Le mamme e le nonne di oggi quanto somigliano a quelle di ieri? Siamo nell’era dei social, dei nativi digitali, del bombardamento tecnologico, eppure è esistito un tempo in cui non esistevano nè gli smartphone, nè le consolle elettroniche o la compagine di stimoli, a disposizione dei bimbi di oggi. Ne abbiamo parlato con Anna Maria Calderone, insegnante in pensione, mamma degli anni ‘70, che, pur tenendosi al passo con i tempi, amando il lato buon dei social network ed essendo una nonna serenamente 3.0, ci racconta com’era la vita delle maestre, delle mamme, dei nonni e dei bimbi quando non c’era il web. Anna Maria è una donna colta e raffinata, modi gentili e tanta curiosità verso i cambiamenti culturali e sociali. È attiva sui social, su un gruppo, in particolare, che la riporta alle sue origini agrigentine. Nei suoi interventi trapela sempre l’amore per i bei tempi andati, una delicatezza antica, il desiderio di tramandare i bei valori di una volta.
Anna Maria, mamma, moglie, maestra prima del web
Anzitutto vorrei presentarmi: ho 72 anni, ho trascorso la mia infanzia a Casteltermini, un piccolo paese dell’entroterra siculo in provincia di Agrigento. Ho studiato in diversi educandati cattolici di Agrigento e di Palermo (era il mood del tempo, quando dalla provincia i genitori ti mandavano a studiare in città). sono moglie da oltre 50 anni e madre di due figlie di 49, Gabriella e 47 anni, Eleonora. Sono nonna di due nipoti, Umberto di 15 anni e Carla di 12. Ho alle spalle una carriera di insegnamento di quasi quarant’anni, per me un orgoglio, un onore e un onere. Da dodici anni sono in pensione e, fin quando il mio stato di salute me lo ha consentito, mi sono interessata di Caritas parrocchiale e di lettura, il mio più grande hobby di sempre, curando per qualche tempo una rubrica per un sito internet.
Sono stata figlia prima del ’68 e mamma dopo questa data che è stata uno vero spartiacque tra le generazioni. Ho dovuto inventare il mio modo di essere insegnante, educatrice e madre: non potevo servirmi dei metodi che erano stati in uso fino ad allora. Personalmente ho cercato di mediare tra la rigida severità precedente e l’eccessivo permessivismo post-sessantottino. Le mamme, che ho conosciuto durante la mia lunga carriera da insegnante “, non sono facilmente definibile è sicuramente erano molto diverse da quelle di oggi. Diciamo che all’epoca c’era una grande diversità tra le mamme stesse, meno omologazione rispetto a oggi. Quasi sempre sono riuscita ad instaurare un rapporto di piena collaborazione, però ho potuto osservare via via una crescente e non giustificata sfiducia nei confronti dell’istituzione scuola ed una malintesa volontà di protezione nei confronti dei figli. Come nonna forse sono atipica, poiché non ho mai viziato eccessivamente i miei nipotini, ma, pur essendo sempre disponibile e paziente (certamente più di quanto lo sia stata da madre lavoratrice e super- impegnata), ho cercato di contribuire alla loro crescita educativa e culturale.
Com’erano le mamme prima dei social?
Alcune mamme erano presenti e partecipavano alla vita scolastica dei figli, altre, poche in realtà, erano difficilmente reperibili. Anche se spesso fra loro socializzavano, difficilmente si venivano a creare situazioni di pettegolezzi o peggio, come sento che avviene adesso: ci si incontrava, realmente e non virtualmente e ciò evitava incomprensioni o malintesi. I bambini difficilmente si isolavano, giocavano sempre volentieri in compagnia con predilezioni diverse, nella scelta dei giochi, a seconda del sesso.
Pur mantenendo una tradizione “all’antica” sei una nonna al passo con i tempi
Ho sempre amato il nuovo, per questo motivo ho studiato per aggiornarmi fino a fine carriera. L’avvento dell’informatica l’ho vissuto con piacere, sono stata tra le prime fautrici dell’entrata dei pc nelle scuole, ho collaborato con il personale ATA delle segreterie per la comprensione e la messa in uso di nuovi programmi, sono stata incaricata di favorire l’aggiornamento delle colleghe anche parecchio più giovani di me, di creare delle aule multimediali per gli alunni e di seguirne la prima alfabetizzazione informatica: devo sinceramente ammettere che c’è stato un interscambio di competenze tra me e gli alunni più dotati ed esperti.
