La Sicilia registra il dato di diffusione del virus peggiore da quando è iniziata la pandemia. Ieri 179 casi, ma è anche record di tamponi, 6325: è la prima volta che si supera la soglia dei 6000. Sono 179 le persone ricoverate in ospedale, 15 in terapia intensiva e 1.963 in isolamento domiciliare. Ieri un altro decesso, che fa salire il totale a 296: un paziente di 70 anni, ricoverato da molto tempo all’ospedale di Messina.
Palermo è la città che fa preoccupare di più con una serie di focolai e una percentuale progressiva di crescita del fenomeno virale, che la porta ai massimi nazionali. Zona rossa al carcere Pagliarelli e alla missione di Biagio Conte. Nel capoluogo si registrano anche numeri importanti nei reparti Covid: il centro dedicato all’ospedale Cervello è pieno, al Civico quaranta persone ricoverate e l’eventualità di rimaneggiare altri reparti per ospitare i malati di Covid.
Segnali non incoraggianti arrivano dalla scuola: a Palermo sono stati chiusi quattro asili nido, tre le scuole chiusi nel trapanese, a Corleone il sindaco, a seguito di due focolai sviluppatisi in due feste di matrimonio, ha diposto la chiusura di scuole, palestre, villa comunale e ha ordinato la chiusura di pub e locali entro le 22. L’allarme è evidente eppure nell’Isola si respira un’aria serena: tanta gente in strada, nei negozi, nei locali. Tante le feste private e gli eventi che seguitano a essere organizzati, catalizzando diverse centinaia di persone. Salta anche all’occhio come spesso non vengano ottemperate le norme disposte dai Dpcm: uso della mascherine nei luoghi chiusi e nei locali, divieto di grossi assembramenti. Non è raro che negli esercizi commerciali, dove il flusso di gente può essere anche importante, in molti non usino la mascherina o la usino non correttamente. Per fare il punto della situazione abbiamo intervistato il dottore Tullio Prestileo, noto infettivologo palermitano e dirigente medico all’Arnas Civico.
Dottore, come definisce l’attuale situazione?
La situazione è preoccupante poiché la diffusione del virus, seppure attualmente sotto controllo, non mostra segni di riduzione o di contenimento. Nella nostra regione la diffusione va avanti con circa 100 nuovi casi al giorno. Questo sta impegnando i nostri ospedali, con il rischio di finire sotto pressione. Si lavora come e più che nella primavera scorsa, si sta anche provvedendo a creare nuovi posti letto. È ancora tutto sotto controllo, ma non si può andare all’infinito e non si può chiedere agli operatori sanitari di fare l’impossibile.
Quale crede sia il nodo essenziale di questa impennata?
Il problema più serio è che gente non vuole avere la percezione del rischio. Vi sono i negazionisti che, mi consenta, sono degli stupidi perché mettono a rischio la loro salute, quella degli altri e mettono sotto pressione il sistema sanitario. Poi vi sono anche i superficiali, quelli che pensano che il virus non può toccarli e quindi vanno in giro senza proteggersi e automaticamente senza proteggere, si assembrano in maniera indiscriminata e quindi diventano vettori. Il risultato è che abbiamo un numero alto di contagi e i reparti pieni. Dobbiamo cercare assolutamente di frenare.
Si rischia di chiudere di nuovo gli ambulatori e di stoppare le prestazioni non urgenti?
Se noi come oggi abbiamo quaranta pazienti Covid ricoverati all’ospedale Civico la situazione è gestibile. Se il numero cresce, dovremo cercare nuovi posti e tutto ciò andrà a discapito di altri pazienti meno gravi che comunque necessitano un ricovero, un intervento programmato o una visita di prevenzione per esempio.
Cosa pensa della riapertura delle scuole?
La scuola rappresenta un problema delicato perché chi ci governa non ha realmente organizzato la struttura scolastica in maniera adeguata. Mancano delle coordinate univoche e applicabili a tutte le realtà. Da par loro le scuole hanno fatto grandi sforzi ed a loro va il mio plauso, il Governo però deve fare di più. Non si può tollerare che ad oggi vi siano classi con 30 studenti. Succede anche a Palermo e poco importa se l’aula abbia dimensioni adeguate, resta il fatto che all’interno vi sono trenta bimbi e al massimo un paio di insegnanti. Proprio agli insegnanti voglio dire un grande grazie poiché stanno accettando una condizione lavorativa stressante e limitante. Riflettiamo: se da un lato additiamo il ragazzo che si aggrega con gli amici ma consentiamo situazioni pollaio in fabbrica o a scuola, c’è qualcosa alla base che non va bene. La politica deve fare la propria parte e deve farla in fretta, prima che la scuola diventi fonte primaria di contagi.
La salute dei nostri bimbi è a rischio?
I bimbi non hanno particolari problemi a livello sintomatico, salve fatte le dovute eccezione e mi riferisco a bimbi con patologie pregresse, che vanno tutelati al massimo. Occorre però evitare la catena di trasmissione e i bimbi questo possono diventare. Come fare? Classi poco numerose (15 bimbi per classe sarebbe l’ideale), più insegnanti così da suddividere i bimbi in gruppi, attività all’aperto, aule areate. Sono passaggi facili ma tanto importanti.
Conferma che i malati di oggi sono meno gravi di quelli della scorsa primavera?
Sono malati più giovani che, in linea di massima, hanno sintomi meno gravi e reagiscono meglio alle terapie. Ricordiamo però che virus non ha perso potenza ha semplicemente cambiato bersaglio, colpendo una fascia di età più bassa rispetto alla precedente. Il giovane però frequenta persone adulte o anziani e da lí riparte la catena con conseguenze ben più severe.
Con i nuovi focolai si rischia che in Sicilia il virus diventi autoctono come in Lombardia?
In questo momento nell’Isola non vi sono focolai cosiddetti concentrati. Quello che accade credo sia dovuto al rientro dalle vacanze e quindi le grandi città, dove l’abitudine della vacanza fuori è più diffuso, sono maggiormente colpite. Il virus circola e quindi occorre attenzione e seguire i soliti consigli: uso di dpi nei luoghi chiusi e in quelli aperti se non abbiamo possibilità di distanziarci, lavare spesso le mani, stare attenti ai sintomi sospetti, evitare di assembrarci, perché anche la festa di famiglia con 100 persone può rappresentare un rischio, sí al vaccino antinfluenzale così da favorire la diagnosi differenziale e da evitare che si accavallino più patologie.
Possiamo farcela a tornare regione green?
Con impegno, buon senso e responsabilità penso proprio di sì.