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Influenza australiana e rischio encefaliti, ecco tutto quel che c’è da sapere

Abbiamo intervistato la professoressa Claudia Colomba, infettivologa, pediatra e primaria al Di Cristina di Palermo

L’influenza australiana ha iniziato a fare capolino anche alle nostre latitudini, con la previsione di complicanze, che mettono in allarme. La più temuta è l’encefalite, ossia l’infiammazione dell’encefalo, che può portare a conseguenze gravissime se non addirittura letali. Il timore arriva da un articolo, uscito nelle scorse settimane e divulgato capillarmente sul web, che riferisce di un caso di encefalite, quale complicanza influenzale, registrato a Genova ai danni di un paziente anziano, che ad oggi ha superato la fase critica dell’infiammazione.

Per fare chiarezza sull’influenza stagionale e sulle sue possibili complicanze, abbiamo parlato con la professoressa Claudia Colomba, infettivologa, pediatra e primaria al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Dei Bambini- Di Cristina di Palermo.

La professoressa Claudia Colomba

Professoressa Colomba, andiamo per gradi, perché questa influenza si chiama autraliana?

 

“Non perché si tratta di un virus che arriva dall’Australia, quanto perché nell’emisfero australe, dove è già inverno, il picco dell’influenza stagionale arriva prima che alle nostre latitudini. In ambito medico e scientifico, quindi, osserviamo l’andamento virale di quell’emisfero, così da poterne studiare in anticipo sintomi e complicanze e soprattutto da poterci attivare con il vaccino. Difatti, quest’anno, a differenza dei precedenti, il ceppo predominante non è H1N1 ma N3N2. Si tratta comunque di virus influenzali noti.”

 

Timore encefaliti, è legittimo?

L’encefalite è una complicanza rara dell’influenza e di molti altri virus noti e meno noti. Stando ai report sanitari, nell’emisfero australe si sta registrando un lieve aumento di questa infiammazione, correlata al virus influenzale. Numeri comunque contenuti, che non devono lanciare allarmi spropositati. Si tratta comunque di eventi assai peregrini.

 

Ci spieghi meglio cos’è l’encefalite e come e perché si presenta nella popolazione pediatrica?

 

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L’encefalite è l’infiammazione dell’encefalo, che costituisce, insieme al midollo spinale, il sistema nervoso centrale.
Più della metà dei casi di encefalite insorge per cause sconosciute (o non identificabili). Nel resto dei casi, la motivazione è da rintracciare in infezioni virali. Secondo un meccanismo, che in  termini medici definiamo immuno-mediato, il virus provoca un’infezione alla quale l’organismo risponde attivando un danno infiammatorio encefalico. Più raramente la causa può essere un’infezione batterica.
In genere, le encefaliti esordiscono con una sintomatologia che ricorda una semplice influenza. Nel giro di 24-48 ore, però, determinano la comparsa di sintomi sempre più gravi e debilitanti.
Una diagnosi precoce e precisa di encefalite è molto importante, perché permette al medico di iniziare precocemente le terapie più appropriate.
Il trattamento dipende dalle cause scatenanti e, nei casi più gravi, prevede anche il ricovero ospedaliero del paziente.

Per quanto riguarda i bambini, il rischio di encefaliti è maggiore nei piccolissimi, comunque fino primi tre anni di vita e medio fino ai sei anni, diventa basso dopo questa soglia di età. Non vi sono cause predisponenti, quindi anche un bimbo sano può incorrere nel rischio di questa complicanza, che, lo ripeto, è comunque assai rara. Lo scorso anno nel nostro reparto abbiamo avuto due casi, uno dei quali, nonostante le terapie intensive, purtroppo, è esitato nel decesso del piccolo paziente di appena un anno di vita.

 

Avete già registrato casi di influenza australiana e quali sono i sintomi?

Non possiamo ancora parlare di un arrivo vero e proprio dell’influenza, non dalle nostre parti, dove le temperature sono sopra la media e si fa ancora molta vita sociale all’aperto. Circolano già diversi virus para-influenzali, che danno sintomi noti: febbre, dolori articolari, disordini gastro-intestinali. L’influenza dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, con picco a gennaio, con il suo corredo di sintomi ben conosciuti: febbre, rinite, tosse, dolori muscolo-scheletrici, vomito, diarrea. Le complicazioni più comuni sono a carico delle basse vie respiratorie, bronchiti, nei casi più gravi polmoniti. Le terapie sono quelle che curano i sintomi. Occhio al fai da te con i farmaci, soprattutto quando si tratta di antibiotici, anche perché l’influenza non è causata da un batterio, quindi non va curata con questa tipologia di farmaci.

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Campagna vaccinale, parliamone…

Il vaccino è sicuro, efficace e aiuta a prevenire non solo le complicazioni ma soprattutto la diffusione del virus. In ambito pediatrico è raccomandato a tutti i bambini dai sei mesi ai sei anni d’età. Oltre questa fascia è bene che vi si sottopongano i bimbi cosiddetti fragili: cardiopatici, nefropatici, asmatici gravi o comunque la popolazione pediatrica immuno-compromessa. È bene parlarne con il pediatra di libera scelta è affidarsi ai suoi consigli. La campagna vaccinale è già iniziata e questo è il periodo ideale per la somministrazione.

 

 

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