Una delle cose che amo di più è visitare mostre. Lo faccio da semplice appassionata, non da esperta (sia chiaro). Di fronte a quadri, sculture e fotografie impiegherei ore e ore del mio tempo, confortata da quella serenità che viene sempre dalle cose belle. Pare che anche mio figlio, Raffaele, abbia ereditato questo mio pallino. Lui ha soli due anni ed è presto per esserne certi, ma abbiamo già fatto un paio di prove generali, durante le quali Raffaele ha spalancato gli occhi curioso, a modo suo ha cercato spiegazioni (con il suo fraseggiare adorabile e disarmonico) ed ha anche sorriso e sorriso ancora. Quando un bimbo sorride vuol dire che sta facendo qualcosa che lo fa felice.
Picasso e Frida a Noto
A Noto, al Convitto delle Arti, abbiamo visitato non una ma ben due mostre: “Picasso è Noto” e “Frida la rivoluzionaria”. Ci imbattiamo nei manifesti e io so già che dobbiamo centrare l’obiettivo. L’allestimento è in un palazzo nel cuore del centro storico. Chiediamo lumi a Emanuela, che si trova al desk informazioni. Scopro che è una collega. È gioviale, disponibile, molto competente. Mi entusiasmo ancora di più. Le propongo di realizzare un mini reportage per A tutta Mamma e lei mi dà i contatti di Alfio Grasso, addetto stampa dell’evento. Anche lui, cortese e disponibile, nel giro di pochi minuti mi invia dei comunicati assai ben circostanziati e l’ok per il mio reportage. La macchina organizzativa merita un sincero plauso.
Mamma e figlio sulle orme di Picasso e Frida
Fotocamera, smartphone, vecchio taccuino e Raffi pronto per una piccola avventura tra foto, dipinti e ceramiche. Arriviamo a destinazione (assistente multitasking è mio marito). L’unica nota negativa della nostra “gita” artistica è la logistica. Non vi è ascensore o scala mobile. Dobbiamo parcheggiare il passeggino in un luogo sicuro, che, una delle cortesi ragazze al desk, ci indica (dandoci caramelle e dettagliate brochures, che ci accompagneranno lungo il percorso). Raffi ha da qualche mese imparato a fare le scale tenendomi la mano (no problem), per un disabile la cosa sarebbe sicuramente più complessa.
Eccoci alla mostra di Pablo e Frida
Ci accoglie un enorme e descrittivo manifesto dai toni forti e ben miscelati. Vi sono Frida da una parte e Picasso dall’altra. Iniziamo ammirando le opere del genio di Malaga. Ve ne sono esposte oltre 200, tra disegni, olii, acqueforti, incisioni e ceramiche. Raffi quasi si immobilizza di fronte all’autoritratto di Picasso, nessuna sindrome di Stendhal per carità, quanto una curiosità profonda, suffragata da un ditino indicante e indagatore, sull’uso dei colori. Il mio piccino ha ripetuto più volte “blu blu blu…belloooo”. Sarà stato il dettaglio che gli è più saltato agli occhi. Nella parete dedicata ai disegni ve ne sono diversi, assai evocativi di un quid volutamente “infantile” dell’autore, che saltano subito all’occhio. Sono soggetti appena accennati, con tratti di matita, colori sgargianti e senza alcuna apparente armonia cronica. Sembrano proprio i primi disegni di un bambino. Sono eccezionalmente belli, incuriosiscono e rilassano. Mio figlio li scorre uno per uno e ripete: “mamma, mamma cooriamo” (che sta per mamma, mamma, coloriamo). Lo invito a non toccare perché sennò il disegno si fa la bua, perchè è bello e delicato come i bimbi piccini (gli dico). Lui (stranamente) ubbidisce subito. Prosegue e fa almeno un paio di giri. Entriamo quindi nella sala dedicata alla passione di Picasso per i tori. Al centro, in una possente teca di vetro, c’è un manichino, con indosso un sontuoso costume da torero, appartenuto niente popò di meno che a Luis Miguel Dominguìn (marito dell’italiana Lucia Bosè e papà del re del pop iberico, Miguel Bosè).
Mio figlio impazzisce di felicità. Contempla quel finto uomo bardato di ninnoli, macramè e passamanerie barocche. Raffi salta di gioia. Mi pare esattamente felice. Intorno, le pareti espongono dipinti di tori e tauromachie (tema molto caro a Picasso). Mio figlio si è impuntato con il torero e si lascia catturare poi da un’opera scura, che raffigura, in maniera plastica, un toro fiero, dall’aria prepotente e invulnerabile.
Nella sala accanto vi sono le foto di Frida Kahlo. Ottanta scatti (uno più bello dell’altro), che raccontano la storia di quella che è l’odierna icona di arte, fascino, trasgressione e moda . Mio figlio e mio marito preferiscono le opere di Picasso, consentendomi di gustare, una a una, (con tanto di giro di ricognizione) le foto della rivoluzionaria Frida. C’è lei giovanissima, magra, pallida e fragile come un cardellino. Non è bella, ma ha, nei contorni del volto e in alcune inflessioni delle sguardo, una dote estetica che supera, di gran lunga, la bellezza classica. Frida è ritratta con la famiglia, con Diego Rivera, pittore, marito, uomo amato, traditore e tradito. Una storia da mille e una notte la loro: libertini, cagionevoli, scambisti e appassionati. Sempre in bilico tra una grande fortuna ed il suo esatto opposto. Le foto documentano anche il non troppo fortunato periodo statunitense della pittrice (scappatelle bisex comprese), l’impegno politico, l’amicizia con il leader bolscevico Trotsky (che pare rimase fin troppo affascinato dall’enigmatica e a volte torbida Frida). Poi la malattia. Il desiderio, mai realizzato, di un figlio. La condanna al dovere indossare busti di gesso (per via della spina bifida), debitamente edulcorati con disegni di fiori e animali. Fino alla foto più reale e struggente. Frida sul letto di morte. I capelli in due crocchie (come vanno di moda adesso) e le labbra affidate a un estremo e languido sorriso.
Picasso il ceramista
Da donna io mi perdo in queste dissertazioni, mentre i miei uomini sono già al piano di sotto. Li vedo assorti nell’ammirare le ceramiche di Picasso. Decori semplici. Molti animali tra i soggetti a decoro di piatti e anfore: tori, capre, pesci, civette. Motivi semplici e la chiosa di un anziano critico di passaggio: queste opere testimoniano il passaggio dell’artigianato all’arte.
Prima di andare via diamo una sguardo alle opere di artisti siciliani, che hanno reso omaggio a Frida. Ne riconosciamo una di Francesco Toraldo, che è uno dei nostri pittori contemporanei preferiti.
Usciamo via felici. Non esagero. L’arte ha un immenso potere di distensione del pensiero e di allargamento dell’orizzonte. Anche mio figlio ha gradito e non si è mai annoiato. Una volta a casa ha voluto colori e album e via allo scarabocchio libero. Prosit agli organizzatori e a chi terrà in piedi il progetto fino al 30 ottobre prossimo. Vi consigliamo di fare un salto insieme ai vostri piccoli. Buona visione!