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Home » Covid Sicilia, curva non scende, infettivologo Cascio: zona rossa non rispettata, servono più controlli

Covid Sicilia, curva non scende, infettivologo Cascio: zona rossa non rispettata, servono più controlli

  • Maristella Panepinto
  • Gennaio 23, 2021
  • Coronavirus

Il punto della situazione Covid Sicilia con il professore Antonio Cascio, primario al Policlinico di Palermo

L’indice Rt cala nella penisola, ma non in Sicilia. Mentre ieri in Italia la media di indice di contagiosità si è attestata allo 0,90%, in quattro regioni, compresa la Sicilia (le altre sono Umbria, Sardegna e provincia autonoma di Bolzano) il dato è sopra l’1%.
Rischio alto, questa, in soldoni, la traduzione di grafici e numeri.

L’Isola, inoltre, sarà l’unica regione a rimanere rossa anche la prossima settimana, con il Governatore Nello Musumeci, che paventa addirittura un lockdown generale, nello stile di quello della primavera scorsa.

Numeri alti, che non sono mai scesi sotto la quota di 1250 nuovi positivi in un solo giorno. Dati che si traducono in un’evidente pressione sanitaria. Reparti pieni (al Policlinico tutti occupati anche i nuovi dodici posti Covid inaugurati appena una decina di giorni fa), focolai all’interno delle strutture ospedaliere, con conseguenti gravi disagi per tutto il comparto medico non Covid (al Civico vi sono stati focolai nei reparti di Cardiologia e di Medicina d’urgenza, al Buccheri La Ferla in quello di Chirurgia) e un piano di potenziamento dei posti letto che però è ancora in stallo.

A Palermo le continue ambulanze a sirene spiegate fanno percepire sicuramente l’allerta, ma il clima generale non è esattamente quello da zona rossa. Di gente per strada se ne incontra e parecchia, e nei nodi commerciali nevralgici della città non mancano gli ingorghi, le auto in doppia e tripla fila e le code senza distanziamento alle casse dei supermercati.

Abbiamo chiesto di fare il punto della situazione al professore Antonio Cascio, infettivologo, primario e docente alla facoltà di Medicina di Palermo.

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Professore, zona rossa ma senza riduzione dei contagi, che succede?

Personalmente non vedo di buon occhio la zona rossa, non intesa in questa maniera. La gente si muove. Se ne vede parecchia per strada e nei negozi. Il traffico non si è ridotto, a dimostrazione che la circolazione delle persone è sempre alta. Quindi a cosa serve istituire una zona rossa se non a penalizzare talune categorie di commercianti ed ancora quelle numerose classi di studenti in Dad?

Quale la soluzione auspicabile?

Meno divieti, ma sicuramente più controlli. A questo punto aprirei tutte le scuole ed anche bar e ristoranti, ma potenzierei capillarmente i controlli. Non esagero se dico che davanti alle scuole dovrebbe esserci l’esercito, così come nelle strade della movida. Che senso ha una zona rossa che non risolve il problema contagi e che penalizza pesantemente solo talune categorie? Ritengo che seguendo le regole di distanziamento ed evitando gli assembramenti (ad esempio davanti alle scuole o in prossimità dei locali), si potrà ricominciare una vita normale. Del resto è sotto gli occhi che, malgrado le restrizioni, la gente si assembra ugualmente. Servono più controlli.

Eppure le poche settimane di zona gialla, con i locali aperti e la possibilità di vedere parenti e amici, sono state preludio del forte aumento di contagi?

Sicuramente occorre, e lo ripetiamo da mesi, avere buon senso individuale. Comprendere che se per primi non rispettiamo le regole di contenimento del virus, non ne verremo fuori. Il Covid ha una capacità di contagio alta e veloce, quindi é facile beccarlo e succede appunto quando ci si aggrega e lo si fa senza dispositivi di protezione. É un momento difficile, dobbiamo fare dei sacrifici. Ovviamente il buon senso deve essere anche dei titolari delle attività commerciali, che per evitare chiusure, devono rispettare le regole di distanziamento: meno tavoli, ingressi contingentati. Ribadisco inoltre che servono più controlli.

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La speranza nel vaccino oggi si scontra con una serie di dubbi. Troppi sanitari contagiati anche dopo la somministrazione, perché?

Dobbiamo chiarire un punto fondamentale: l’immunità si sviluppa dopo una settimana dalla seconda dose. Quindi se io sanitario, dopo la prima inoculazione, risulto positivo non è colpa del vaccino. Posso aver contratto il virus prima o poco dopo la somministrazione del siero. Posso anche essere contagioso, ma non per via del vaccino, quanto perché non ho maturato ancora la risposta anticorpale e sono quindi esposto, come tutti, al contagio. Abbiamo anche ribadito che, seppure vaccinati, é bene usare le mascherine per evitare che particelle di virus, che possono depositarsi ad esempio nelle mucose nasali, possano a loro volta contagiare altre persone. Voglio ribadirlo: il vaccino é sicuro ed é la strada per uscire dal virus.

È da sciogliere il nodo delle dosi ridotte. In alcune rsa di Palermo è stato comunicato che ci saranno ritardi nella somministrazione

In Sicilia, la campagna vaccinale era partita con il turbo, oggi é rallentata per via della diminuzione delle dosi distribuite dalla Pfizer. É in arrivo il vaccino Moderna, quindi auspichiamo una ripresa del ritmo, così da coprire anzitutto le fasce rischio. Le dico però che noi sanitari stiamo ricevendo regolarmente la seconda dose.

Chi ha fatto una prima dose Pfizer, può fare la seconda con Moderna?

In linea di principio è bene continuare con lo stesso vaccino, sebbene scientificamente è ammissibile fare il richiamo con il vaccino di un’altra casa.

Lei ha promosso un sondaggio sui possibili effetti collaterali del vaccino, come sta andando?

Ho promosso un sondaggio, al quale si potrà partecipare in modo anonimo cliccando al seguente link

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https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSei31wxqr1p9Qc1vIpqKfzeihSa4Z_YxGIFuMa4p-yNsk0Ccg/viewform

Ad oggi abbiamo avuto circa 1000 risposte, in prevalenza di donne. É ancora presto per tirare le somme, anche perché il panel é attualmente costituito da poche persone. Possiamo comunque già confermare che non sono stati segnalati effetti gravi, ma solo comuni: dolore nella sede di inoculazione e senso di stanchezza, che si risolve nel giro di poco. Partecipare al sondaggio credo sia utile e importante: per dirimere dubbi e per fornire informazioni utili su un vaccino nuovo e da tanti temuto, ma in maniera ingiustificata.

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Maristella Panepinto

Maristella Panepinto

Sono Maristella, mamma, moglie e giornalista professionista. Da piccola volevo diventare Jo March di Piccole donne. Lavoro nel mondo del giornalismo da quando avevo 18 anni. La scrittura è una passione cresciuta con me e che oggi coniugo con il “mestiere” di mamma. Amo i posti alti, viaggiare, leggere, i film di Verdone, i libri di Gabo ed i cani, su tutti le mie due labrador Dafne e Palù. Ho da tempo 25 anni periodici.
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