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Il mio matrimonio rock

Le mie nozze in trasferta a Roma organizzate a tempi da record

C’era una volta un matrimonio senza la supervisione di un wedding planner o dei programmi esasustivi di Real Time; un matrimonio in cui ogni particolare organizzativo, dalla scelta della location alla scelta del segnaposto, è stato affidato alla mente diabolica e all’entusiasmo imprevedibile di due giovani ragazzi che dieci anni fa hanno deciso di pronunciare il loro sì nella Città Eterna e che, prima di allora, l’unico matrimonio che avevano visto era stato quello dei rispettivi genitori nel librone fotografico pesante un quintale, dalla copertina in legno massiccio o in pelle di alligatore.

Due giovani sposi a Roma

I due giovani in questione siamo io e Pasquale, un’agrigentina della Sicilia e un termolese del Molise. Non ricordo chi dei due, ufficialmente, sia stato il primo a chiedere all’altro di sposarlo o sposarla. Nessuna dichiarazione da standing ovation (Pasquale, per fortuna, non è il tipo), nessuno sbrillocco di fidanzamento luccicante al dito (io, per “sfortuna”, non sono il tipo), però ricordo bene che è stata una decisione presa con così tanta naturalezza che, in pochi mesi, ci siamo ritrovati vestiti di tutto punto a firmare i nostri rispettivi “lo voglio” in una delle Basiliche più suggestive che, secondo me, la storia ci ha regalato: la Basilica di Santa Sabina di Roma.

 

La basilica di santa Sabina a Roma

Dieci e più anni fa vivevo a Roma, anzi, a dirla tutta vivevo all’interno della metro A di Roma, ma nei momenti liberi non mancavo di esplorare quella splendida e complicata città. Le mie passeggiate silenziose e solitarie ben presto si spostarono nella Roma non turistica, nascosta e maestosa nella sua architettura, popolare e popolana, antica e moderna. E uno dei luoghi che mi colpì molto fu proprio la Basilica di Santa Sabina: il suo interno dall’impianto antico, semplice, con pochissimi accenni del barocco romano e i suoi esterni dai profumi inebrianti e silenzi assordanti del Giardino degli Aranci, riuscirono a toccare delle corde nascoste tanto da farmi desiderare che lì mi sarei sposata un giorno, sì proprio io che fino ad allora non sapevo cosa fosse un matrimonio e neanche che i desideri potessero avverarsi.

La data del matrimonio

A settembre del 2007 fissammo la data del nostro matrimonio per il maggio successivo.
Tradizione vuole, soprattutto nel sud Italia, che la città in cui andrebbe celebrato il matrimonio, debba essere quella della futura sposa. Vi assicuro, però, che le nostre famiglie d’origine hanno accettato con entusiasmo la valida alternativa romana, ma da incoscienti quali eravamo, non sapevamo di creare uno stato di ansia fissando la data SOLO 8 mesi prima. Infatti, altra usanza nota, sempre al sud, è che chiesa e location vengano prenotate minimo 2 anni prima. E noi avevamo solo la chiesa. Rassicurate le nostre famiglie e, in particolare le mamme, che avremmo organizzato tutto in tempo e che loro avrebbero dovuto dedicarsi esclusivamente all’acquisto degli “abiti di scena”, io e il mio imminente marito ci lanciamo a capofitto nella fantastica avventura dei preparativi durante i rari weekend liberi dagli impegni lavorativi.

