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La sindrome dell’impostore e la sfiducia in se stessi

Ne parliamo con il professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo

Sono bravo, ho successo, eppure credo di non meritarlo. É la cosiddetta sindrome dell’impostore. Le prime a parlarne furono, negli anni ‘70, le psicologhe Pauline Clance e Suzan Imes.

Si stima che almeno sette persone su dieci l’abbiano sperimentata almeno una volta nella vita. Ovviamente il numero si restringe quando si parla di un atteggiamento sindromico costante, che accompagna la quotidianità di chi ne soffre. Ne abbiamo parlato con il professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo.

Professore La Barbera, come si manifesta la sindrome dell’impostore?

Anzitutto si avverte una forte sensazione di inadeguatezza. Faccio qualche esempio:  sono un ragazzo studioso, vado bene a scuola, sono benvoluto dalle insegnanti e dai compagni, eppure penso di non fare abbastanza. Ho un buon lavoro, lo svolgo per come si deve, i superiori mi stimano, eppure non mi sento all’altezza del mio ruolo e temo che gli altri possano accorgersene. Ed ancora, faccio un lavoro con importanti ripercussioni relazionali, ho una socialità appagante, gli altri mi elogiano, ma saranno sinceri? Penseranno davvero che io sia bravo? Un’insicurezza, più o meno latente, é il leit motiv della sindrome dell’impostore. Così come lo é la mania di controllo e un’attitudine anche ossessiva nel perseguire  la precisione nel fare le cose.

Quali sono le cause della sindrome dell’impostore?

Alla base di tutto vi sono dei problemi di autostima. Chi soffre di sindrome dell’impostore ha una bassa stima di sé. Può vivere una visione di se stesso distorta rispetto a quella reale. Può sentirsi pervaso dall’insicurezza del non fare mai abbastanza. La sensazione comune é quella di non essere all’altezza del posto di lavoro o del ruolo sociale ricoperto, sebbene le evidenze dimostrino il contrario. Questo può accadere perché si sta svolgendo un lavoro o un ruolo sociale inadeguato ai propri desiderata. Questa sindrome può essere anche una faccia del narcisismo. Per definizione il narcisista é egocentrico e autoriferito.  Apparentemente é tanto sicuro di sé, ma ha comunque una disfunzionalità nella percezione di sé stesso. Quindi, in una società che incita ad essere vincenti e ad avere successo, anche il narcisista può soffrire della sindrome dell’impostore, poiché può non sentirsi al passo con le pressanti richieste sociali di perfoming. Può non essere all’altezza delle sue stesse aspettative, soprattutto nel contesto contemporaneo che vive evoluzioni lavorative e di interazione sociale continue.

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Come si supera la sindrome dell’impostore?

La prima domanda da farsi per centrare il problema é: nella vita faccio quel che desidero fare, ciò che soddisfa le mie attitudini? Dietro una persona di successo, ma insicura e insoddisfatta, può esserci un lavoro che non é quello giusto, seppure prestigioso. Da lí la sensazione di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Questo fa sorgere un interrogativo più ampio: quanti di noi fanno nella vita ciò per cui sono portati? La famosa “vocazione” esistenziale non é purtroppo seguita dai più.

Professore, cosa consiglia a chi pensa di soffrire della sindrome dell’impostore?

Sicuramente di lavorare su se stesso e di centrarsi in relazione alle proprie risorse. É a partire dall’espressione delle proprie risorse che si combattono i problemi di autostima. Riuscire a placare il timore del giudizio altrui é un altro passo importante. La sindrome dell’impostore nasce in relazione al timore del giudizio dell’altro: penseranno che non sono bravo? O mi gratificheranno, fingendo? Ovviamente un rapporto sereno con se stessi e con la consapevolezza delle proprie capacità, aiuterà a non vedere come una gogna il giudizio esterno, che pure esiste ed é inevitabile. Essere maggiormente capaci di dare significato al proprio percorso di crescita e dare valore a ciò che si é costruito é fondamentale. Servirà a scardinare i comportamenti, anche ossessivi, legati alla sindrome dell’impostore e a iniziare un processo di superamento.

 

 

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