Perché la società di oggi sta generando dei bimbi altamente performanti?
È una domanda che ci si dovrebbe fare, così suggeriscono gli esperti.
Lo fanno sulla scorta dell’osservazione. I bimbi di oggi fanno sport, danza, laboratori di lettura, scrittura, pittura, partecipano a decine di eventi, hanno una vita sociale densissima di impegni ed ovviamente non mancano di fare capolino sui social, dove la loro “efficienza” viene divulgata dai genitori. Eccoli sbucare tra feste monumentali, con animatori, giochi d’artificio, gadget ed effetti speciali. Poi di nuovo a vincere la medaglia al torneo di scacchi per seienni o alle prese con una prodezza sportiva, una gara di canto o di abilità logica.
Non si può fare di tutta l’erba un fascio, va da sè. Resta comunque la certezza che i bimbi di oggi debbano sapere fare e farlo in grande.
Perché i genitori contemporanei si fanno prendere dall’ansia da performance? Perché, sotto sotto, desiderano che i loro figli siano i numeri 1, non fosse che per l’iperbole della loro festa di compleanno?
Lo abbiamo chiesto al professore Daniele La Barbera, psichiatra e primario al Policlinico di Palermo.
Professore La Barbera, perché i bimbi di oggi devono sapere fare al meglio mille cose?
Parto da una constatazione: pare che ai bimbi di oggi non sia concesso il privilegio della noia. I genitori contemporanei, non tutti ovviamente, si stanno convincendo che un bimbo felice debba avere ogni istante del suo tempo impegnato in attività altamente appaganti: sport, arte, feste, corsi di lingua, pittura, musica e chi più ne ha più ne metta. Il tempo “vuoto” è visto dal genitore come tempo perso, quando invece così non è. È proprio nel dolce far nulla, nel privilegio della noia, che i nostri bimbi trovano loro stessi, lasciano spazio alla fantasia, alla creatività e alle loro passioni più intime. Ed è in quel tempo “vuoto” che il bimbo, piano piano, scoprirà anche la vocazione dell’adulto che sarà domani. La noia non deve fare paura ai genitori, che dovrebbero invece coltivarla. Ovviamente questo non toglie valore al benessere delle attività sportive, artistiche e conviviali, che vanno fatte però con equilibrio e senso della misura.
Perché i genitori di oggi sono altamente performanti nei riguardi dei loro bambini?
Le ragioni possono essere molteplici. La società offre sicuramente un ventaglio di possibilità alle quali attingere e quindi ecco la corsa ad afferrarle tutte, con il rischio di non combinare nulla di buono. Un bambino che durante la settimana svolge cinque attività extra scolastiche differenti, finirà per farle tutte male o comunque con poca o nessuna passione. Può esserci nel genitore una spinta compensativa verso il figlio: io non so nuotare, tu devi saperlo fare! I miei non si sono potuti permettere per me le scuole più prestigiose, tu devi frequentarle! Vi sono poi le spinte confermative: io sono stato campione di tennis quindi devo necessariamente trasmetterti questa passione affinché tu faccia come e meglio di me.
Ci sono poi gli input emulativi: se gli altri genitori festeggiano i compleanni dei loro bimbi in maniera “esagerata”, anche io devo fare altrettanto, così da non sentirmi fuori dal sistema.
Poco importa se poi il bimbo, alla super festa di compleanno, pianga per tutto il tempo, perché qualcosa gli ha creato disagio o perché avrebbe preferito un’atmosfera più intima.
È evidente che il bimbo non è performante in sè ma per volere del genitore.
Quanto i social influiscono in tutto ciò?
Sicuramente hanno un’influenza nella misura in cui propongono quotidianamente il migliore e il più inarrivabile dei mondi. Un genitore, che ogni giorno segue le stories di influencer che apparentemente hanno tutto, non potrà che cercare di emularli e di sentirsi frustrato. Questo perché il mondo social è fittizio e propone un ideale di vita non replicabile.
Quali rischi si corrono ad essere dei genitori che pensano sempre alla performance?
Un genitore oggi dovrebbe farsi una domanda: con mio figlio seguo un progetto educativo o semplicemente un progetto di gratificazione?
Possiamo infatti gratificare i nostri bambini, sul momento, con regali, feste bellissime, attività “alla moda”, ma cosa resta di tutto ciò?
È bene ricordare che quel che rimane ai nostri bambini sono la qualità degli incontri, i momenti che dedichiamo loro, la capacità di contenimento. Domani dimenticheranno il dono materiale o la festa monumentale, ma ricorderanno il buon tempo condiviso, la capacità di stare insieme, di essere contenuti durante un momento “di capriccio”, che per i bimbi equivale a un momento di vera difficoltà.
Invito i genitori a chiedersi: cosa può fare bene al mio bambino? Cosa contribuisce a una crescita sana?
Cosa gratifica veramente lui e cosa invece faccio per gratificare me stesso?
Ricordiamoci inoltre che abituare i nostri figli al vincere facile, all’avere tutto e subito farà sì che l’asticella delle loro aspettative sarà sempre più alta fino al punto in cui sarà difficile soddisfarli.