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Il rancore per un papà assente è legittimo, ma non va coltivato

Le dinamiche che legano un figlio a un padre assente sono molteplici e sfumate, scopriamole con l'aiuto dell'esperta

Il tema dell’assenza, nella relazione genitori-figli, è complesso e delicato. La mancanza della figura paterna, nello specifico, sia in seno fisico (dovuta ad esempio a morte o abbandono), o intesa come carenza nelle capacità genitoriali, dal punto di vista psicologico, può offuscare la reale percezione che il bambino costruisce di se stesso e rallentare, oppure ostacolare forza emotiva, fiducia ed autostima.

Un padre presente e possente

L’idea emotiva che si ha del padre è quella di un essere tanto possente quanto protettivo, le sue parole profumano di mondo, le sue braccia contengono la sofferenza, il suo sguardo infonde sapienza, le sue mani generano amore, il suo sorriso dona ricompense ed il suo cuore promuove la speranza. Il ruolo del padre, quindi, è legato allo sviluppo cognitivo ed emotivo.

L’assenza del padre

L’assenza del padre rappresenta indubbiamente un vuoto profondo. In questi casi l’importanza del contesto nell’arginare o riempire questo vuoto è fondamentale. Nessuno si può sostituire ad un padre, ma molti possono agevolare la costruzione di quel “senso di vita” necessario al bambino per trovare le giuste spiegazioni per una ingiusta assenza.

Il compito della mamma

Alle mamme resta il compito di risolvere le sfide del bambino e risollevarlo dalle sconfitte, dando prova non solo dell’amore sconfinato ma, anche e soprattutto, della forza istintuale presente dentro ognuna ed attiva ogni volta con grinta ed impeto sempre rinnovabili ed inesauribili. Le ferite emotive guariscono lentamente. Per vedere in modo corretto la realtà occorre comprensione di ciò che è stato, ma trovare risposte alle domande non basta. Bisogna fare un passo indietro. Per avere giuste risposte bisogna formulare giuste domande. Il rancore si espande e si allaccia a ricordi vivi percepiti sempre come attuali e presenti e non consente di trasformare la rabbia e l’odio in sentimenti creativi e maturi. Il rancore è legittimo provarlo, ma non è saggio coltivarlo.

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