la sala del ricevimento delle nozze

Priorità assoluta: trovare la sala del ricevimento. Il mio desiderio era quello di sfruttare pienamente la bellezza di Roma per la cena nuziale e, soprattutto, di farla ammirare ai nostri ospiti che, a “causa nostra”, avrebbero dovuto trascorrere due giorni nella Capitale. Quale location più adatta di una terrazza? E’ stata un’impresa!
Dopo diversi sopralluoghi in cui, per darci un tono, ci presentavamo agghindati di tutto punto con gli abiti buoni della domenica, finalmente il colpo di fulmine: troviamo la terrazza perfetta nel Roof Garden dell’Hotel Bernini, situato nel suggestivo crocevia della Dolce Vita romana.
[Breve puntualizzazione di carattere economico: dieci anni fa i matrimoni non erano sinonimo di salasso e non c’era la caccia all’orpello svuota salvadanaio, pertanto anche una location nel pieno centro di Roma risultava “abbordabile”.]
Per quanto riguardava, invece, decorazioni floreali, bouquet, accompagnamento musicale in chiesa e auto d’ordinanza per lo sposo e la sposa, la fabbrica da matrimoni della Basilica ti forniva i contatti che si occupavano di tutto ciò; in più noi abbiamo solo noleggiato un pullman che portasse gli invitati dalla cerimonia al ricevimento.
Risolte le incombenze romane, lo step successivo richiedeva il ricorso a “professionisti del settore” che fossero fidati e disposti ad accompagnarci in questa avventura.

Tutti a Roma

Da Termoli, infatti, sono stati reclutati il parroco e il fotografo: il parroco, persona di grande spessore intellettuale, conosceva Pasquale da sempre e, grazie alle sue parole non scontate, ha reso la nostra cerimonia intima e partecipata; il fotografo si è lasciato travolgere, insieme a noi, dai meravigliosi luoghi che ci circondavano senza pose prestabilite, fissando i momenti salienti del prima e del durante la cerimonia e gli angoli più particolari del post cerimonia sia nel Giardino degli Aranci che nella lunga e improvvisata passeggiata per Via Veneto.
Da Agrigento, invece, ho portato con me le bomboniere in tipica ceramica siciliana e il mio parrucchiere di fiducia, vero e proprio deus ex-machinache, con il suo ineguagliabile estro ha dato un tocco risolutivo al mio trucco e parrucco con tanto di cambio look tra cerimonia e ricevimento e, soprattutto, ha ritrovato, in modo altrettanto risolutivo, la mitica valigia, smarrita nel ritiro bagagli di Fiumicino (che non a caso fa rima con “casino”!!), contenente il prezioso occorrente per l’acconciatura e il make-up.

Notte prima delle nozze

La sera antecedente al matrimonio è iniziata la 24h no stop della magia romana: per la serie “tutte le strade portano a Roma”, ecco l’incontro tra familiari e amici provenienti dalla Sicilia, dal Molise, da ogni parte d’Italia e da qualche parte dell’Europa per un’estemporanea cena con annesse presentazioni e un mini tour by night nel rione Monti, tra la Basilica di Santa Maria Maggiore, la Basilica di San Pietro in Vincoli e l’irrinunciabile veduta del Colosseo e dei Fori Imperiali: la Grande Bellezza. L’entusiasmo del ritrovarsi in un territorio “neutro” non solo è riuscito a smorzare l’inevitabile tensione del giorno successivo, ma anche a creare un’atmosfera d’intimità tale da far sentire i protagonisti di questa storia a casa propria.

Caccia al matrimonio perfetto

In questo periodo, tra giugno e settembre, tanti matrimoni sono stati già organizzati e ogni consiglio risulterebbe vano. Tra l’altro, negli ultimi anni, basta sintonizzarsi su una trasmissione o addirittura un canale che parla esclusivamente di matrimoni ed ecco che trovi tutte le dritte utili per il “matrimonio perfetto”. Forse anche troppo perfetto, lasciatemelo dire.
La ricerca, a volte ossessiva, di uno specifico tema che faccia da fil rouge (il color lavanda, il color glicine, il color Tiffany; gli ospiti vestiti di bianco, a pois, a strisce da marinaio, ecc..) o la caccia al segnaposto-bomboniera-decorazione floreale più originale che ci sia (che poi, diciamola tutta, originale non lo è mai!), tende, secondo me, a far vivere il periodo dei preparativi in modo solo stressante e “spersonalizzante”; al contrario, invece, la magia del matrimonio dovrebbe coinvolgere la coppia nella costruzione spensierata di quello che dovrebbe essere il culmine di un giorno spensierato, l’inizio di una nuova avventura che necessita della giusta energia.
Ogni coppia sia libera di scegliere il matrimonio che più la rappresenta e sarà un sicuro successo.
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