Che il Sars Cov.2 mutasse era messo in conto. Lo si diceva già un anno fa, quando la malattia da Covid iniziava, prepotente, a fare capolino in Italia. Da qualche settimana (in realtà da qualche mese, come rivelano alcuni i dati resi noti in ambiente scientifico), le temute varianti sono arrivate in Italia, con incidenze anche notevoli in talune regioni, dove sono state prese misure di contenimento forti (talune zone altoatesine, alcune località abbruzzesi e molisane, ed ancora ampia parte del territorio umbro). In Italia 1 caso su 5 di Covid sarebbe riconducibile ad una delle temute varianti. Si parla di tamponi rapidi in grado di individuare la positività declinata a seconda della mutazione. Si teme che il vaccino non possa essere efficace e che il Coronavirus mutato possa essere più letale rispetto a quello “selvatico”. Ne abbiamo parlato ieri con il professore Antonio Cascio, infettivologo, primario al Policlinico di Palermo e docente di Malattie infettive alla facoltà di Medicina dell’ateneo Palermitano. L’occasione è stata offerta dalle diretta Fb, organizzata da questo giornale sulla pagina A tutta Mamma (si può seguire in differita la diretta di ieri sera, mettendo like alla pagine Fb @atuttamamma).
Professore Cascio, le varianti straniere del virus sono davvero così temibili?
Le conosciamo poco e un dato raccolto è che la variante inglese ad esempio è molto più contagiosa rispetto al virus cosiddetto selvatico. Che sia però più letale non è un dato certo. Quindi eviterei tassativamente il terrorismo mediatico. Occorre osservare, conoscere, proteggersi, ma non si deve entrare nel panico.
Virus che mutano, nulla di nuovo, succede anche con la comune
influenza stagionale
Assolutamente. Da quando il nuovo Sars Cov.2 ha fatto capolino abbiamo atteso le sue mutazioni. I virus per natura mutano, del resto qualsiasi organismo è mutante. Anche il genere umano è mutante e se così non fosse, noi non saremmo qua a discuterne. Le mutazioni non vanno viste essenzialmente come un’occorrenza negativa e temibile. Pensi che in piena epidemia di colera, si salvarono quelle persone che avevano una mutazione genetica, che causava loro la fibrosi cistica. Una mutazione grave, che però in quel caso salvava le vite. Il virus muta perché nel suo processo di replicazione commette degli errori e da lí nascono le varianti. Capita con i rotavirus (che colpiscono l’apparato gastrointestinale), con i virus dell’influenza stagionale ed oggi con il nuovo Coronavirus. L’esperienza clinica ci insegna che le mutazioni non solo sono processi naturali, ma che devono e possono essere controllati.
Vaccini e mutazioni, quali certezze?
I media hanno raccolto dati secondo i quali la mutazione sudafricana non risponderebbe bene al vaccino AstraZeneca, ma che risponderebbe meglio a Pfizer e Moderna. Non vi sono dati rigorosamente ufficiali. Ho motivo di pensare però, per esperienza medica, che il Coronavirus selvatico e le sue varianti devono pur avere delle cose in comune e che quindi i vaccini avranno comunque un margine di efficacia. Faranno sì che la malattia da Covid insorga in forma più lieve e non letale? É già un passo importante.
Come proteggerci dalle mutazioni del Covoronavirus?
Da un punto di vista pratico, ritengo sia opportuno incrementare i controlli. Si deve evitare che in territori “puliti” entrino persone che arrivano direttamente da zone con focolai vivi. Quindi più attenzione e maggiore buon senso individuale e collettivo. Da un punto di vista sanitario, la protezione arriva dal distanziamento, dall’uso dei dispositivi di protezione individuale e in prima battuta dalla vaccinazione.
Quando potremo vaccinarci davvero tutti?
Non ho dati certi, ma voglio essere fiducioso che entro settembre 2021 la campagna vaccinale diventerà capillare per tutte le fasce di popolazione.