Lo strano caso del vaccino italiano contro il Covid ha più di una contraddizione. Quando manca ormai poco all’esecutività del Green pass l’occorrenza salta ancora di più all’occhio. Da un lato la sperimentazione è ferma. La Corte dei Conti ha bloccato il finanziamento statale del siero, prodotto da Reithera, azienda farmaceutica laziale. Quindi, al momento, niente fase tre, sebbene il vaccino, che è a vettore virale, quindi paragonabile come molecola ad Astra Zeneca e J&J, si è dimostrato efficace al 93% dopo una dose e al 99% dopo due. Dall’altro i volontari, 900, di cui due terzi hanno ricevuto il vaccino e i rimanenti il placebo, non hanno accesso alla certificazione verde, sebbene, esami sierologici alla mano, abbiano sviluppato gli anticorpi anti Covid. Niente pass verde perché, di fatto, il vaccino sulla carta non è formalizzato, ma ancora a una fase basilare di sperimentazione.
Gli appelli dei volontari sono continui ed anche lo scrittore Gianrico Carofiglio, che ha partecipato la scorsa primavera alla sperimentazione, con ottimi esiti anticorpali, si è fatto sentire tra le colonne di Repubblica, rassicurando che il Ministero della Salute dovrebbe provvedere a breve a risolvere la questione
Già i medici, che hanno coordinato la sperimentazione in 24 centri sparsi per l’Italia, avevano scritto, unanimi, una lettera al Ministro Speranza. Nessuna risposta.
Tra i sanitari coordinatori, c’è anche il professore Antonio Cascio, infettivologo e primario al Policlinico di Palermo, che dice: “Speriamo che al più presto coloro i quali sono stati vaccinati con il vaccino italiano Reithera possano avere il greenpass. Speriamo che al più presto possa cominciare la fase 3 della sperimentazione. Aspettiamo risposte urgenti dal Ministero. Nel frattempo la regione Lazio grazie probabilmente all’intervento dello scrittore Gianrico Carofiglio ha consentito l’inserimento dei vaccinati nell’anagrafe vaccinale. Alcuni vaccinati per ottenere il green pass si sono addirittura fatti rivaccinare ottenendo irragionevolmente due cicli vaccinali completi.”
I volontari sono giustamente adirati. Chi lamenta di dover fare tamponi su tamponi per un viaggio di piacere, pur essendo pieno di anticorpi, chi invece ha tagliato la testa al toro e si è sottoposto, a suo rischio e pericolo, a una dose di vaccinazione tra quelle ovviamente già formalizzate.
Non sono noti inoltre i motivi, a quanto pare burocratici, che bloccano l’iter di sperimentazione del vaccino. I medici che hanno coordinato i primi lavori danno un corale parere positivo: Reithera non solo funziona ma è molto ben tollerato. Pochi e comuni gli effetti collaterali finora verificati. Si parla di uno sponsor privato, che dovrebbe dare lo sprint all’azienda laziale. Staremo a vedere chi sarà più veloce: la Corte dei Conti a pronunciarsi o il finanziatore privato a stanziare i suoi fondi a favore del siero?