normalitá in maniera serena. Si è visto che i bimbi si infettano molto meno e questo è un dato che gioca a vantaggio del fatto che sarebbe difficile imporre loro regole ferree di distanziamento. Gli studenti più grandi sono in condizioni di capire e di attuare le procedure di prevenzione: distanza di sicurezza ed eventuale uso di dpi in taluni contesti. Il tutto andrà monitorato perché la sorveglianza è importantissima, così come il rispetto delle norme igieniche, soprattutto in ambienti comunitari. La scuola però va riaperta in ogni ordine e grado. È un segnale di ripresa ed è umanamente importante per tutto il tessuto sociale.