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Giornata della prematurità all’Utin del Civico di Palermo, reparto d’avanguardia nella cura dei piccolissimi guerrieri

Intervistiamo il professore Marcello Vitaliti, neonatologo e primario della Terapia intensiva neonatale del Civico di Palermo

Celebriamo la giornata della prematurità nell’Utin dell’ospedale Civico di Palermo, che per l’occasione oggi si tinge di viola, il colore della prematurità, che la rappresenta per via del colore violaceo dei bimbi prematuri. Da lì un simbolismo che trasforma la sofferenza in forza.

Il reparto è diretto dal dottore Marcello Vitaliti, neonatologo di lungo corso e soprattutto uomo che lavora con testa e cuore per i suoi piccoli pazienti e per i loro genitori.

Il Civico di Palermo è uno dei principali punti nascita siciliani, entro dicembre si dovrebbe arrivare a oltre 2000 parti. Qui afferiscono realtà trasversali: la Palermo borghese, che sceglie questa struttura pubblica per via dell’offerta clinica, dei vari ambulatori ginecologici, ostetrici e neonatologici ed anche la città con le sue propaggini più critiche. In Utin questa trasversilità si legge a stampatello.

Perché diverse sono le cause della prematurità: alcune fisiologiche – elevata età materna, malattie della mamma o del bambino – altre invece sono criticità sociali: parti in mamme estremamente giovani (nell’ultimo anno al Civico hanno partorito due tredicenni), stile di vita inadeguato con la gestazione – tanti, negli anni scorsi sono stati i neonati ricoverati in questa Utin per astinenza da droghe o da psicofarmaci, primato che per fortuna ha visto uno stop nei report ospedalieri del 2024.

Al di là delle ragioni per cui un piccolino si trova in Terapia intensiva neonatale, quel che salta all’occhio entrando in reparto è la sacralità da grembo materno. Il silenzio, il tepore, il rispetto. Come stare dentro un nido. Come ritrovarsi accoccolati dentro un batuffolo di ovatta.

Ed eccoli i bip bip salvavita, quelli che indicano i palpiti dei piccoli combattenti, che qua giocano la battaglia più importante. Tra un’incubatrice e una “culletta termica”, fanno capolino i neonatologi, gli infermieri, le puericultrici. C’è attenzione, perché i piccolissimi dell’Utin non possono essere lasciati soli neppure un istante. Il primario Vitaliti ha tutto sott’occhio e conosce le storie di ogni bambino, anche di quelli che ormai sono grandi e forti.

Professore Vitaliti, quali somme tirate in questa giornata così importante?

Il professore Marcello Vitaliti

Prima di parlare di numeri voglio parlare di persone. Nella nostra Utin accogliamo bimbi che vengono al mondo prima o che nascono con problematiche importanti. Prendiamo in carico loro e le loro famiglie. Dietro questi esserini minuscoli ci sono padri, madri fratellini. Ci sono storie, speranze, progetti e aspettative. A partire da queste scaturisce la motivazione del nostro operato e l’obiettivo di fare tornare tutti  i nostri pazienti a casa e nelle migliori condizioni possibili.

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Quest’anno c’è anche un importante traguardo?

Assolutamente e ne andiamo fieri. Da un anno e mezzo sottoponiamo tutti i bimbi, nati nel nostro ospedale, allo screening  salivare per la ricerca del citomegalovirus, che, lo ricordo, quando viene trasmesso  per via materno-fetale può essere molto insidioso e portare danni grossi al nascituro. Questa infezione per esempio é una delle cause più frequenti di sordità infantile ma anche di danni neurologici. É importante che la mamma, già in gravidanza, si sottoponga alla verifica, tramite prelievo ematico, degli anticorpi Igm, che sono spia del fatto che l’organismo sta lottando contro un’infezione in corso, a differenza della presenza di anticorpi Igg, che indicano invece un’infezione contratta in passato. Poiché però non tutte le gestanti eseguono questi test, noi provvediamo a farli ai bimbi appena nati, cosicché, in caso di positività, si possa subito correre ai ripari. Sulla popolazione nata nell’ultimo anno e mezzo, abbiamo registrato quattro bimbi positivi.

Cosa succede, una volta constatata la positività?

