In questi giorni si parla tanto dell’Oasi di Troina. Notizie che passano sui Tg nazionali e raccontano di un’emergenza nell’emergenza. Di un focolaio di contagi, di un paese zona rossa, di un sindaco in prima linea, che oggi si è ammalato e ciononostante seguita a fare sentire la sua voce. L’Oasi di Troina con i suoi 135 positivi, con i due morti, una giovane di 25 anni e un altro paziente di 51 è uno dei punti più caldi dell’emergenza Covid. I medici, gli operatori, i logopedisti, i religiosi bloccati dentro quel centro, che di norma rappresenta una speranza per decine e decine di famiglie siciliane. Perché se oggi l’Italia conosce l’Oasi per il dramma del Coronavirus, da sempre vi sono volti di ragazzini e di adulti che a Troina hanno trovato speranza, conforto, cure e la voglia di vivere quella vita, che non distribuisce equamente meriti e virtù. Dell’Oasi ci raccontano Eugenia e Roberto Fragale, genitori di Riccardo, che oggi è a casa con mamma e papà e sta bene, ma fino a qualche settimana fa era a Troina, prima che iniziasse l’incubo. Eugenia e Roberto parlano dell’Oasi con la voce spezzata da una commozione sincera. Desiderano con tutto il cuore il lieto fine, per quel luogo che è una benedizione per tante, tante famiglie, compresa la loro. Raccontiamo la loro storia nella settimana dedicata alla consapevolezza dell’autismo, certi che ci aiuterà a capire tante è più cose.
Cos’è per voi l’Oasi di Troina?
Sono trascorsi più di 10 anni da quanto Riccardo è ospite al villaggio Cristo Redentore dell’Oasi di Troina, che per noi è ormai diventata una seconda casa, abbiamo stretto un forte legame con tutto il personale che orbita attorno a nostro figlio.I nostri Angeli, come noi li chiamiamo, sono persone fantastiche sia dal punto di vista professionale ma soprattutto dal lato umano, oltre a proteggere i nostri figli ci aiutano e ci consigliano come gestire al meglio la nostra situazione . A loro vanno i nostri più sinceri ringraziamenti per i traguardi, che in questi anni sono riusciti a far ottenere a nostro figlio.
L’Oasi di Troina è un gioiello fondato da padre Ferlauto, che si occupa di ricovero e cura a carattere scientifico per il ritardo mentale e l’ involuzione cerebrale senile. Per noi è come un faro che un marinaio avvista durante una tempesta, ma ciò che rende unica questa struttura, che ricordiamo essere una eccellenza nazionale, è tutto il suo staff, dalla inserviente al dirigente, personale altamente qualificato che svolge il proprio lavoro con amore e abnegazione. In questi giorni purtroppo è scoppiato un focolaio di covid 19 dentro la struttura che ha coinvolto un centinaio di persone fra pazienti e personale, è una situazione triste ed assai preoccupante. Non nascondiamo una certa paura. Tra il personale impegnato a prestare aiuti ai pazienti più deboli ci sono anche diversi nostri amici ai quali
mandiamo tutta la nostra solidarietà ed incoraggiamento. Siamo sicuri ne usciremo.
Del resto la città di Troina già in passato ha dovuto affrontare e superare prove terribile, ci riferiamo alla battaglia durante il 2* conflitto mondiale tra gli alleati e le forze naziste, che ha raso a suolo buona parte della città. Ciò nonostante i
Troinesi sono riusciti a risollevarsi, ed oggi grazie anche ad una buona e sana politica, capeggiata dal Sindaco Fabio Venezia, è stata proclamata perla dei Nebrodi e borgo tra i più belli d’Italia.
Quanto è dura la vostra quarantena?
Sicuramente le restrizioni che in tutta Italia stiamo osservando sono una prova aspra da affrontare, specie in Sicilia dove la solarità, gli abbracci, i baci e la socializzazione sono alla base del nostro modo di essere. Tuttavia la salute di tutti noi, dipende dalla rigorosa osservanza delle regole.
Purtroppo c’è una minuta presenza di persone che non riesce, o non vuol capire, questo stato di necessità.
A questi vorremmo indirizzare una riflessione: mettetevi nei panni delle famiglie con un diversamente abile, e pensate a quale grado di difficoltà è stata amplificata la vita quotidiana, a quanta sofferenza si prova a dover vietare una banalissima richiesta, quale ad esempio un dondolio sulla altalena in un parco, che per un bimbo autistico può rappresentare tutto. Riflettete!
Raccontateci della vostra routine in questo periodo?
Non è facile. l’elemento giornaliero principale è tenere occupato nostro figlio. Qui ci viene in aiuto la sua atavica voglia di sperimentare in cucina. È la sua passione! Non passa giorno che non prepariamo qualche piatto succulento. A questo integriamo lo svolgimento delle attività di autonomia domestica e sprazzi di creatività: disegnare, colorare collage, oppure ascoltando musica. Certo speriamo in un aggiustamento dei DPCM che conferisca una piccola distrazione fuori dalle mura domestiche, con tutti gli accorgimenti di rito, quali una passeggiata o un giretto in auto.
Cosa farete quanto tutto questo sarà passato?
Le cose più banali, ma che ad oggi sono un miraggio: ritornare ad abbracciarci correre, andare in chiesa, poter trascorrere una intera giornata in un luogo affollatissimo quale un centro commerciale.