Com’era esser bambini senza troppa tecnologia?
I passatempi della mia infanzia, quando ancora non c’era TV né telefono, erano sicuramente molto diversi da quelli attuali; i miei preferiti erano molto tradizionali e tranquilli, il più delle volte da sola , talora più raramente veniva a trovarmi una bambina vicina di casa oppure qualche compagnetta di scuola: trottole, palle, bambole, decine e decine di bambole di tutti i tipi e di tutte le dimensioni, e tutto ciò che ad esse faceva capo: mobiletti, batterie di cucina, macchina per cucire… ma amavo anche altri giochi insoliti per allora, giochi da tavolo come lo shangai, il gioco delle pulci, il caleidoscopio e sempre tantissimi libri da leggere. Certo in quel periodo dell’immediato dopoguerra non tutte le bambine potevano avere questa varietà di giochi, ma la creatività sopperiva alla povertà… ed ecco che degli scampoli di stoffa arrotolati diventavano bambole, anse di orci (le classiche quartare) con un laccetto erano meravigliosi destrieri per i maschietti; e poi con un pezzo di corda (magari preso dagli arnesi di lavoro dei loro papà) si poteva saltare con le amichette della strada, con un gessetto nei cortili delle scuole si tracciava la “campana” per saltellare (zuppiddu si chiamava); in classe, se la maestra si allontanava per qualche breve necessità ecco che si poteva ricorrere al “gioco del silenzio” o a quello “dell’anello” che servivano non solo a far passare il tempo, ma anche a tener tranquilla la scolaresca. Nel periodo dell’infanzia delle mie figlie un’ ingombrante babysitter era già la TV, anche se loro ne subivano il fascino in misura diversa: più succube Gabriella, più sedentaria per natura, poco o niente Eleonora sempre attiva e pronta ad inventare nuovi passatempi; la prima amava i giochi prettamente da femminuccia e spesso era presa dalla scrittura dei suoi diari, mentre l’altra quelli da maschiaccio, la prima prediligeva Cicciobello, Barbie e Ken, la seconda curava l’arredamento delle case delle bambole e disegnava sempre; entrambe amavano tantissimo ascoltare dischi (dalle canzoni della mia giovinezza, alle canzoni per bambini, sino ai classici romantici come Chopin e Brahms) e cantare , attività che durante i viaggi in auto facevamo in quattro. In qualche modo anche Umberto e Carla ricalcano l’indole delle loro mamme: il primo da piccolo molta TV e play station, adesso giochi virtuali interattivi con gli amici, tanta musica e interesse per gli scacchi; la seconda da piccola amava molto manipolare e modellare materiali plastici di varia natura, spesso creati da lei, ama molto incontrarsi con le amichette fin dal “Nido”, ha cambiato vari tipi di attività sportive –nuoto, equitazione, arti marziali….) ma, pur essendo molto brava in tutte quelle in cui si è cimentata, non ne ha ancora trovato una che la appassioni realmente. Anche lei adesso comincia a lasciarsi schiavizzare dallo smartphone e dalle varie app. Ciò che mi colpisce e mi stupisce dei bambini e dei ragazzi di oggi è il fatto che, pur avendo svariate possibilità di hobbies e passatempi, sono sempre annoiati e non resistono ad un paio di giorni in campagna, se non hanno coetanei con cui continuamente confrontarsi.
Da ieri a oggi, un consigli alle mamme 3.0?
Non credo di sentirmi in grado di dare consigli, ognuno deve fare le proprie esperienze e poi le esigenze e le condizioni di vita sono cambiate. Poche cose, comunque, voglio dirle: amate i vostri figli più di voi stesse, assicurate loro una vera famiglia il più possibile armoniosa e serena, evitate le sdolcinatezze e il lassismo, guidateli, siate propositive e date delle regole, non lasciateli troppo in balia del web e degli smartphone dando voi stesse l’esempio di un uso appropriato e moderato.
Grazie Anna Maria e ad maiora!