La retinopatia pediatrica è una patologia che colpisce prevalentemente i bimbi prematuri, non a caso la sigla per identificarla è Rop (retinopathy of prematurity). Si tratta di una malattia che, se non diagnosticata e trattata per tempo, può avere delle conseguenze molto gravi per la vista del bambino.
La prima diagnosi in Italia è stata fatta negli anni ’50 e da allora tanti sono stati i passi fatti dalla ricerca, sebbene, purtroppo, non tutti i reparti di neonatologia italiani dispongano di medici e strumenti per curare la Rop. Un dato che deve fare riflettere, se consideriamo che quasi il 20% dei nuovi nati ogni anno in Italia è prematuro e che, attualmente, vi sono in Italia ben 900 bambini con diagnosi di Rop.
Al sud Italia i centri di riferimento sono solo due: l’ospedale Arnas Civico di Palermo e il Policlinico di Catania.
Sul tema della Rop, abbiamo intervistato il professore Marcello Vitaliti, neonatologo e primario dell’Utin e il dottore Gregorio Lo Giudice, oculista, entrambi medici dell’Arnas Civico di Palermo.
Professore Vitaliti, ci spieghi perché la Rop colpisce i prematuri
Nel neonato la completa vascolarizzazione della retina avviene a 46 settimane, quindi dopo che il piccolo è venuto alla luce e verosimilmente a partire dalla seconda settimana di vita fuori dall’utero. Durante la vita fetale i vasi sanguigni, che nutrono la retina, si sviluppano in senso centrifugo, dal nervo ottico centrale alla periferia e terminano questo sviluppo poco dopo la nascita. Questa è la normale maturazione retinica nei neonati che nascono a termine. Nel prematuro, invece, tale processo dovrebbe andare a compimento del suo sviluppo, che avviene però fuori dall’utero. Nei prematuri è necessario sovente l’uso di ossigenoterapia, per coadiuvare una respirazione ancora immatura. Proprio l’ossigenoterapia può inibire la corretta maturazione della retina, favorendo un’eccessiva produzione di un fattore vascolare di crescita (VEGF), che dà come risultato la formazione di vasi e di un tessuto anomali, al limite tra retina matura e immatura. La proliferazione di tale tessuto determina una trazione sulla retina che, se non trattata, può portare al suo distacco. Nel corso degli anni, la ricerca medica ha anche verificato che non è solo l’ossigenoterapia a causare la Rop, ma anche alcune infezioni sostenute da funghi, che il piccolo contrae nel grembo materno o anche le cosiddette infezioni ospedaliere.
Al di là delle cause, occorre però la tempestività di azione per arginare il problema. Non tutti i reparti di neonatologia possono curare le rop e ciò sottopone i piccolissimi, se è il caso, a difficoltosi trasferimenti nei centri deputati alle cure.
Dottore Lo Giudice, lei è uno dei pochi oculisti italiani, che si occupa di trattamento della Rop. Andiamo per gradi, come la diagnosticate?
La diagnosi tempestiva è fondamentale per evitare le conseguenze più grave della Rop, difetti assai importanti della vista o addirittura la cecità. Vanno sottoposti a visita oculistica tutti i nati prematuri entro le 32 settimane post-concezionali e al disotto di 1500 g di peso alla nascita. Su richiesta del pediatra – neonatologo, la prima visita viene eseguita da un oculista specializzato in Rop, che deciderà il da farsi. Generalmente, a una prima visita, ne seguono delle altre, perché fortunatamente la maggior parte delle retinopatie vanno incontro a guarigione senza necessitare di terapia. Ciò vuol dire che la retina, superato il periodo di arresto o rallentamento della sua vascolarizzazione, è andata incontro spontaneamente a un processo di maturazione completo senza complicazioni patologiche. L’oculista avrà il compito di monitorare il piccolo con frequenza e se è necessario di provvedere alle cure. Generalmente si fanno dei controlli per quindici giorni, a intervalli regolari, a partire dalla prima visita.
Quali le terapie a disposizione per la cura della Rop?
Oggi abbiamo a disposizione due metodi di trattamento: il laser e la puntura intra-vitreale.
La funzione del laser è quella di distruggere la retina periferica non matura, poiché è da essa che giunge lo stimolo, attraverso la produzione di fattore vascolare di crescita (VEGF), alla progressione della retinopatia del prematuro. Il laser è un metodo “amputativo”, che ha un’altissima percentuale di riuscita, poiché, di fatto, elimina la parte malata. Di tipo conservativo è invece l’iniezione all’interno del bulbo oculare (iniezione intra-vitreale) di un farmaco, che antagonizza il fattore vascolare di crescita (VEGF). La neutralizzazione di tale sostanza infatti inibisce l’evoluzione della cresta permettendo alla retina di progredire nella sua normale vascolarizzazione verso la periferia. Semmai, dopo l’iniezione e nella lunga percorrenza, dovessero ripresentarsi segnali di retinopatia, si può eseguire il trattamento laser.
La scelta di quale terapia utilizzare è dell’oculista, che si baserà sulla storia del paziente e sul grado di retinopatia.
Si tratta di due metodi ampiamente collaudati, efficaci e sicuri.
Il piccolo durante le procedure, che sono entrambe molto veloci, non soffre, poiché gli è praticata una leggera anestesia.
Quale la prognosi nel lungo tempo?
Dottore Lo Giudice: La prognosi visiva della retinopatia del prematuro, che si è risolta spontaneamente, è buona, così come quella trattata con laser o con farmaco anti fattore vascolare di crescita (antiVEGF). Questi bimbi hanno però un rischio maggiore di sviluppare deficit visivi quali miopia, strabismo, nistagmo.
Dottore Vitaliti: Va precisato che è fondamentale la tempestività. Come detto, non i tutti i reparti di neonatologia sono attrezzati per la diagnosi e la cura della Rop e ciò fa sì che, se la retinopatia non viene diagnosticata e trattata adeguatamente e per tempo, può avere conseguenze anche molto gravi per la vista del bambino.
Dottore Lo Giudice: Mi pare opportuno precisare che l’attività di prevenzione e di trattamento della ROP è il frutto di lavoro più che trentennale di un gruppo costituito dal dottore Antonino Pioppo e dal dottore Angelo Trapani e da me.
L’esperienza maturata nel campo ci permette oggi di affrontare con serenità una patologia come la ROP con standard qualitativi identici ai migliori centro di eccellenza.”