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Come e quando i bimbi iniziano a vedere il mondo?

Sapevate che si vede prima con il cervello e poi con gli occhi? La prima visita oculistica, non dopo i quattro anni

 

Dottore, il mio bimbo vede?

Questa pare che sia la domanda più frequente durante la prima visita pediatrica. Tra i mille dubbi e le minuziose osservazioni su ogni sfumatura dell’iride operate dalle mamme, occhi negli occhi col proprio bimbo, un oftalmologo, il dr. Vincenzo Ciccarelli, ci spiega come avviene l’incontro del bambino con uno dei doni più preziosi e come tutelarlo nei casi di ambliopia (ossia diminuzione dell’acutezza visiva).

Facciamo prima alcune precisazioni, dice l’oculista, un bambino, alla nascita, vede a una distanza massima di un metro poiché la sua vista non si è ancora sviluppata. Se trovate che il vostro bambino abbia le pupille un po’ dilatate, sappiate che è normale.

Il colore dell’iride, invece, non va molto preso in considerazione perché durante la crescita potrebbe subire modificazioni, il colore della sclera, che è la parte bianca dell’occhio nel neonato o nel bimbo piccolo è di colore bluastro poiché ancora i tessuti dell’occhio non sono ancora ben sviluppati e lasciano trasparire i capillari sottostanti.

Se il tuo bimbo ti appare strabico…non temere!

Il bimbo piccolo ha quasi sempre uno strabismo, principalmente ha una deviazione degli occhi verso l’interno in alcuni casi anche all’esterno, questo è assolutamente normale poiché il sistema dei muscoli oculari non è ancora sviluppato. Questa condizione – spiega Ciccarelli – in assenza di altre problematiche migliorerà con la crescita e soprattutto quando il bimbo inizierà a camminare.
La prima visita oculistica è consigliata entro il primo anno di vita, perché in questa visita si analizza la presenza del riflesso pupillare, la presenza di eventuali anomalie congenite e l’esame del fondo oculare. Una delle domande più frequenti in questa sede – racconta il dr. Ciccarelli – è: Dottore il bambino vede?

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A questa domanda non si può dare una risposta quantitativa poiché un bimbo non si può fare leggere però tutti i segni indiretti di stimolazione con la luce fanno capire sulla buona reattività agli stimoli.
In assenza di altre problematiche l’età ottimale per il controllo visivo è nell’imminenza del compimento del quarto anno: in questo momento della vita il bambino è facilmente visitabile per la sua buona collaborazione, con i dovuti accorgimenti tra gioco e sussidi specialistici si riesce così a fare una visita completa.
Questo momento dell’età – quattro anni – è fondamentale perché se si riscontrano problemi visivi particolari che necessitano di correzione con lenti si riesce a correggerli. Andando avanti con l’età e con lo sviluppo del bambino la correzione diventa sempre più difficile fino ad arrivare a quella che viene definita ambliopia.

L’immagine come l’incastro perfetto dei pezzi di un puzzle: attenti all’ambliopia!

Per cercare di fare comprendere al meglio questo problema – spiega l’oftalmologo – vi spiegherò cosa accade nel processo della visione. Dobbiamo specificare che noi non vediamo con gli occhi ma con il cervello: la zona visiva è localizzata nella cosiddetta corteccia visiva occipitale (nella nuca). Questa corteccia visiva è deputata alla ricezione dei messaggi visivi che arrivano dagli occhi, che vengono elaborati e poi percepiti come immagini. Questa corteccia, alla nascita, è disorganizzata come un puzzle, cioè formata da tanti pezzi che devono incastrarsi perfettamente uno accano all’altro come. L’impulso alla buona riuscita dei pezzi del puzzle è dato dagli stimoli luminosi che arrivano ad esso, infatti, se il bimbo ha un problema di astigmatismo o ipermetropia, lo stimolo all’organizzazione arriva errato e quindi la funzionalità non sarà buona e si realizza quella condizione che noi chiamiamo ambliopia. Dunque: quanto più precocemente si interviene nel correggere un vizio di refrazione (miopia, astigmatismo, ipermetropia) – sottolinea – tanto meno saranno le possibilità che si instauri un’ambliopia. Se il bambino ha bisogno di lenti, queste devono essere prescritte il prima possibile.

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Quanto detto sopra fa ben comprendere come un genitore non può accorgersi di nulla se un bambino ha bisogno di lenti. È classica ormai la considerazione che fanno le mamme– racconta il dott. Ciccarelli – quando si dice loro che il bambino ha bisogno delle lenti: Dottore, io non mi sono accorta di nulla!.

Di fatto è così: un genitore non si accorge di nulla fino a quando il piccolo, crescendo, non manifesta palesemente la sua difficoltà a vedere, e in quel momento è già tardi!

Nella corrente cultura di prevenzione si procede a fare visitare i piccoli prima dell’inizio della scuola, ma a quell’età è già tardi, poiché già a sei anni il puzzle ha già completato la sua costituzione. Il bambino difficilmente dà segni di non vedere a meno che non si tratta di situazioni molto gravi.

PS: Non è mai troppo presto per abituare i piccoli a usare occhiali da sole. Anche se il piccolo ha ancora pochi mesi, si possono usare quelli che al posto delle asticelle hanno un elastico. Proteggere gli occhi dai raggi solari è fondamentale sin da piccoli. Le lenti, devono ovviamente essere acquistate nelle ottiche o nei negozi qualificati.

Abbiamo intervistato il Dr. Vincenzo Ciccarelli, laureato e specializzato presso l’università degli studi di Palermo e Dirigente medico oculista presso l’ASP di Palermo in servizio dal 1993. Si occupa di attività di prevenzione a livello territoriale, ha effettuato numerosi corsi di perfezionamento specifici per le varie branche dell’oftalmologia.

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