Colpisce l’8% della popolazione ed ha un’incidenza sovrapponibile tra uomini e donne. Ha sintomi fastidiosi, talvolta sfumati e in caso di mancata diagnosi può andare incontro a complicanze. È l’herpes genitale e al Policlinico di Palermo, al reparto di Malattie infettive e tropicali, diretto dal professore Antonio Cascio, si sta realizzando uno studio internazionale volto a valutare in che modo la malattia genitale da Herpes Simplex Virus-2 (HSV-2) influisce sulla qualità della vita e valutare la durata e la gravità dei sintomi correlati alla ricorrenza di herpes genitale.
Lo studio coinvolge Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia, Francia e Spagna; si basa sulla compilazione di un diario elettronico e sulla esecuzione di tamponi che il partecipante potrà eseguire presso la propria abitazione e successivamente portare presso i nostri ambulatori. Tali campioni verranno esaminati presso l’Università di Washington e presso il laboratorio Q2 in UK.
Abbiamo chiesto al professore Cascio di parlarci di questa infezione.
Professore cascio, Che cos’è l’herpes genitale?
L’Herpes genitale è un’infezione dovuta all’Herpes simplex virus (HSV), di cui ne esistono due tipi, il tipo 1 (HSV-1) e il tipo 2 (HSV-2). L’Herpes virus umano è un virus estremamente diffuso nella popolazione umana. Una volta che si contrae l’infezione, il virus rimane latente nell’organismo per tutta la vita e in caso di indebolimento delle difese immunitarie (traumi della cute, radiazioni ultraviolette, febbre, stress psico-fisico, immunosoppressione, etc) può andare incontro a riattivazione. L’HSV-2 causa principalmente l’herpes genitale, mentre l’HSV-1 è responsabile prevalentemente dell’herpes labiale, anche se negli ultimi anni si riscontrano sempre più casi di infezioni genitali da HSV-1.
Come si trasmette l’herpes genitale?
La trasmissione dell’herpes genitale avviene soprattutto attraverso rapporti sessuali non protetti. Esiste anche la possibilità di una trasmissione verticale, ovvero madre-figlio, per via intra uterina, durante il parto o dopo la nascita (ad esempio durante l’allattamento). In un periodo di tempo breve (4-7 giorni) l’infezione può manifestarsi nel punto di ingresso del virus con la comparsa di piccole vescicole rosse o bianche. Frequentemente si creano delle ulcerazioni dolore superficiali o più profonde. Di solito queste lesioni si risolvono spontaneamente in poche settimane. Va detto, infatti, che una volta contratto, il virus permarrà per sempre nell’organismo e potrà ripresentarsi con ciclicità e anche se sono passati anni dall’iniziale contagio. Circa il 70% delle persone che hanno avuto una prima infezione può avere delle recidive soprattutto entro il primo anno.
Come si diagnostica l’herpes genitale?
La diagnosi si basa sull’osservazione delle vescicole che compaiono nella fase acuta. Tuttavia non sempre i sintomi sono presenti, soprattutto nelle fasi più avanzate e nelle recidive. Nei casi sospetti è possibile accertare la positività all’herpes genitale attraverso un esame di sangue che rileva la presenza di anticorpi diretti contro l’HSV (la presenza di IgM indica un’infezione attiva primaria, quella di IgG un’infezione pregressa). L’accertamento può includere anche la ricerca del virus nel materiale delle lesioni genitali mediante analisi PCR.
Come si cura l’herpes genitale?
I trattamenti oggi disponibili non sono in grado di curare l’infezione in modo definitivo. Ciononostante la terapia a base di farmaci antivirali è efficace nel ridurre i sintomi e accorciare i tempi di guarigione. Farmaci come aciclovir e valaciclovir ostacolano la moltiplicazione del virus e quindi riducono la durata della malattia. Tuttavia questi farmaci non sono in grado di debellare il virus latente.
Come prevenire l’herpes genitale?
La prevenzione dell’herpes genitale è simile a quella di altre infezioni sessualmente trasmesse e quindi necessita dell’astensione sessuale quando si è consapevoli di avere il virus, o l’utilizzo del preservativo durante il rapporto sessuale. Tuttavia il preservativo non copre tutte le aree che possono essere interessate dal virus e quindi non rappresenta una protezione totale dall’infezione. Attualmente non esiste un vaccino contro l’herpes genitale.
Se durante il parto il neonato entra in contatto con lesioni erpetiche dei genitali il rischio di contagio è elevato. L’infezione erpetica del neonato può manifestarsi da dieci giorni a sei settimane dopo la nascita e quindi i genitori devono essere preparati dopo la dimissione dal centro nascita a riconoscere sintomi sospetti.
La forma più frequente (45% dei casi) e meno rischiosa è quella localizzata su cute, occhi e bocca, sempre caratterizzata dalla comparsa dalle vescicole a grappolo in queste sedi, con o senza febbre. Se trattata con acyclovir in genere evolve favorevolmente, ma senza la terapia può trasformarsi in una forma generalizzata, molto più pericolosa.
Altre forme cliniche sono quelle con interessamento del sistema nervoso centrale (30% dei casi), e la forma disseminata, ossia che si diffonde in altri organi e apparati (25% dei casi), entrambe molto serie per il rischio di vita immediato, ma anche per la probabilità di esiti permanenti futuri.
Una possibile indicazione dei ginecologi ad una donna in gravidanza che soffre di infezioni ricorrenti è la possibilità di offrire un parto cesareo al fine di evitare il contagio se la donna presenta lesioni erpetiche sulla mucosa genitale.
Per partecipare allo studio, si può contattare l’unità operativa dell’Uoc di Malattie infettive al numero 0916554011 o inviare una mail a info.hsv2@gmail.com.