Inizia un percorso diagnostico: sul fronte otorinolaringoiatrico, per verificare le condizione dell’udito del piccolo. Eseguiamo anche la risonanza magnetica encefalo, per escludere eventuali danni neurologici e lavoriamo in tandem con il reparto di Malattie infettive del Di Cristina, che seguirà i neonati in follow up. La diagnosi precoce prevede anche un percorso terapeutico in grado di limitare i danni del virus. É bene precisare il contagio materno-fetale arreca raramente  danni al nascituro, ma fare gli screening é fondamentale.

Nella giornata della prematurità quale é il suo primo pensiero?

Oggi va fuori dalle mura del mio reparto e arriva fino alla Striscia di Gaza, va in Palestina e in Israele. Penso ai bimbi prematuri che sono morti perché non hanno potuto ricevere le cure dovute. Perché gli ospedali sono distrutti e se qualche reparto ancora regge non ha a disposizione posti letto e macchinari. Penso alla deportazione dei neonati dall’Ucraina verso la Russia. Questo deve essere il senso di questa giornata. Dobbiamo riflettere e capire che ciascuno di questi bambini potrebbe essere nostro figlio. La differenza è che ci troviamo nella parte fortunata del mondo.

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In merito ai piccoli del vostro reparto, quanti ne avete accolti nell’ultimo anno?

Siamo rimasti in linea con la media dei grossi punti nascita nazionali, quindi circa 150 bimbi prematuri su un totale di quasi 2000 nati nell’ultimo anno.

Il vostro reparto mette sempre nuovi tasselli nel puzzle della cura del neonato prematuro, ci racconti

Ovviamente occorre fare un distinguo quando si parla di prematurità.

La nascita prima di 37 settimane di gestazione è considerata prematura. I neonati prematuri sono ulteriormente classificati come

Ovviamente le cure che necessitano i prematuri sono differenti in relazione al livello di prematurità e alle condizioni di ciascun bambino. Negli anni il nostro reparto si é arricchito di nuove competenze, una tra queste é la diagnosi e la cura (anche interventistica) della retinopatia, una delle problematiche più diffuse tra i prematuri. I nostri piccoli degenti sono tutti sottoposti a controlli ematologici,  cardiologici, neuropsichiatrici, pneumologici. Una volta dimessi, continuiamo a seguirli in follow up nei nostri ambulatori. Il “dopo” utin é molto importante, perché un percorso riabilitativo può garantire una vita quanto più normale possibile anche a un bimbo che nasce con un deficit. Faccio un esempio su tutti: il cervello dei bambini é plastico e le cellule neurologiche sane, se opportunamente stimolate, sanno fare da gregarie a quelle danneggiate. Quindi occorre seguire scrupolosamente le indicazioni dei medici e presentarsi puntuali ai follow up.

Quale messaggio vuole dare oggi sul tema della prematurità?

Anzitutto consiglio attenzione durante la gravidanza: stile di vita sano e controlli medici regolari, secondo il calendario gestazionale. Se nasce un bimbo prematuro, occorre anzitutto avere amore e contenimento per la madre. Al piccolo pensiamo noi medici di Utin, ma le madri non vanno mai lasciate sole. Sono donne che elaborano un vero e proprio lutto e vivono un profondo senso di colpa. Sono mamme che vedono smantellato il sogno del parto, delle prime coccole al loro bambino. Quando va bene vedono il loro piccolo il giorno dopo la nascita e lo ritrovano dentro una “pancia artificiale” (l’incubatrice), attaccato a tubicini e monitor. É un trauma grande per una neo-mamma. Queste donne sono avviluppate da dolori a volte indecifrabili e il rischio che sprofondino in una brutta depressione post partum é alto. Ci vuole sostegno. Se oggi mancano le famiglie “clan” di un tempo, occorre cercare comunque il modo di non lasciare sole le madri, a maggior ragione le “mamme premature”. Ahimè il 15% dei bimbi prematuri statisticamente non ce la fa, nel resto dei casi i piccoli tornano a casa, necessitano di qualche accortezza in più ed é fondamentale che la famiglia sia in grado di sostenere i legittimi timori e di proiettarli verso bellissime speranze. Perché i figli questo sono: la speranza più grande!

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