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L’acetone in età pediatrica: una condizione frequente e delicata

Come affrontare la chetosi pediatrica ed evitare pericolosi rischi

Cara Dottoressa,
il mio bambino è stato ricoverato spesso per il cosiddetto “acetone”. Di cosa si tratta di preciso? E’ sempre necessario il ricovero? Cosa si può fare per prevenirlo?
Grazie,
Teresa

Cara Teresa,
con il termine “acetone” è volgarmente indicata una condizione molto frequente in età pediatrica, ovvero la chetosi ipoglicemica.

Si tratta di una condizione dismetabolica

Si instaura nel momento in cui l’organismo del bambino rileva una carenza di zuccheri da utilizzare per produrre energia.
Come sappiamo, i carboidrati rappresentano la principale fonte energetica utilizzata dal nostro organismo e, in particolare, dal sistema nervoso centrale (cervello) e dai muscoli; i glucidi vengono assunti con la dieta, ma sono rilasciati anche mediante reazioni biochimiche dalle riserve presenti all’interno del nostro organismo.
Quando in un bambino si instaura la chetosi significa che vi è una carenza di carboidrati utilizzabili e, per tale motivo, si attiva il metabolismo dei grassi che porta alla produzione dei cosiddetti “corpi chetonici”, ovvero acido beta-idrossibutirrico, acido aceto-acetico e acetone.
I primi due corpi chetonici sono emessi attraverso le urine, mentre l’acetone è un composto volatile che viene emesso attraverso l’apparato respiratorio, conferendo all’alito del bambino un odore caratteristico di frutta matura, facilmente identificabile anche dai genitori.
La produzione dei corpi chetonici entro un certo limite non comporta sintomatologia ed è tollerata dall’organismo; i sintomi e i segni della chetosi compaiono nel momento in cui la quantità in circolo aumenta oltre una determinata soglia.

La chetosi è tipica del bambino

Si tratta di una condizione transitoria e trattabile con completa risoluzione.
Esiste una predisposizione personale all’instaurarsi di “acetone” e il presentarsi di tale condizione si riduce con la crescita, fino a scomparire in età puberale.

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Quali sono le cause più frequenti che favoriscono l’insorgenza di chetosi?

  • digiuno (specie se prolungato), che favorisce la riduzione dei glucidi utilizzabili come fonte energetica
  • febbre, condizione che classicamente determina un aumento delle richieste energetiche (occorre energia affinchè si realizzi un aumento della temperatura corporea)
  • vomito ripetuto, con conseguente scarsa alimentazione
  • alimentazione errata, con maggiore consumo di cibi grassi a scapito dei carboidrati.

I segni e i sintomi di chetosi sono i seguenti:

  •  malessere generale
  • inappetenza
  • vomito
  • dolore addominale (talvolta talmente intenso da simulare clinicamente una condizione nota come “addome acuto”)
  • mal di testa
  • lingua asciutta e patinosa
  • alito acetonemico
  • sonnolenza e iporeattività

Nei casi più gravi e non prontamente riconosciuti la chetosi può condurre al coma.

Il vomito può essere sia la causa della chetosi che una conseguenza della stessa e ciò potrebbe instaurare un circolo vizioso, che dobbiamo interrompere per correggere l’alterazione metabolica.

Cosa bisogna attenzionare? Occhio alla disidratazione!

Il vomito, la perdita di appetito e anche la febbre determinano una perdita di liquidi, che è più espressa nei bambini rispetto agli adulti e tanto più se si tratta di bambini molto piccoli.
Per tale motivo occorre fare attenzione alla presenza dei segni e sintomi indicativi di disidratazione, ovvero labbra asciutte, lingua asciutta, occhi alonati, iporeattività, tachicardia (aumento dei battiti cardiaci).

Capire che il vostro bambino ha una chetosi è semplice soprattutto se ben informati e istruiti.
In presenza dei segni e sintomi sopra-descritti è possibile confermare il sospetto a domicilio valutando un campione di urine attraverso il cosiddetto “multistick” o “ketostick”.
Si tratta di un test di facile esecuzione acquistabile in farmacia: basta immergere la striscetta in un bicchiere contenente un campione fresco di urine e attendere che avvenga la colorazione da confrontare con una scala colorimetrica molto intuitiva fornita dal test stesso. In genere tanto più intenso è il colore ottenuto e maggiore è la quantità di corpi chetonici presenti nelle urine.

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CONSIGLI:

  1. Evitare il digiuno prolungato, specie in presenza di febbre
  2. Cercare di identificare precocemente la chetosi e intraprendere un’adeguata idratazione per bocca utilizzando le soluzioni reidratanti orali pediatriche. Le soluzioni reidratanti orali hanno un’adeguata composizione di glucidi e di sali minerali e contrastano sia la chetosi che la disidratazione. Se il bambino riesce ad alimentarsi prediligere i carboidrati (pane, pasta, patate, farinacei). Utili anche i succhi di frutta.
  3. In presenza di vomito ripetuto, evitare di non alimentare il bambino per troppo tempo, in quanto ciò favorirebbe la chetosi stessa. Cercare, per quanto possibile, di bloccare il vomito a domicilio, somministrando liquidi a piccoli sorsi e/o eventualmente attraverso l’uso di integratori pediatrici a base di zenzero.
  4. Se c’è vomito ripetuto e comparsa di segni di disidratazione, con reidratazione per bocca fallimentare, rivolgersi prontamente al Pronto Soccorso Pediatrico, poichè potrebbe essere necessario intraprendere una reidratazione per via endovenosa.
  5. Per indurre una riduzione della chetosi fino a completa risoluzione, prediligere una dieta ricca di carboidrati, ovvero pane, pasta, patate e altri farinacei ed evitare i grassi (burro, insaccati, fritture, merendine).
  6. Non somministrare autonomamente farmaci procinetici contro il vomito, opzione che deve avvenire dietro supervisione medica.
  7. Fare visitare il bambino al Pediatra se chetosi ricorrenti senza apparenti cause scatenanti tra quelle elencate, per eventuali approfondimenti.

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