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Sicilia, picco di virus respiratori nei più piccoli e pronto soccorso saturi

Il punto della situazione con la professoressa Claudia Colomba, primaria al reparto di Malattie infettive al Di Cristina di Palermo

I punti di primo accesso pediatrico in Sicilia sono saturi. L’indice medio di sovraffollamento, nelle ultime settimane, é di oltre il 200%.
La causa principale dell’arrivo in Pronto Soccorso é il sintomo respiratorio avuto in bimbi piccolissimi. Neonati sotto i sei mesi di vita, che arrivano in ospedale con un quadro clinico di febbre, tosse costrittiva, vomito, inappetenza. Nella maggior parte dei casi la diagnosi é quella di virus respiratorio sinciziale, causa della comune bronchiolite.
Abbiamo intervistato la professoressa Claudia Colomba, pediatra, infettivologa e primaria al reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Dei Bambini – Di Cristina di Palermo.

La professoressa Claudia Colomba

Quale il punto della situazione nel vostro ospedale?

Da settimane registriamo un pienone di ricoveri, difatti il reparto é al completo. Si tratta per lo più di neonati, nei quali verifichiamo il virus respiratorio sinciziale, causa di una patologia diffusa nella primissima infanzia, ma che non va mai presa sottogamba, onde evitare complicazioni. In alcuni casi é stato necessario trattare i bimbi con ossigenoterapia ad alti flussi, affiancando la stessa alla terapia antibiotica, se vi sono le complicanze batteriche. Fortunatamente i piccoli stanno rispondendo bene.

Professoressa, cos’è la cosiddetta bronchiolite?

Il nome scientifico é, come detto, virus respiratorio sinciziale causa di un’infiammazione della mucosa bronchiale. Non è di per sé una condizione grave, purché sia diagnosticata tempestivamente. Occhio quindi alla maniera di respirare del vostro piccino. Se, durante il sonno, i movimenti dell’addome del piccolo sono vistosi, se il bimbo ha tosse persistente occorre rivolgersi prontamente al medico. La cura, nella maggior parte dei casi  (sempre ovviamente a discrezione del pediatra) può essere eseguita a casa: antipiretici in caso di febbre sopra i 38, 5 (salvo altra indicazione del medico), eventualmente sì anche all’aerosol con soluzione ipertonica e se il pediatra lo ritiene opportuno si provvederà anche alla terapia antibiotica e/o cortisonica.

E la bronchite?

Diverso è il caso in cui il medico, all’auscultazione e all’esame obiettivo del piccolo, dovesse arrivare alla diagnosi di bronchite.
La bronchite acuta nei bambini è l’infiammazione con edema e irritazione delle vie respiratorie. Questa irritazione solitamente causa tosse, difficoltà a respirare, vomito, inappetenza e febbre. La forma acuta dura in media 2 – 3 settimane. La causa più frequente è un’infezione virale, ma può essere anche di natura batterica o asmatica/allergica.

Qualora i sintomi e la visita medica, facessero pensare a una condizione di bronchite batterica, sarà cura del medico prescrivere l’antibiotico ed eventualmente anche il cortisone, abbinato alle sedute di aerosol. Qualora, invece, il medico propendesse per l’ipotesi di una bronchite virale o asmatica, la cura prevista è cortisonica, abbinata all’aerosolterapia, in caso di febbre ok all’antipiretico. Sarà comunque discrezione del pediatra, che ben conosce la storia medica del pazientino, di prescrivere la terapia più idonea.

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Perché una diffusione così alta di virus respiratori nei più piccoli?

La pandemia, con l’uso di dispositivi di protezione personale e di indicazioni al distanziamento, ha tenuto lontani per un paio di stagioni i virus influenzali comuni, con il risultato che oggi circolano virus più aggressivi, che attaccano dei sistemi immunitari poco allenati, soprattutto nel caso dei piccoli. Fortunatamente si tratta comunque di virus conosciuti, per i quali abbiamo a disposizione vaccini e terapie molto efficaci.

Quali le sue raccomandazioni?

Anzitutto dico ai genitori che in Pronto soccorso é bene accedere se il piccolo ha un quadro clinico che lo richiede. Non si deve correre in ospedale alla comparsa di febbre e di qualche colpo di tosse, questo per evitare di intasare i punti di primo accesso, a svantaggio di chi ne ha realmente bisogno e perché portare un neonato in ambiente ospedaliero, se non é strettamente necessario, lo espone al rischio di contrarre altri virus. Contattare sempre il pediatra di libera scelta e seguire le sue indicazioni. La corsa in ospedale va fatta se ci rendiamo conto che il nostro bimbo ha una condizione di sofferenza tale da meritare un intervento urgente.

I virus influenzali non devono comunque terrorizzarci, é naturale che i nostri bimbi li incontrino nel corso della loro infanzia. In questo momento di picco é bene tutelare i piccolissimi, evitando i luoghi chiusi e affollati. Nei neonati un’arma potente di difesa é l’allattamento al seno. Nei più grandicelli un’alimentazione sana, che preveda quotidianamente la frutta e le verdure di stagione. Fa benissimo anche l’attività fisica regolare e, tutte le volte che é possibile, la vita all’aria aperta, sfatando il mito che in inverno si debba stare chiusi in casa per evitare i malanni.

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